07 Luglio 2025
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USA: padovano amb. Ambrosetti verso l'ambasciata di Washington DC

25-05-2025 12:32 - Ambasciate
GD – Roma, 25 ma. 25 – Potrebbe essere il padovano Massimo Ambrosetti, attualmente diplomatico italiano a Pechino, il candidato a sostituire l'amb. Mariangela Zappia, nella prestigiosa sede diplomatica di Washington DC, la più importante tra le rappresentanze italiane all'estero. Zappia, che in precedenza era stata a capo della rappresentanza italiana all'ONU a New York, è ormai da mesi in proroga a capo del moderno palazzo di Whitehaven Street 3000 NW, la via delle ambasciate, trattenuta per attendere che si completasse l'insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca. E a giugno scadrà la sua proroga e andrà in pensione.
Così la corsa per il prossimo ambasciatore italiano a Washington DC è entrata nel vivo. In testa alla lista c'è Massimo Ambrosetti, attuale ambasciatore a Pechino. A parte l'attuale prestigiosa sede da lui gestita, il suo profilo è considerato adatto per una sintesi tra competenza tecnica, esperienza internazionale e sensibilità politica. E pare che sia di gradimento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sia della premier, Giorgia Meloni.
A Pechino dal maggio 2023, Ambrosetti ricopre un incarico strategico, culminato nella visita di Meloni a Pechino nel luglio 2024, in cui l'Italia ha ufficialmente voltato pagina sulla Via della Seta per firmare un nuovo partenariato con la Repubblica Popolare. Un passaggio che ha rinsaldato i legami tra la premier e il diplomatico veneto.
Ambrosetti è un esperto conoscitore della Cina e delle dinamiche internazionali. Laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche Internazionali all'Università di Padova, è entrato in carriera diplomatica nel 1991 cominciando proprio dall'Ufficio Asia della Farnesina. Dal 1994 al 1999 ha lavorato nell'ambasciata italiana a Pechino, esperienza che ha segnato l'avvio di un lungo percorso negli scacchieri più delicati della diplomazia italiana nel mondo. Tra il 2006 e il 2010 è stato a Washington DC come primo consigliere, seguendo anche le relazioni strategiche tra Stati Uniti e Cina. Ha guidato anche la Direzione per gli Affari Strategici Internazionali dell'Agenzia per la Cyber Sicurezza Nazionale, insomma un altro punto che potrebbe risultargli favorevole data la crescente tensione tra USA e Cina anche sul fronte tecnologico e digitale.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e le fibrillazioni che le sue decisioni hanno innescato nello scacchiere internazionale rendono la nomina del nuovo ambasciatore italiano a Washington DC una scelta pregna di implicazioni politiche. Servono equilibrio, preparazione e un bagaglio diplomatico robusto. Ambrosetti ha alle spalle studi di alto livello: master a Cambridge e Oxford, dottorati a Georgetown e Cambridge, sempre con focus sulla Cina contemporanea e sul suo ruolo nel sistema globale. Parla fluentemente inglese, francese e spagnolo.
Tra l'altro andrebbe ad abitare in una residenza storica e prestigiosa, con un immenso parco verde nel cuore di Rock Creek Park: Villa Florence. Nel 1941 la villa fu venduta al colonnello Robert Guggenheim e a sua moglie Polly. Appassionato d’arte italiana, ribattezzò la residenza con il nome della madre, Florence. Nel 1976 Polly Guggenheim-Logan vende la proprietà al Governo Italiano e da allora è considerata una tra le più prestigiose residenze diplomatiche nella capitale federale USA, ambito punto di incontro per eventi di alto livello.
Nella classifica dei papabili per Washington DC ci sono altri diplomatici, ma meno quotati nel toto-nomine che si fa alla Farnesina e dintorni. Mentre il nome di Ambrosetti rimane quello più solido, si parla anche di Mario Vattani, figlio d'arte ed attuale commissario all'Expo di Osaka, con lunghe frequentazioni e competenze professionali diplomatiche in Giappone. Per cui potrebbe andare come ambasciatore proprio a Tokyo a prendere il posto di Gianluigi Benedetti, che termina per fine mandato.
Altro potenziale candidato potrebbe essere Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, ma al di là dei molti apprezzamenti che riscuote avrebbe il limite di non essere ancora ambasciatore di grado, titolo necessario per andare nell'ambasciata di Washington DC. Insomma, una conditio sine qua non.
Ma si parla pure di Giuseppe Manzo, ora consigliere diplomatico del ministro dell'Ambiente, dicastero dove arrivò con il ministro Roberto Cingolani. Per lui sarebbe un ritorno nella capitale sul Potomac essendo già stato là diversi anni fa come capo ufficio stampa dell'ambasciata, da dove è poi andato a Buenos Aires come ambasciatore. È in diplomazia da 28 anni, molti trascorsi tra Stati Uniti e i Balcani. All'estero ha servito anche a Tirana, due volte a Washington e a New York all'ONU.
Infine, una ipotesi nel paniere dei candidati vede anche Marco Peronaci, attualmente rappresentanti diplomatico italiano alla NATO a Bruxelles. In alternativa a Washington, potrebbe tornare a Roma per dirigere gli Affari Politici della Farnesina.


Fonte: Redazione
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