Vincent Grange e “The House of Dorothy” a Istituto Svizzero Milano
16-04-2025 11:32 - Arte, cultura, turismo

GD - Milano, 16 apr. 25 - L'Istituto Svizzero inaugura il suo programma a Milano con “The House of Dorothy”, la prima mostra personale in Italia dell'artista Vincent Grange (nato a Ginevra nel 1997, vive e lavora a Ginevra).
Fonte: Carlo Franza
Grange presenta un'installazione architettonica progettata per gli spazi dell'Istituto Svizzero in Via del Vecchio Politecnico 3 a Milano, visitabile fino al 3 luglio 2025.
Il titolo del progetto prende spunto dall'espressione “friends of Dorothy”, un codice utilizzato dalla comunità gay – e successivamente LGBTQIA+ – negli Stati Uniti a partire dagli anni Cinquanta per riconoscersi, sfuggendo alla persecuzione dell'omosessualità. La definizione era così diffusa che negli anni Ottanta il Naval Investigative Service fece partire una lunga quanto inutile indagine per trovare Dorothy, nella convinzione che fosse una persona realmente esistente.
All'incrocio tra design dello spazio e storia queer, “The House of Dorothy” ricostruisce la casa di questa figura immaginaria, il cui nome era probabilmente un omaggio al personaggio interpretato da Judy Garland ne Il mago di Oz (1939). Le diverse stanze raccontano la vita di Dorothy, rendendo omaggio, allo stesso tempo, a una serie di luoghi storicamente legati alla comunità LGBTQIA+. Da club diventati leggendari ai luoghi di cruising delle città, da abitazioni storicamente esistite a riferimenti cinematografici, la casa di Dorothy attraversa epoche e geografie per raccogliere spazi simbolici e reali che sono stati luoghi sicuri per la comunità queer.
Nella casa, la memoria di storie di oppressione si alterna e sovrappone all'esperienza gioiosa della lotta condivisa. Il progetto si pone in continuità con una prassi radicata nella storia dei movimenti LGBTQIA+: riappropriarsi, in un'ottica emancipatoria, di termini e narrazioni nati dalla discriminazione.
Il titolo del progetto prende spunto dall'espressione “friends of Dorothy”, un codice utilizzato dalla comunità gay – e successivamente LGBTQIA+ – negli Stati Uniti a partire dagli anni Cinquanta per riconoscersi, sfuggendo alla persecuzione dell'omosessualità. La definizione era così diffusa che negli anni Ottanta il Naval Investigative Service fece partire una lunga quanto inutile indagine per trovare Dorothy, nella convinzione che fosse una persona realmente esistente.
All'incrocio tra design dello spazio e storia queer, “The House of Dorothy” ricostruisce la casa di questa figura immaginaria, il cui nome era probabilmente un omaggio al personaggio interpretato da Judy Garland ne Il mago di Oz (1939). Le diverse stanze raccontano la vita di Dorothy, rendendo omaggio, allo stesso tempo, a una serie di luoghi storicamente legati alla comunità LGBTQIA+. Da club diventati leggendari ai luoghi di cruising delle città, da abitazioni storicamente esistite a riferimenti cinematografici, la casa di Dorothy attraversa epoche e geografie per raccogliere spazi simbolici e reali che sono stati luoghi sicuri per la comunità queer.
Nella casa, la memoria di storie di oppressione si alterna e sovrappone all'esperienza gioiosa della lotta condivisa. Il progetto si pone in continuità con una prassi radicata nella storia dei movimenti LGBTQIA+: riappropriarsi, in un'ottica emancipatoria, di termini e narrazioni nati dalla discriminazione.
Le architetture, gli oggetti e le presenze della casa interrogano le mitologie contemporanee come quelle passate, facendo riaffiorare storie soppresse e riaffermando con forza l'importanza di non dimenticarle, riabitandole insieme.
Il titolo rimanda anche al concetto di “house” nella ballroom culture, dove le famiglie scelte, guidate da una “madre” o un “padre”, offrono un senso di appartenenza e sostegno allə loro “figliə”, che spesso sono statə allontanatə dalle loro famiglie biologiche. “The House of Dorothy” diventa così uno spazio per la comunità, che onora le genealogie queer presenti e passate, offrendogli dimora.
Biografia. Vincent Grange (1997, nato a Ginevra, vive e lavora a Ginevra) esplora e sfida le convenzioni della società eteronormativa attraverso la creazione di realtà alternative. Il suo lavoro, che comprende architetture, artefatti e macchine uniche nel loro genere, invita il pubblico a confrontarsi con ogni scelta progettuale e a interpretarla, svelando le narrazioni spesso assurde che intreccia. Dopo aver ottenuto il Master in Spazio e Comunicazione all'HEAD Genève, Grange ha co-fondato il Collectif Kimera, che gestisce l'Espace Dukat, uno spazio d'arte contemporanea a Ginevra. Inoltre, ha co-fondato Souplex Atelier con il suo collega e amico Tanguy Troubat, dove lavora come scenografo e direttore artistico. Nel 2023 ha ricevuto il Déliée grant 2023 du Fonds Cantonal d'Art Contemporain. Nel 2024 ha ricevuto il Kiefer Hablitzel Göhner Prize agli Swiss Art Awards.
Carlo Franza
Storico dell'Arte Moderna e Contemporanea
Il titolo rimanda anche al concetto di “house” nella ballroom culture, dove le famiglie scelte, guidate da una “madre” o un “padre”, offrono un senso di appartenenza e sostegno allə loro “figliə”, che spesso sono statə allontanatə dalle loro famiglie biologiche. “The House of Dorothy” diventa così uno spazio per la comunità, che onora le genealogie queer presenti e passate, offrendogli dimora.
Biografia. Vincent Grange (1997, nato a Ginevra, vive e lavora a Ginevra) esplora e sfida le convenzioni della società eteronormativa attraverso la creazione di realtà alternative. Il suo lavoro, che comprende architetture, artefatti e macchine uniche nel loro genere, invita il pubblico a confrontarsi con ogni scelta progettuale e a interpretarla, svelando le narrazioni spesso assurde che intreccia. Dopo aver ottenuto il Master in Spazio e Comunicazione all'HEAD Genève, Grange ha co-fondato il Collectif Kimera, che gestisce l'Espace Dukat, uno spazio d'arte contemporanea a Ginevra. Inoltre, ha co-fondato Souplex Atelier con il suo collega e amico Tanguy Troubat, dove lavora come scenografo e direttore artistico. Nel 2023 ha ricevuto il Déliée grant 2023 du Fonds Cantonal d'Art Contemporain. Nel 2024 ha ricevuto il Kiefer Hablitzel Göhner Prize agli Swiss Art Awards.
Carlo Franza
Storico dell'Arte Moderna e Contemporanea
Fonte: Carlo Franza