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UNIREC: studio comparativo su tutela del credito in Europa, risultati XII Rapporto

11-05-2022 13:14 - Economia
GD - Roma, 11 mag.22 - Il settore italiano della tutela del credito ha un peso rilevante nell'economia europea: rappresenta circa un quinto (il 22%) delle aziende e del fatturato (il 17%) del settore. Più in particolare, il numero di aziende del comparto è 4 volte più elevato in Italia che in Francia e 3 volte più numeroso rispetto al Regno Unito. Il fatturato generato dalle aziende dell'industry non risulta tuttavia proporzionale al numero di aziende: mentre in Germania il fatturato medio si attesta intorno ai 5,8 milioni di euro, nel Regno Unito scende a 4,65 milioni e in Italia a 1,8 milioni. La media dei ricavi delle aziende di tutela del credito nella UE27 è di 1,56 milioni di euro, quindi superiore rispetto al dato italiano. L'Italia si posiziona al terzo posto in Europa per numero di occupati nell'industry dopo Germania e Spagna.
Le aziende di tutela del credito lavorano in Italia in un contesto più complesso rispetto al resto d'Europa; i maggiori ostacoli derivano da tre fattori: tempistiche più lunghe nel sistema giudiziario italiano (il Disposition Time relativo alle cause civili e commerciali con contenzioso in primo grado è 2,1 volte più lungo in Italia rispetto alla media europea), tasso inferiore di educazione finanziaria e scarsa diffusione di consulenza finanziaria indipendente e gratuita.
La normativa del settore della tutela del credito in Italia è ancora regolata da una norma del 1931 ma potrà essere modificata in seguito al recepimento della direttiva UE “Credit servicers and credit purchasers”. In Italia, a differenza di Germania e Regno Unito, la licenza per operare nel settore è a titolo personale (e non aziendale) mentre in Francia e Spagna, ad oggi, non è richiesta alcuna licenza. Da un punto di vista formale le aziende di tutti Paesi UE hanno accesso alle stesse categorie di dati ma c'è molta disomogeneità su costi e modalità. Infine, l'Italia, tra tutti i Paesi considerati dalla Ricerca The European House Ambrosetti, risulta essere l'unico caso in cui le aziende di tutela del credito sono soggette alla normativa antiriciclaggio.
Il debito in Italia sta assumendo un peso rilevante sull'economia domestica attestandosi a oltre 2 mila miliardi di euro nel 2021 con una crescita del 5,1% rispetto all'anno precedente. Il tasso di indebitamento di famiglie e imprese italiane resta ancora basso nel confronto internazionale ma è in crescita.
Dopo il picco di NPL rilevato nel 2015, emerge uno scenario in controtendenza con crediti deteriorati in diminuzione. Il XII Rapporto Unirec vede, nel 2021, lo stock di crediti affidati per il recupero alle imprese associate raggiungere la cifra record di quasi 160 miliardi di euro, rispetto ai circa 149 miliardi del 2020 ma il trend di crescita degli importi gestiti è dimezzato rispetto al 2020 e si stabilizza intorno al 7%. Forte la frenata rispetto al +30% registrato nel 2019 nel periodo pre-pandemico. In parallelo nel 2021 le performance di recupero su questi crediti sono cresciute molto relativamente al numero di pratiche (passando dal 33% del 2020 al 40% del 2021) mentre sono rimaste stabili all'11% sugli importi. Più in particolare osservando l'evoluzione dei risultati nell'ultimo quinquennio emerge la capacità del settore di mantenere e più recentemente anche di migliorare, il livello di servizio in presenza di una domanda progressivamente crescente con la performance in aumento di circa 1 punto percentuale.
“È in questo scenario ambivalente e in via di evoluzione che entro fine 2023 l'Italia dovrà recepire la Direttiva Europea 'Credit servicers and credit purchasers'. Questa pur essendo verticale sul settore degli NPL va a toccare il comparto eterogeneo e composito delle aziende della tutela del credito ancora oggi regolate dal Regio Decreto del 1931, una normativa, che limita in alcuni aspetti l'operato e lo sviluppo del settore. Si tratta di una occasione importante da cogliere come opportunità di evoluzione per permetter alla nostra industria di diventare ancora più moderna ed efficace, a favore del circolo virtuoso dell'economia, riducendo i tempi di recupero di quasi il 40%”, ha spiegato Francesco Vovk, presidente di Unirec.
“Dal nostro XII rapporto emerge un quadro ambivalente per l'industria, con numeri positivi ma anche elementi di grande criticità e valori medi di marginalità che nascondono situazioni molto diverse e spesso correlate alla dimensione dell'azienda. Le prospettive globali per il 2022 sono incerte e difficili, caratterizzate dal sicuro aumento del costo dell'energia e dalla parziale interruzione nelle catene globali di approvvigionamento che portano a spinte inflazionistiche. Tutti questi fenomeni si ripercuoteranno sulla nostra industria con uno sfasamento temporale che vede un range dai 3 ai 5 anni. I prossimi mesi saranno quindi decisivi per segnare l'andamento del settore”, ha concluso Vovk.
* Focus XII Rapporto Unirec - Secondo il XII rapporto Unirec sono oltre 1.053 le aziende del settore in crescita del 17% rispetto al 2020. Il settore ha un forte livello di concentrazione con le prime 50 aziende che realizzano il 78% del fatturato (era l'81% nel 2019) e le prime 100 aziende che producono l'89% dei ricavi totali (era il 90%).
Sul totale gestito dei 160 miliardi di euro nel 2021 tornano a crescere gli importi dei portafogli gestiti in Conto Terzi (dopo la lieve flessione registrata nel 2020 principalmente in seguito alle moratorie) a 106 miliardi di euro segnando un +5% rispetto a fine 2020. Questi crediti rappresentano circa i due terzi del totale gestito.
Più nel dettaglio, sempre in relazione ai portafogli gestiti in Conto Terzi (C/III), gli importi recuperati si attestano a 11,3 miliardi di euro, segnando un + 7% rispetto al 2020. Da notare che nel 2021 le performance di recupero su questi crediti sono cresciute molto, relativamente al numero di pratiche (passando dal 33% del 2020 al 40% del 2021) mentre sono rimaste stabili all'11% sugli importi.
Nell'arco dell'ultimo triennio (2019-2021) i dati mostrano come i crediti relativi al settore bancario, del leasing e della PA si attestano su valori costanti di recupero (rispettivamente intorno al 6%, 11% e 60%) mentre l'andamento del recupero nel settore utility, commerciale e finanziario è più altalenante (con un range rispettivo dal 13 al 18%, dal 36% al 49% e dal 7% al 18%). Maggiori difficoltà sono emerse nel settore assicurativo dove la performance nel triennio è scesa dal 33% (dato 2019) all'11% (dato 2021).
Per la prima volta nel 2021 i crediti affidati in C/III Cessionario (quando la collection è richiesta da un soggetto terzo rispetto all'originator, ad es. un fondo) raggiungono i 57,3 miliardi di euro e superano gli importi affidati in lavorazione in C/III Originator (quando il committente è la società che ha originato il credito) pari a 48,7 miliardi di euro. Rappresentando quindi l'esistenza di situazioni più complesse e di difficile lavorazione.
La scomposizione dei crediti lavorati in C/III Originator evidenzia un forte calo delle pratiche finanziarie (-14% sugli importi rispetto al 2020). Anche il settore bancario riduce il proprio peso pur mantenendo il primato (44% degli importi affidati rispetto al 55% del 2020). Tali valori hanno evidentemente risentito della minore concessione di prestiti bancari e finanziari occorsa nel periodo della pandemia. In controtendenza invece le pratiche relative al settore utility che segnano una crescita del 20% sul valore affidato.
Per quanto riguarda invece il C/III Cessionario – per cui i tempi di recupero sono più lunghi e le performance meno brillanti dato il maggiore intervallo che intercorre tra l'insolvenza e il periodo di recupero - quasi la metà delle pratiche a livello di numero è relativo al settore Utility e Tlc mentre il 64% degli importi riguarda pratiche del settore bancario (in crescita del 55% rispetto al 2020).
Tra i dati emerge anche come il ticket medio del Conto Terzi sia sceso nel 2021 di circa 50 euro attestandosi a 2643 euro. Rimane invece costante la proporzione tra pratiche B2B e B2C con le prime che superano il 50% dell'affidato.
Per quanto riguarda invece i portafogli in Conto Proprio (in cui l'impresa stessa è proprietaria del credito) la percentuale di attività definite, per cui è stato raggiunto un accordo di rientro con il debitore, è scesa al 4,9% rispetto al 5,5% dello scorso anno. In particolare, in questo comparto il ticket medio è raddoppiato rispetto al 2020 e si è attestato a oltre 5.600 euro. Rispetto agli anni passati i nuovi crediti acquistati nel 2021 evidenziano una maggior anzianità - superiore ai 3 anni per il 90% degli importi - e sono relativi a posizioni B2C (oltre l'80%).
A livello territoriale, e considerando prima il Conto Terzi, in continuità con il passato, la maggior parte dei crediti affidati (46%) si concentra in quattro regioni: Lombardia (17%), Lazio (11%), Campania (10%) e Sicilia (8%). Da notare che Toscana, Liguria e Sardegna evidenziano un aumento degli importi affidati pur non sufficiente a modificarne il peso sul totale. Tale distribuzione è sostanzialmente sovrapponibile a quella del portafoglio in Conto Proprio.
Anche in merito alla tipologia di lavorazione, partendo dal Conto Terzi, si evince che il 47% degli importi è stato gestito tramite Phone Collection (in aumento rispetto all'anno precedente) e il 28% con servizi di Master Legal. Nel caso del portafoglio Conto Proprio la modalità Master Legal è stata la più utilizzata (per il 32% del totale) e per operazioni con ticket medi più importanti e che superano i 25 mila euro. È di rilievo il ruolo crescente nell'Industry degli Special Servicer che svolgono attività di recupero sui portafogli NPE.
Unirec Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito è l'Associazione di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici che rappresenta le aziende e società che offrono servizi di gestione del credito. L'associazione è stata fondata nel 1998 e riunisce oggi quasi 200 imprese del settore rappresentando oltre il 70% del mercato italiano della gestione dei crediti.


Fonte: Redazione
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