28 Marzo 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Opinioni

UEFA 2020: perché non è stato un europeo come tutti gli altri

13-07-2021 20:15 - Opinioni
foto CONI foto CONI
Marco Corno Marco Corno
GD – Roma, 13 lug. 21 - Il Campionato Europeo UEFA 2020 di quest'anno verrà ricordato come uno dei campionati più avvincenti non solo per il periodo storico in cui si è svolto ma anche per il retroscena narrativo. Le competizioni sportive sono un riflesso del contesto e delle competizioni geopolitiche tra gli Stati che lo sport indirizza verso un contesto di non violenza tra le parti. In questo i campionati europei sono fondamentali per scaricare la violenza delle collettività che necessita di essere rilasciata ciclicamente dopo un periodo di tempo per ricostituire un equilibrio interno alle nazioni stesse.
Dal 1945 in poi l'Europa ha ripudiato l'utilizzo della forza come strumento risolutore delle controversie internazionali e da allora lo sport si è sostituito alla guerra come fenomeno collettivo: il campo di calcio è diventato il nuovo campo di battaglia, mentre i calciatori sono i nuovi soldati.
La politicizzazione dello sport è, quindi, per parafrasare lo stratega prussiano Clausewitz, la prosecuzione della politica con altri mezzi. Mezzo non violento, ma degno erede della guerra che soltanto il calcio può rappresentare in molteplici delle proprie dimensioni stuzzicando la memoria storica dei popoli europei delle grandi battaglie in cui difesa, attacco, capacità di penetrazione delle difese nemiche ha un ruolo fondamentale.
Proprio questa sua natura strettamente geopolitica ha reso la finale Italia-Inghilterra - vinta con grande determinazione dalla nostra Nazionale - qualcosa di più di una semplice partita di calcio.
Innanzitutto c'è stato il riscatto della nazione italiana dopo un anno e mezzo di sofferenze. L'Italia nei primi mesi della pandemia di Covid-19 è stata messa fortemente sotto pressione dalle altre nazioni europee, denigrata come “untrice dell'Europa”; il popolo italiano chiedeva nel proprio subconscio un forte riscatto morale e sociale. Ne è scaturita la capacità dell'Italia di unirsi in una grande solidarietà nazionale e resistere insieme durante un lockdown durissimo.
Capacità collettiva di cui la Nazionale è un riflesso, fatto tutt'altro che epifenomenico, capace non solo di andare a finale vincendo tutte le partite disputate, ma di recuperare e trionfare nonostante lo svantaggio iniziale dei primi minuti.
Vittoria trionfale che appaga un senso di frustrazione e di depressione rilasciato in una sola notte. "Le piazze italiane piene ne erano un esempio", spendibile sul piano narrativo dalle istituzioni come di ripartenza del Paese dopo uno dei periodi più bui della propria storia. Vittoria sinonimo di speranza, sentimento costante e crescente nell'opinione pubblica italiana dall'inizio degli Europei, psicologicamente essenziale per superare le innumerevoli sfide ancora all'orizzonte.
Sul piano europeo, l'Italia si erge a paladina dell'Europa e dei popoli europei contro la “traditrice” d'oltre Manica. La politicizzazione della finale arriva anche dalla presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Layen, che ha dichiarato ufficialmente il proprio sostegno all'Italia. Una dichiarazione politica forte nella prima partita post-Brexit che ha fatto della finale con l'Inghilterra una questione strictu sensu ideologica e politica.
Compito messianico che l'Italia - ironia della sorte vuole sia stato proprio uno dei Paesi fondatori dell'UE - ha compiuto egregiamente aumentando il proprio soft power all'interno della Comunità Europea, tutt'altro che marginale in un periodo storico in cui Roma ambisce a ricoprire un ruolo sempre maggiore all'interno della Comunità Europea. Sport atout di forza delle nazioni che eleva lo status geopolitico di un Paese.
Finale di europei che esacerba anche i problemi endogeni al Regno Unito. La squadra azzurra ha messo in primo piano le questioni interne dell'Inghilterra . La foto di Mancini travestito da Braveheart apparsa sul quotidiano indipendentista scozzese “The National” ha un palese significato politico insieme al tifo pro-azzurro del Galles, nonostante abbia perso con l'Italia 1 a 0, e dell'Irlanda del Nord per la nazionale azzurra che suona come un “campanello d'allarme” a Londra per gli anni a venire.
Tifo azzurro che in realtà è una manifestazione di secessione dei popoli celtici, camuffata da tifo sportivo, soprattutto degli scozzesi che durante il referendum sulla Brexit del 2016 hanno infatti votato per restare in Unione Europea.
La vergognosa violenza contro i tifosi italiani da parte degli inglesi dopo la partita è un lapalissiano effetto di un malessere profondo nel Regno Unito che ha visto nell'Italia una catalizzatrice involontaria delle forze centrifughe interne al Paese d'oltre Manica, inaccettabile e intollerabile per il popolo anglosassone, colpito nell'orgoglio di aver perso in casa. Ma ormai i giochi sono fatti e con questa vittoria l'Italia e l'Unione Europea salutano definitivamente l'uscita del Regno Unito e non con troppa gentilezza.

Marco Corno
Analista geopolitico


Fonte: Marco Corno
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie