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Ucraina: Putin persevera in modo ostinato e non vuole pace

25-08-2025 09:38 - Opinioni
GD- Roma, 25 ago. 25 - «Errare humanum est», il famoso detto latino, è un classico promemoria che ci ricorda che commettere errori fa parte della condizione umana. Implica un senso di perdono e comprensione, riconoscendo che nessuno è perfetto e che tutti commettiamo errori. Ma la frase completa «Errare humanum est, perseverare diabolicum» ci richiama anche ad una maggiore attenzione perché se è naturale commettere errori, perseverare nell'errore è diabolico.
Continuare consapevolmente e ostinatamente sulla strada sbagliata come sta facendo Putin ormai da 3 anni e mezzo in Ucraina è sinceramente impossibile da comprendere per chiunque abbia ancora un minimo di raziocinio.
Putin aveva ricevuto dai servizi di sicurezza russi FSB informazioni false, che affermavano che gli ucraini avrebbero capitolato in due settimane. Non è andata proprio così e adesso lo sa benissimo.
Da quando si è insediato Trump, vuoi per certe dichiarazioni concilianti del presidente americano, vuoi perché sperava in un cambio di direzione dell’amministrazione americana e ancor più in un disgregamento della coalizione dei Paesi europei, ha pensato di poter vincere a “tavolino” la guerra che non è riuscito a vincere sui teatri di guerra in Ucraina. Anche in questo caso si è trattato di “wishful thinking” da parte di Putin, di pio sperare in un “esito positivo” semplicemente perché è quello che lui desidera, ignorando qualsiasi informazione e prova contraria che certamente non sono mai mancate: gli ucraini, malgrado le immense difficoltà materiali, perdite umane e distruzioni subite, non sono per niente propensi a piegarsi al dittatore russo.
Secondo gli ultimi sondaggi, il 72,6% degli ucraini crede nella vittoria sulla Russia, mentre solo il 16,9% è scettico. Gli ucraini sanno meglio di chiunque altro cosa sta realmente accadendo sul campo di battaglia.
Tutti hanno un parente o conoscono qualcuno al fronte, tutti sostengono in vario modo gli sforzi per opporsi all'invasione russa.
E questa forza di resistere al nemico e di contrastare in ogni modo le sue pretese di acquisire territori ucraini, ha trovato nuovo vigore negli ultimi giorni quando le gerarchie militari hanno annunciato il completamento dei test del nuovo missile ucraino “Flamingo deep-strike”, di cui è stata avviata la produzione di serie. Si tratta di un missile interamente realizzato in Ucraina, lungo 6 metri, con una testata di 1100 kg di esplosivo, in grado di raggiungere obiettivi fino a oltre 3000 km di distanza!
Anche i russi si sono già resi conto che la disponibilità di questo nuovo missile nelle mani di Kyïv, ha cambiato lo scenario del conflitto: gli ucraini hanno colpito diverse raffinerie e infrastrutture energetiche in profondità nella Russia. In conseguenza di questi attacchi, il prezzo della benzina in Russia è aumentato del 40% e il Cremlino si è visto costretto a vietare l'export di carburante.
Di questi giorni l'attacco dell'Ucraina all'oleodotto Druzhba che fornisce petrolio russo al regime di Orbán in Ungheria e quello di Fico in Slovacchia. Orbán e Fico rivendono il carburante alle aziende con un notevole profitto, e da questo la richiesta di 87 senatori statunitensi su 100 di imporre sanzioni più severe contro gli acquirenti di petrolio russo.
Forse sono queste le vere ragioni per cui in questi giorni il tono delle gerarchie russe si è fatto più conciliante.
Putin spera ancora che Trump lo salvi, lo aiuti a tirarsi fuori dal “cul de sac” in cui si è cacciato, ma le speranze di Putin sono semplicemente mal riposte. Nessuno può più salvare la Russia, nemmeno Trump. Specialmente adesso che gli ucraini con il loro nuovo missile, che può essere usato per colpire la Russia in profondità senza chiedere “il permesso” al Paese che lo ha fornito, hanno cominciato a fare danni seri sul suolo russo.
Attualmente gli ucraini sono in grado di produrre un missile al giorno, ma contano di arrivare in poche settimane a produrne sette al giorno.
Lo Stato russo com’era prima del 2022 non esisterà più. Il potere che la Russia aveva un tempo, sta svanendo rapidamente. Persino l'Azerbaigian - un'ex repubblica sovietica - si sta preparando a una guerra. Secondo voi contro chi?
Nessuno in Europa può accettare di essere sottomesso alla Russia, e come ha ricordato il presidente Mario Draghi nel suo recente intervento al Meeting di Rimini, “anche coloro che sostengono che l'Ucraina dovrebbe arrendersi alle richieste della Russia non accetterebbero mai lo stesso destino per il loro Paese. Anche loro attribuiscono valore alla libertà, all'indipendenza, alla pace e alla solidarietà, sia pure solo per se stessi", Putin perseverando nella sua illusione di potere, ha creato un enorme cambiamento in Europa, ma solo a sfavore della Russia.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni