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Ucraina: l’importanza della selezione delle fonti informative

27-03-2023 13:10 - Opinioni
GD – Roma, 27 mar. 23 - Si leggono talvolta commenti di amici e conoscenti che discettano sui temi più vari, incluse discussioni di geopolitica relative alla guerra in Ucraina. Questi amici scrivono e riportano commenti che hanno letto sui social media; spesso scritti da anonimi personaggi che spesso, molto spesso, parlano di cose senza avere le informazioni necessarie e senza aver verificato da fonti ufficiali le informazioni da loro riportate. Ad esempio i pacifisti, sulla pelle degli altri, citano spesso come causa scatenante della guerra in Ucraina il mancato rispetto degli accordi di Minsk. Ma si sono mai chiesti cosa dicono gli accordi di Minsk?
Gli accordi di Minsk si riferiscono a una serie di accordi firmati nella capitale bielorussa nel 2015 dai leader di Ucraina, Russia, Germania e Francia per provare a risolvere il conflitto in corso nell'Ucraina Orientale tra le forze governative ucraine e i separatisti sostenuti dalla Russia. Gli accordi prevedevano il cessate il fuoco, il ritiro da parte degli ucraini e dei russi delle armi pesanti e lo scambio di prigionieri. Prevedevano inoltre il ripristino del controllo dell'Ucraina sul suo confine orientale con la Russia, lo svolgimento di elezioni locali e la concessione di uno status speciale alle regioni di Donetsk e Luhansk controllate dai separatisti. In realtà l'attuazione degli accordi di Minsk non è mai giunta a completamento. I combattimenti sono continuati nella regione e i separatisti filorussi non hanno permesso all'Ucraina di riprendere il controllo del confine, com’èra stato stabilito negli accordi firmati nel 2015.
Le tensioni fra Russia ed Ucraina erano cominciate nel 2014 in seguito all'invasione della Crimea da parte della Federazione Russa. L'annessione della Crimea da parte della Russia era avvenuta nel mese di febbraio 2014, dopo un periodo di turbolenze politiche in Ucraina, che avevano portato alla destituzione del presidente Viktor Yanukovich, che è stato presidente dell'Ucraina dal 2010 al 2014. Yanukovich, che è nato nella regione ucraina del Donbass, ha aveva cominciato la sua carriera politica nel Partito Comunista dell'Unione Sovietica e in seguito è stato governatore dell'Oblast di Donetsk. È stato eletto presidente per la prima volta nel 2010, sconfiggendo il presidente in carica Yushchenko in un ballottaggio. La sua presidenza è stata segnata da polemiche, comprese accuse di corruzione e autoritarismo.
Nel novembre 2013, il Governo di Yanukovich si è ritirato dalla firma di un accordo di associazione commerciale con l'Unione Europea che prevedeva la riduzione, e per alcune merci l'eliminazione, delle tariffe doganali sui prodotti commerciali e l'armonizzazione delle regole e delle normative commerciali per agevolare gli scambi tra i Paesi dell’Unione Europea e l’Ucraina.
I cittadini ucraini, ben consapevoli che un accordo di associazione commerciale con l'Unione Europea avrebbe potuto portare importanti vantaggi per il loro Paese, in termini di aumento del commercio e degli investimenti e la creazione di posti di lavoro, hanno scatenato proteste e manifestazioni di piazza in tutta l'Ucraina. Le proteste, note come Euromaidan, hanno portato alla cacciata di Yanukovich e alla sua fuga in Russia nel febbraio 2014. Fu allora che l'esercito russo entrò in Crimea, affermando di proteggere gli interessi della popolazione di lingua russa nella regione.
Il 16 marzo del 2014 si tenne un referendum nel quale fu chiesto ai residenti della Crimea se fossero favorevoli ad unirsi alla Russia o rimanere parte dell'Ucraina. Il referendum non è stato riconosciuto come legittimo dalla maggior parte della comunità internazionale, sia per le modalità con cui fu tenuto, vista la presenza dei militari russi che occupavano la Crimea, sia per le accuse di frode e intimidazione degli elettori e la mancanza di osservatori internazionali a controllare le procedure referendarie. Per queste ragioni l'Ucraina e molti Paesi occidentali hanno condannato le azioni della Russia in Crimea e, in risposta, l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni economiche alla Russia.
L'annessione della Crimea ha portato anche a una significativa escalation del conflitto tra l'Ucraina e i separatisti filorussi nelle regioni orientali dell'Ucraina. Ed ha avuto conseguenze politiche ed economiche significative, comprese le continue tensioni tra Russia e Paesi occidentali, la destabilizzazione dell'Ucraina e lo sfollamento di migliaia di persone.
Eppure ancora oggi molti “leoni da tastiera”, che imperversano ha 24 su ogni argomento sui social media, citano gli accordi di Minsk come soluzione al problema della crisi in Ucraina. Ma dimenticano di dire che questi accordi rimangono inattuati perché la Russia e i separatisti russi non li hanno mai rispettati.
Per queste ragioni sarebbe opportuno, prima di scrivere e diffondere informazioni sui vari social media, prima di citare gli accordi di Minsk, come se fossero le tavole del Vecchio Testamento, avere almeno un’idea della evoluzione cronologica delle tensioni tra Russia e Ucraina, che sono sfociati in questa folle guerra, di cui purtroppo ancora non si vede la fine.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni
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