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Ucraina: amb. Melnyk, “Mosca non ha intenzione di porre fine a aggressione”

29-07-2025 18:04 - Ambasciate
GD – Roma, 29 lug. 25 - L’ambasciatore di Ucraina in Italia, Yaroslav Melnyk, in una lunga conversazione con l’Agenzia LaPresse ha fatto il punto sul conflitto che sta subendo il suo Paese, ponendo subito in evidenza che “è chiaro che Mosca non ha intenzione di porre fine all'aggressione”. Mentre continua lo scontro tra Ucraina e Russia non si arrestano gli sforzi diplomatici per trovare una soluzione al conflitto. Secondo l’ambasciatore ucraino in Italia “un confronto diretto con il leader russo è senza dubbio importante e potrebbe rappresentare un autentico percorso diplomatico verso una pace duratura. Tuttavia, fino a oggi il Cremlino non solo ha respinto ogni proposta seria di negoziato, ma ha anche intensificato gli attacchi contro le infrastrutture civili, impiegando droni, missili ipersonici e strategie di terrore energetico”, ha aggiunto il diplomatico. “Questo dimostra chiaramente che Mosca non ha alcuna intenzione di porre fine all’aggressione”, ha sottolineato Melnyk.
Secondo il diplomatico di Kyiv “ad oggi l’unico strumento realmente efficace per portare la Russia a un tavolo negoziale credibile è agire da una posizione di forza: ciò implica il continuo sostegno alle forze di difesa ucraine e un rafforzamento della pressione sanzionatoria”.
L’amb. Melnyk ha poi spiegato come l’Ucraina sia “favorevole” a una soluzione diplomatica del conflitto, “ma ciò non significa accettare compromessi sulla sovranità nazionale o sui principi fondamentali del diritto internazionale. È importante ricordare che questa guerra è un atto di aggressione armata da parte della Federazione Russa contro uno Stato sovrano, iniziato nel 2014 con l’occupazione della Crimea e intensificato nel 2022 con un’invasione su vasta scala, e non un conflitto interno”.
L’amb. Yaroslav Melnyk ha lanciato un’allarme: “La situazione nei territori temporaneamente occupati dalla Russia è estremamente preoccupante, in particolare per i cittadini ucraini che vi risiedono e che, per ragioni oggettive, non hanno potuto abbandonarli. Il regime di occupazione considera ‘sleali’ e potenzialmente pericolosi tutti coloro che rifiutano di ottenere il cosiddetto passaporto russo. In molti casi queste persone vengono espulse con la forza dai territori occupati delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Altri subiscono gravi forme di intimidazione, restrizioni all’accesso a beni di prima necessità e aiuti umanitari, e persino detenzioni arbitrarie”, ha spiegato l’ambasciatore a Roma.
“Si tratta di misure che mirano a stravolgere l’identità nazionale della popolazione locale e ad alterarne la composizione etnica. La Russia persegue una politica deliberata di sostituzione della popolazione: da un lato espelle i cittadini ucraini non allineati, dall’altro trasferisce in questi territori persone provenienti dalle regioni remote della Federazione russa”, ha aggiunto l’amb. Melnyk, parlando di pratiche che “rientrano in una strategia più ampia volta a consolidare l’occupazione e a cancellare ogni traccia dell’identità ucraina nei territori occupati. A ciò si aggiunge lo sfruttamento della popolazione locale come risorsa umana per l’esercito russo, il che costituisce un’ulteriore violazione del diritto internazionale umanitario”.
Il diplomatico Melnyk ha sottolineato come la situazione “potrebbe peggiorare ulteriormente dopo il 10 settembre 2025, data prevista dalla nuova normativa russa per ‘regolarizzare’ la presenza di cittadini stranieri, tra cui gli ucraini, sia sul territorio della Federazione che su quello temporaneamente occupato. Le modifiche legislative approvate tra la fine del 2024 e il 2025 prevedono che, entro tale data, i residenti debbano obbligatoriamente ottenere o la cittadinanza russa o un permesso di soggiorno. In caso contrario, potranno essere espulsi. Va sottolineato che la Russia non effettua espulsioni verso l’Ucraina. Questo significa che i cittadini ucraini, anche in possesso esclusivo del passaporto ucraino, rischiano di essere arrestati e trasferiti nei cosiddetti ‘centri di detenzione temporanea per stranieri’, strutture che, di fatto, funzionano come carceri per migranti”, ha precisato l’ambasciatore ucraino. “Queste azioni non solo rappresentano gravi violazioni dei diritti umani, ma costituiscono elementi che configurano il crimine di genocidio. Per questo motivo invitiamo i partner internazionali a considerare l’estensione delle sanzioni personali contro tutti coloro che sono coinvolti nell’attuazione di tali pratiche illegali e disumane”.
L’amb. Melnyk ha inoltre posto l’accento sulla cultura, sostenendo che “in tempi di guerra essa non è mai neutrale. La Federazione Russa utilizza sistematicamente la cultura come strumento della propria guerra ibrida: attraverso figure pubbliche, eventi internazionali e iniziative culturali cerca di proiettare un’immagine di normalità e rispettabilità, mentre continua a condurre una brutale guerra e a violare il diritto internazionale”, ha detto l’ambasciatore.
“Non si tratta di vietare genericamente la cultura russa. Il punto è distinguere con chiarezza tra chi esercita la propria arte in modo indipendente e chi è parte attiva della propaganda del regime. Il caso di Valery Gergiev è emblematico: è un personaggio pubblico che ha espresso più volte il suo sostegno al presidente Putin e ha legittimato apertamente l’aggressione contro la Georgia e l’Ucraina, anche partecipando a eventi ufficiali del Cremlino”, ha aggiunto Melnyk secondo cui “in un contesto come quello attuale, offrire una piattaforma di visibilità a personalità del genere significa, volenti o nolenti, contribuire alla normalizzazione della guerra e rafforzare la narrativa russa. La cultura è uno degli strumenti che la Russia utilizza per penetrare lo spazio pubblico europeo, influenzare l’opinione pubblica e cercare di erodere il sostegno internazionale all’Ucraina”.
Per questo motivo l’ambasciatore ucraino ha detto ritenere “giusta e responsabile la decisione della Reggia di Caserta. E riteniamo particolarmente significativa la prontezza con cui la società civile italiana insieme alla comunità ucraina hanno reagito. La solidarietà concreta, la vigilanza democratica e la difesa attiva dei valori condivisi da parte della cittadinanza sono un segnale potente contro qualsiasi tentativo di strumentalizzazione”.
“Difendere la cultura”, secondo Melnyk, “significa anche impedire che venga piegata a giustificare la violenza. L’Europa non può permettersi l’ambiguità in un momento storico in cui la verità, la libertà e la giustizia sono sotto attacco”.
Inevitabile poi un passaggio sul ruolo degli Stati Uniti e, più in generale, dei partner internazionali. “L’Ucraina è profondamente riconoscente a tutti i partner che continuano a sostenere la nostra lotta per la libertà, l’indipendenza e la sicurezza. Questa guerra va ben oltre i confini dell’Ucraina: riguarda la difesa dei principi fondamentali su cui si basa la pace in Europa, come il rispetto delle frontiere, della sovranità e del diritto internazionale. Il sostegno alla nostra resistenza non è un’iniziativa contingente, ma un investimento strategico nella stabilità dell’ordine internazionale”, ha dichiarato l’amb. Melnyk. “Siamo fiduciosi che questa consapevolezza sia pienamente condivisa a Washington. I recenti contatti con i rappresentanti degli Stati Uniti e le dichiarazioni del presidente confermano tale visione, così come la comprensione del fatto che la Russia resta determinata a proseguire la propria guerra di aggressione, nonostante gli sforzi preziosi già compiuti dalla nuova Amministrazione”, ha rilevato Melnyk sottolineando poi come “un ruolo di primaria importanza è svolto dai nostri partner europei, tra cui l’Italia. Roma ha già fornito un contributo significativo alla nostra causa e può svolgere un ruolo ancora più attivo nel rafforzamento delle capacità difensive ucraine, anche attraverso i nuovi meccanismi nell’ambito del ReArm, nonché nella ricostruzione, nell’assistenza umanitaria, nel sostegno alla sicurezza, nel contrasto alla propaganda russa e nella solidarietà politica. Un pilastro essenziale della pressione internazionale sulla Russia resta, inoltre, l’applicazione coerente ed efficace del regime sanzionatorio, insieme alle misure volte a contrastarne l’elusione. Le sanzioni limitano la capacità della Russia di sostenere l’aggressione militare, riducono le sue risorse finanziarie e possono incentivare un cambiamento nel comportamento del Cremlino. Rafforzarle e garantirne l’effettiva attuazione rappresenta uno strumento pacifico ma estremamente potente nelle mani del mondo democratico”.

Andrea Capello


Fonte: LaPresse