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Tigre di carta? No orso di peluche!

27-09-2025 09:57 - Opinioni
GD - Roma, 27 set. 25 - I leader mondiali a volte riescono ad esprimere una comicità che neanche i più navigati cabarettisti sono in grado di fare. Il battibecco a distanza tra il Presidente americano Donald Trump, che ha definito la Russia una “tigre di carta” e la risposta piccata del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che, parlando a nome della Russia, ha respinto il commento e ha affermato che “La Russia non è una tigre di carta, semmai è un orso, ma poiché non esistono gli orsi di carta, la Russia è un vero orso".
Si sa che in Russia i bambini non hanno molti giocattoli con cui giocare. Peskov nella sua infanzia evidentemente non ha ricevuto molti animali di peluche in regalo, altrimenti non si sarebbe di certo lanciato in questa “patetica risposta”.
Intanto, negli ultimi mesi, i morsi degli attacchi ucraini si fanno sentire sulla carne viva dei russi, con intere regioni rimaste ormai senza carburante. In Crimea la maggior parte delle stazioni di servizio ha esaurito le scorte.
Gli ucraini non dispongono del volume di fuoco “senza limiti” di cui dispone la Russia, che continua a bombardare a casaccio l'intera Ucraina. Ma le difficoltà fanno virtù, e per questa ragione gli ucraini sono molto attenti a centellinare l’uso delle poche munizioni che hanno a disposizione. Questa disponibilità limitata di armamenti e munizioni si è trasformata in una “eccellenza tattica” che gli ucraini stanno utilizzando in modo esemplare.
Scelgono con molta attenzione gli obiettivi che possono colpire e lo fanno sempre con maggiore precisione e sempre più in profondità sul territorio russo; pianificano ogni offensiva con accuratezza millimetrica, sia per la scelta dell’obiettivo da colpire, sia per le strategie da utilizzare per eludere la contraerea russa e l'aeronautica, che dovrebbe avere il controllo dei cieli. Le azioni portate a segno con successo dagli ucraini su obiettivi sensibili russi negli ultimi mesi, utilizzando i droni costruiti in Ucraina, sono l'ennesima dimostrazione palese dell'incapacità della difesa aerea russa di proteggere le proprie infrastrutture critiche.
Proprio in questi giorni gli ucraini sono stati in grado di colpire una raffineria a 1600 km dal proprio confine, facendo volare un drone per almeno 5-6 ore sul territorio della Russia, dimostrando una capacità offensiva che nessuno poteva immaginare. Dove sono i caccia russi? Come mai non pattugliano i cieli per abbattere i droni ucraini? Forse sono in giro a provocare e cercare lo scontro ai confini dell’Europa?
L’Ucraina è un Paese che ha saputo fare di necessità virtù, che ha sviluppato nuove tecniche offensive e nuove strategie di attacco, utilizzando soluzioni che richiedono investimenti modestissimi, realizzabili nei propri laboratori, senza dipendere da aiuti esterni, ma che sono in grado di arrecare danni enormi agli aggressori russi.
La Russia è sempre più in affanno sui teatri di guerra, e anche se è riuscita a guadagnare pochi chilometri di territorio ucraino, lo ha fatto pagando un prezzo altissimo in termini di dotazioni militari e risorse umane impiegate, nel mentre che gli ucraini, giorno dopo giorno fanno saltare le raffinerie russe. Questa è la realtà sul campo in Ucraina che contrasta in modo eclatante con quello che affermano molte illustri testate giornalistiche italiane e esperti di geopolitica.
Adesso i russi tentano di sondare le reazioni dei paesi della NATO lanciando droni o effettuando sorvoli con aerei militari sullo spazio aereo della NATO. I russi hanno minacciato la NATO dicendo che, se uno dei loro aerei venisse abbattuto, scateneranno la guerra.
Evidentemente i russi hanno dimenticato che la Turchia il 24 novembre 2015, non ha esitato un istante ad abbattere un aereo da guerra russo Sukhoi Su-24 che aveva sconfinato sui cieli della Turchia dalla Siria. Cosa ha fatto la Russia in risposta all’abbattimento del proprio aereo? Nulla.
Anche il Presidente Donald Trump ha dichiarato che i Paesi membri della NATO dovrebbero abbattere gli aerei russi che violano il loro spazio aereo.
I russi invece di smettere, continuano con le loro provocazioni. C’è una spiegazione logica a tutto questo? Forse si. La Russia malgrado i modestissimi progressi è ormai al tracollo sul teatro di guerra in Ucraina. Non riescono nemmeno a garantire i rifornimenti necessari per la sussistenza dei militari che si trovano in prima linea. Hanno bisogno di una scusa valida per fermare il conflitto. Quale ragione è più opportuna se non quella di perdere la guerra "contro la NATO"?
Forse è questa la ragione per la quale stanno lanciando oggetti contro la Polonia e contro la Romania, per perdere non contro l'Ucraina ma contro la cattiva e terribile NATO?
Questa per altro è la vera ragione alla base della guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina, la minaccia a cui i russi hanno provato in tutti i modi a resistere.
La Crimea ormai è persa e questo lo dicono anche i megafoni del Cremlino che iniziano a scriverlo nero su bianco: in Crimea la rete russa di radar per la difesa aerea e le telecomunicazioni viene erosa pezzo dopo pezzo. Non è solo qualche S-300/S-400 in meno a protezione dello spazio aereo, sono i sensori, i radar che sono stati decimati dagli ucraini. La mappa dei colpi messi a segno dagli ucraini su stazioni, tralicci, hub radio e sottosistemi di collegamento racconta una realtà semplice: la kill chain russa sulla penisola non è più continua, ma funziona ormai a macchia di leopardo, con “zone d’ombra” che l’Ucraina sta allargando giorno dopo giorno.
Senza occhio e orecchio ogni batteria SAM diventa quindi un bersaglio sempre più facile da colpire per i droni ucraini. Quindi prima che sia l’Ucraina a vincere la guerra riconquistando i suoi territori, è meglio per la Russia perdere contro la NATO.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni