Tajani: «Voglio mediare tra USA e Iran: riprendiamo colloqui a Roma»
23-06-2025 12:34 - Politica
GD - Roma, 23 giu. 25 - «Iraniani e americani devono tornare a sedersi allo stesso tavolo, senza intermediari. E vorremmo che le trattative sul nucleare riprendessero a Roma, come è già avvenuto due volte». Lo ha detto il ministro Antonio Tajani al quotidiano "Il Giornale".
Nella sala della Vittoria del ministero degli Esteri, Tajani parla di pace e di mediazione diplomatica nel momento più difficile: «Non faccio l’aruspice, tutto può succedere, ma gli Usa dicono che non ci saranno altri raid e io devo fidarmi. Ho parlato con il segretario di Stato americano Rubio per dire che bisogna riprendere il colloquio diretto e ho cercato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che però era in volo per Mosca, per dirgli lo stesso. Lavoriamo per impedire un’escalation, non a caso abbiamo lasciato aperta la nostra ambasciata a Teheran, stiamo facendo ogni sforzo per convincere l’Iran a non decidere azioni inconsulte, come attaccare ambasciate americane. La nostra speranza è nella diplomazia».
Appena informato dell’attacco americano il vicepremier racconta di aver subito chiamato l’ambasciatore a Teheran, Paola Amadei. «Per fortuna mi ha detto che non avevamo avuto danni e mi sono tranquillizzato. L’emergenza, in questo momento, sono gli italiani che stiamo aiutando a lasciare la capitale iraniana, meno di un centinaio, sulla “strada verde” che abbiamo aperto verso Baku, in Azerbaigian. E quelli che fuggono da Tel Aviv e Gerusalemme, un convoglio di 122 nostri connazionali, cui si sono aggiunti due diplomatici equadoregni, sta superando la frontiera egiziana a Taba per imbarcarsi a Sharm El Sheik su un charter che abbiamo organizzato a pagamento, perché non è un’evacuazione».
Ma l’Italia è stata coinvolta in qualche modo nell’attacco ai siti nucleari in Iran, gli americani hanno chiesto l’uso delle basi sul nostro territorio? «No», risponde netto Tajani. E conferma che il nostro Paese non è stato avvertito in anticipo della decisione di Donald Trump, come sarebbe successo con Londra e Berlino. Nessuno è più europeista di Tajani, ex presidente dell’europarlamento, eppure lui allarga le braccia e scuote la testa quando gli chiediamo dell’Europa che non riesce a far sentire la sua voce. «Finché parleranno i singoli Stati e non ci sarà una politica estera e di difesa comuni, l’Europa non riuscirà a pesare sul piano internazionale. Sono discorsi che facciamo da sempre e anche altre crisi hanno dimostrato che serve un salto di qualità, per contare di più nel mondo e non muoversi per i propri interessi ma per un interesse europeo collettivo, come ha fatto Meloni con Trump sui dazi».
«Oggi sono a Bruxelles per l’incontro dei ministri degli Esteri Ue e si parlerà di Iran, Gaza Ucraina. E mercoledì andrò al summit Nato all’Aja, anche lì ci confronteremo per trovare una linea comune. Dobbiamo fare pressioni per un cessate il fuoco e a Gaza ci eravamo vicini, Herzog mi ha detto che aspettavano la risposta di Hamas, che deve rilasciare tutti gli ostaggi. Ma gli Usa sono gli unici che possono convincere Netanyau a fermarsi e Hamas non può mantenere la leadership in Palestina».
Le preoccupazioni anche economiche per l’allargamento del conflitto mediorientale riguardano soprattutto la minaccia dell’Iran di chiudere lo stretto di Hormuz, importantissimo per i traffici marittimi. «Secondo la nostra valutazione per l’Iran non sarebbe vantaggioso chiudere Hormuz, addirittura sarebbe autolesionista. Anche per la Cina i danni sarebbero enormi e al di là delle posizioni politiche di Pechino che ha condannato l’attacco americano, non mi sembra ci sia volontà di intervenire. Certo noi valutiamo tutte le ipotesi, il rischio c’è e in questo momento tutto può accadere, ma dobbiamo lavorare tutti per abbassare il livello di scontro».
Fonte: Ministero degli Esteri
Nella sala della Vittoria del ministero degli Esteri, Tajani parla di pace e di mediazione diplomatica nel momento più difficile: «Non faccio l’aruspice, tutto può succedere, ma gli Usa dicono che non ci saranno altri raid e io devo fidarmi. Ho parlato con il segretario di Stato americano Rubio per dire che bisogna riprendere il colloquio diretto e ho cercato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che però era in volo per Mosca, per dirgli lo stesso. Lavoriamo per impedire un’escalation, non a caso abbiamo lasciato aperta la nostra ambasciata a Teheran, stiamo facendo ogni sforzo per convincere l’Iran a non decidere azioni inconsulte, come attaccare ambasciate americane. La nostra speranza è nella diplomazia».
Appena informato dell’attacco americano il vicepremier racconta di aver subito chiamato l’ambasciatore a Teheran, Paola Amadei. «Per fortuna mi ha detto che non avevamo avuto danni e mi sono tranquillizzato. L’emergenza, in questo momento, sono gli italiani che stiamo aiutando a lasciare la capitale iraniana, meno di un centinaio, sulla “strada verde” che abbiamo aperto verso Baku, in Azerbaigian. E quelli che fuggono da Tel Aviv e Gerusalemme, un convoglio di 122 nostri connazionali, cui si sono aggiunti due diplomatici equadoregni, sta superando la frontiera egiziana a Taba per imbarcarsi a Sharm El Sheik su un charter che abbiamo organizzato a pagamento, perché non è un’evacuazione».
Ma l’Italia è stata coinvolta in qualche modo nell’attacco ai siti nucleari in Iran, gli americani hanno chiesto l’uso delle basi sul nostro territorio? «No», risponde netto Tajani. E conferma che il nostro Paese non è stato avvertito in anticipo della decisione di Donald Trump, come sarebbe successo con Londra e Berlino. Nessuno è più europeista di Tajani, ex presidente dell’europarlamento, eppure lui allarga le braccia e scuote la testa quando gli chiediamo dell’Europa che non riesce a far sentire la sua voce. «Finché parleranno i singoli Stati e non ci sarà una politica estera e di difesa comuni, l’Europa non riuscirà a pesare sul piano internazionale. Sono discorsi che facciamo da sempre e anche altre crisi hanno dimostrato che serve un salto di qualità, per contare di più nel mondo e non muoversi per i propri interessi ma per un interesse europeo collettivo, come ha fatto Meloni con Trump sui dazi».
«Oggi sono a Bruxelles per l’incontro dei ministri degli Esteri Ue e si parlerà di Iran, Gaza Ucraina. E mercoledì andrò al summit Nato all’Aja, anche lì ci confronteremo per trovare una linea comune. Dobbiamo fare pressioni per un cessate il fuoco e a Gaza ci eravamo vicini, Herzog mi ha detto che aspettavano la risposta di Hamas, che deve rilasciare tutti gli ostaggi. Ma gli Usa sono gli unici che possono convincere Netanyau a fermarsi e Hamas non può mantenere la leadership in Palestina».
Le preoccupazioni anche economiche per l’allargamento del conflitto mediorientale riguardano soprattutto la minaccia dell’Iran di chiudere lo stretto di Hormuz, importantissimo per i traffici marittimi. «Secondo la nostra valutazione per l’Iran non sarebbe vantaggioso chiudere Hormuz, addirittura sarebbe autolesionista. Anche per la Cina i danni sarebbero enormi e al di là delle posizioni politiche di Pechino che ha condannato l’attacco americano, non mi sembra ci sia volontà di intervenire. Certo noi valutiamo tutte le ipotesi, il rischio c’è e in questo momento tutto può accadere, ma dobbiamo lavorare tutti per abbassare il livello di scontro».
Fonte: Ministero degli Esteri