Romania celebra Festa del Mărțișor al Museo Etrusco di Roma
04-03-2025 15:07 - Ambasciate
GD – Roma, 4 mar. 25 – L’ambasciata di Romania in Italia ha celebrato la Festa del Mărțișor al Museo Etrusco di Roma, dove si è svolto il convegno di studi intitolato “Etruschi, Romani, Romeni: tradizioni primaverili che si intrecciano“. L’iniziativa si è svolta grazie all’impegno congiunto delle ambasciate di Romania e di Moldova in Italia, del Museo delle Civiltà e del Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest.
L’evento ha messo in evidenza l’interconnessione esistente tra le antiche celebrazioni primaverili etrusche, le festività romene del Mărțișor e di Dragobete, ossia il San Valentino romeno, nonché le odierne feste italiane.
Al convegno hanno partecipato l’ambasciatore di Romania in Italia, Gabriela Dancău; la segretaria di Stato del ministero della Cultura romeno, Diana Baciuna; la direttrice generale del Museo del Villaggio di Bucarest, Paula Popoiu; la celebre poetessa romena, Ana Blandiana.
Il convegno in onore della festa romena del Mărțișor si è sviluppato lungo tre moduli. Il primo, tenuto dalla dott. Luana Toniolo, ha trattato le feste primaverili del mondo etrusco, partendo da fonti come il Liber linteus Zagabriensis e la Tabula capuana e parlando di alcune figure del pantheon etrusco, come il dio Tinia e le dee Thesan e Cavatha. Sin da subito è emerso il forte legame tra la primavera e il concetto di luce.
Paula Popoiu ha poi proseguito, con un dettagliato excursus sulla tradizione del Mărțișor in sé, descrivendolo come una celebrazione della soglia, ovvero del passaggio dal buio inverno alla feconda e luminosa primavera.
Da tempo immemore, il Mărțișor (il cui nome si riconnette al mese di marzo periodo in cui la festività si celebra) è un amuleto regalato alle donne e ai soggetti fragili (ma non solo), come emblema di fertilità, vitalità, fortuna e protezione contro il malocchio. Composto da due fili intrecciati, uno bianco (purezza) e uno rosso (vita), nel corso dei secoli è stato arricchito anche da altri elementi: dapprima monete di metallo, poi piccoli ornamenti artigianali, di varia fattura.
Indossato per almeno 10 giorni a partire dal primo marzo, il Mărțișor ha assunto innumerevoli significati e si è legato a diverse pratiche, dando origine a una tradizione strettamente legata all’elemento magico e unica nel suo genere.
Il convegno è stato chiuso dall’intervento della dott. Francesca Romana Uccella (MUCIV), che ha parlato delle festività primaverili italiane, dal Carnevale alla Pentecoste, evidenziando echi e rimandi con il mondo etrusco e balcanico.
Oltre a essere un ponte tra la cultura balcanica e e quella mediterranea, nonché un simbolo di rinascita e armonia con la natura, il Mărțișor è anche “un’occasione per riportare alla ribalta la tradizione romena“, come ha detto l’amb. Dancău: un potente mezzo di riconquista e riaffermazione dei valori democratici.
Fonte: Redazione
L’evento ha messo in evidenza l’interconnessione esistente tra le antiche celebrazioni primaverili etrusche, le festività romene del Mărțișor e di Dragobete, ossia il San Valentino romeno, nonché le odierne feste italiane.
Al convegno hanno partecipato l’ambasciatore di Romania in Italia, Gabriela Dancău; la segretaria di Stato del ministero della Cultura romeno, Diana Baciuna; la direttrice generale del Museo del Villaggio di Bucarest, Paula Popoiu; la celebre poetessa romena, Ana Blandiana.
Il convegno in onore della festa romena del Mărțișor si è sviluppato lungo tre moduli. Il primo, tenuto dalla dott. Luana Toniolo, ha trattato le feste primaverili del mondo etrusco, partendo da fonti come il Liber linteus Zagabriensis e la Tabula capuana e parlando di alcune figure del pantheon etrusco, come il dio Tinia e le dee Thesan e Cavatha. Sin da subito è emerso il forte legame tra la primavera e il concetto di luce.
Paula Popoiu ha poi proseguito, con un dettagliato excursus sulla tradizione del Mărțișor in sé, descrivendolo come una celebrazione della soglia, ovvero del passaggio dal buio inverno alla feconda e luminosa primavera.
Da tempo immemore, il Mărțișor (il cui nome si riconnette al mese di marzo periodo in cui la festività si celebra) è un amuleto regalato alle donne e ai soggetti fragili (ma non solo), come emblema di fertilità, vitalità, fortuna e protezione contro il malocchio. Composto da due fili intrecciati, uno bianco (purezza) e uno rosso (vita), nel corso dei secoli è stato arricchito anche da altri elementi: dapprima monete di metallo, poi piccoli ornamenti artigianali, di varia fattura.
Indossato per almeno 10 giorni a partire dal primo marzo, il Mărțișor ha assunto innumerevoli significati e si è legato a diverse pratiche, dando origine a una tradizione strettamente legata all’elemento magico e unica nel suo genere.
Il convegno è stato chiuso dall’intervento della dott. Francesca Romana Uccella (MUCIV), che ha parlato delle festività primaverili italiane, dal Carnevale alla Pentecoste, evidenziando echi e rimandi con il mondo etrusco e balcanico.
Oltre a essere un ponte tra la cultura balcanica e e quella mediterranea, nonché un simbolo di rinascita e armonia con la natura, il Mărțișor è anche “un’occasione per riportare alla ribalta la tradizione romena“, come ha detto l’amb. Dancău: un potente mezzo di riconquista e riaffermazione dei valori democratici.
Fonte: Redazione