News
percorso: Home > News > Opinioni

Putin rinvigorito da debolezza UE e sbilanciamento di Trump

01-09-2025 06:56 - Opinioni
GD - Roma, 1 set. 25 - Di chi sarà la colpa se i russi dovessero vincere la guerra in Ucraina? Da quando si è insediato il nuovo presidente americano, Donald Trump, questa domanda circola insistentemente su molti blog e siti di discussione online. È iniziata una sorta di “caccia ai responsabili della guerra in Ucraina”, come se non fosse evidente di chi è la responsabilità di aver scatenato nel 21º secolo una guerra cruenta e immotivata, come quelle che si vedevano in Europa alla fine del 1800 - inizio 1900.
Altra considerazione da fare è che la Russia non può vincere questa guerra. Anzi, per dire le cose come stanno, la Russia ha perso la guerra in Ucraina quando l'intera nazione ucraina, il 24 febbraio 2022, si è alzata per combattere contro il tentativo di Putin di invaderla.
Inoltre bisogna chiarire che, anche se l'esercito ucraino crollasse oggi, la Crimea e il Donbass diventassero territorio russo definitivamente, l'UE revocasse tutte le sanzioni e non ci fossero azioni di guerriglia da parte dei partigiani ucraini, la Russia finirebbe comunque in rovina.
L'integrazione del Donbass nella Federazione Russa eclisserebbe per dimensioni lo sforzo che ha dovuto sostenere la Repubblica Federale di Germania (Bundesrepublik Deutschland) per la riunificazione della Germania dell’Est (Deutsche Demokratische Republik - DDR). La riunificazione tedesca è costata circa 2000 miliardi di euro, e la Germania dell’Est era in condizioni infinitamente “migliori” rispetto a quelle attuali del Donbass. Con il Fondo nazionale russo, ormai esaurito, non c'è alcuna possibilità di integrare il Donbass con la Russia.
Invece di tentare di invadere un Paese limitrofo, la sfida più grande che la Russia avrebbe dovuto affrontare, già nel 2000, era quella di trasformare l’economia russa, basata principalmente sull’estrazione di idrocarburi, in una economia fondata sulla produzione manifatturiera e sui servizi. Invece, la Russia dipende oggi dall'estrazione delle risorse petrolifere ancor più di quanto fosse nel 2000.
Negli Emirati Arabi Uniti, dove hanno capito per tempo, che un'economia basata sull'estrazione delle risorse è certamente redditizia, ma offre poche possibilità di crescita oltre un certo punto, hanno preso per tempo le misure necessarie a diversificare la loro economia.
Con la fine della guerra, i crediti inesigibili dell'economia russa esploderanno; come si è già visto più volte nella storia, l’introduzione della libertà politica in una zona del mondo dove non c’è mai stata, porta alla rivoluzione e al sovvertimento del regime cha ha causato questo disastro.
Quindi, la questione non è se la Russia vincerà, ma quanto gravemente perderanno sia la Russia, che l'Ucraina.
E in questo le responsabilità sono da condividere non solo con i russi e gli ucraini ma anche con l’Europa e gli Stati Uniti. Nei mesi precedenti l'invasione, il sostegno all'Ucraina da parte dei Paesi occidentali è stato per lo più “simbolico”. Grandissimi proclami e zero fatti concreti. Questo ha dato vigore a Putin che ha creduto che l’Ucraina sarebbe capitolata in pochi giorni. Perché Putin credeva che i Parsi europei si sarebbero limitati a generiche condanne verbali, come era avvenuto nel 2014 dopo l’invasione della Crimea.
I 5000 elmetti che la Germania ha deciso di inviare indicavano che, come nel 2008 e nel 2014, la reazione dell'UE, fortemente dipendente dal gas russo, sarebbe stata solo simbolica.
La realtà è che nessuno in Europa, e negli USA, avrebbe mai ipotizzato che l’Ucraina potesse resistere alcuni mesi al tentativo di invasione della Russia, né che la Russia fosse piegata da così grandi problemi logistici e di inefficienza delle sue forze armate. Ma questo ormai è storia.
L’Europa, malgrado le evidenze emerse in Ucraina, ancora oggi riesce a fare di peggio: manca una base ideologico-politica comune di riferimento che consenta di formulare e condividere gli obiettivi da perseguire quando il regime attuale crollerà.
Manca la base per lanciare e sostenere un cambiamento in Russia, che preveda un ruolo di guida per l’Unione Europea. Manca anche un serio piano di intervento post bellico in ucraina, a parte lo "Strumento per l'Ucraina", che prevede uno stanziamento fino a 50 miliardi di euro per il periodo 2024-2027 per aiutare l'Ucraina nella ripresa, ricostruzione e modernizzazione. Com’è comprensibile a tutti un piano “non sufficiente”.
Il sostegno dei Paesi europei, finora, è sempre stato frammentato, incostante e spesso si è intrecciato con lotte partigiane tra i vari Stati dell’Unione, tra quelli che dichiarano sostegno incondizionato all’Ucraina, quelli che non dicono nulla e quelli che si professano apertamente pro-Russia.
A questa babele si è aggiunta la confusione totale generata dal nuovo presidente degli USA che ha dato a Putin e all'opinione pubblica russa la “speranza” che uno sforzo finale avrebbe portato alla cessazione del conflitto in Ucraina.
La realtà sul campo è molto molto diversa: qualunque sentimento positivo fosse rimasto in Ucraina nei confronti della Russia dopo il 2014, dopo l'annessione della Crimea e l'occupazione del Donbass, quel sentimento positivo è irrevocabilmente svanito.
Ogni famiglia ucraina ha perso qualcuno in guerra: un amico, un vicino, un compagno di classe, un familiare e non vede più la Russia come una "nazione sorella", ma come il nemico da distruggere, come ha detto esplicitamente Valerii Zaluzhnyi, ex generale e diplomatico ucraino.
Putin si era illuso di poter dirottare questa “rabbia” degli ucraini contro l’Europa e l'Occidente, perché era sicuro che i leader europei e occidentali avrebbero abbandonato, dopo tante promesse e proclami, l'Ucraina al suo destino.
Niente è andato come Putin credeva o sperava. L’Europa non ha tagliato gli aiuti militari, anzi li ha aumentati, mentre alla Russia non rimane altro da fare che continuare a terrorizzare i cittadini ucraini con continui e vili bombardamenti.
Più la Russia attacca le città ucraine, più aumenta il disprezzo nei confronti dei russi da parte degli Ucraini e del mondo intero. La possibilità che gli ucraini decidano di "passare" dalla parte della Russia è svanita per sempre.
Putin continua a non voler capire che gli ucraini non cederanno mai, che non ci sono più margini di manovra. E così la guerra continuerà fino a quando non sarà la Russia a cadere.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni