Papa Francesco riforma la scuola che forma i suoi "ambasciatori"
15-04-2025 17:42 - Vaticano

GD - Città del Vaticano, 15 apr. 25 - (ACI Stampa) - La “scuola degli ambasciatori del Papa” cambia forma, diventa un istituto di formazione universitaria in linea con gli standard del cosiddetto “processo di Bologna”, conferendo i gradi accademici di Secondo e Terzo Ciclo in Scienze Diplomatiche, ovvero l’equivalente del Master Degree e del Dottorato (PhD). Ma, soprattutto, diventa parte integrante della Segreteria di Stato. Con un chirografo pubblicato oggi, Papa Francesco ha riformato la Pontificia Accademia Ecclesiastica, includendo tra l’altro un piccolo vademecum di ciò che deve essere il nunzio (in ascolto, in dialogo, mite, umile), il quale è prima di tutto – viene ricordato – un sacerdote.
Non è la prima riforma dell’Accademia durante questo pontificato. Nel 2020, Papa Francesco dispose che, nel curriculum dei futuri diplomatici vaticani, si inserisse anche un anno di missione, per sviluppare le competenze pastorali, mentre sono stati anche inseriti corsi sulla gestione dei casi di abuso. E, in fondo, nel chirografo pubblicato oggi, non può che essere una buona notizia il fatto che si sottolinei che i nunzi “svolgono un’azione pastorale che ne evidenzia lo spirito sacerdotale, le doti umane e le capacità professionali”. Perché, nei dibattiti in corso, si era arrivati anche a dire che i nunzi non avessero la necessità di essere arcivescovi, perlomeno non in quelle posizioni in cui c’era un osservatore e in cui il nunzio non partecipava alla selezione dei vescovi.
Papa Francesco, in fondo, ribadisce che il diplomatico della Santa Sede è prima di tutto un sacerdote, e questo è un dato da non sottovalutare in una riforma che è piuttosto tecnica, e che serve soprattutto a dare una nuova struttura giuridica all’Accademia.
I possibili futuri “ambasciatori del Papa” si formano da trecento anni presso l’Accademia Ecclesiastica, che ha sede in piazza della Minerva. Si tratta di una istituzione direttamente collegata con la Segreteria di Stato vaticana che risale al XVIII secolo, prima come accademia destinata alla formazione diplomatica dei rampolli ecclesiastici delle famiglie nobiliari, e poi, dal 1850, alla formazioni dei sacerdoti destinati al servizio nella diplomazia vaticana. Il nome di Accademia Ecclesiastica si deve a Pio XI, mentre il regolamento dell’Accademia fu delineato nel 1945 da Pio XII; che vi aveva studiato e insegnato. Quel regolamento è ancora in vigore.
Nel chirografo, Papa Francesco nota che “nel costante servizio di portare ai popoli e alle Chiese la vicinanza del Papa, sono punti di riferimento i Rappresentanti Pontifici inviati nelle diverse Nazioni e territori”, i quali sono “custodi di quella sollecitudine che dal centro si muove verso le periferie, per renderle partecipi dello slancio missionario della Chiesa, per poi farvi ritorno con necessità, riflessioni e aspirazioni”.
La loro è una azione “sacerdotale ad evangelizzatrice ad un tempo”, cui si unisce “la rappresentanza presso le Autorità pubbliche,” manifestando “l’effettivo esercizio di quel diritto nativo e indipendente di legazione anch’esso parte dell’ufficio petrino, che nel realizzarsi domanda il rispetto delle regole del diritto internazionale alla base della vita della Comunità delle genti”.
È un servizio che non si limita nei posti dove la presenza cattolica è radicata, ma anche laddove “è comunità nascente”, o “nei consessi internazionali”, e per questo – scrive Papa Francesco – “per adempiere adeguatamente alle proprie funzioni, il diplomatico deve essere costantemente impegnato in un percorso formativo solido e continuativo”.
Al di là delle conoscenze teoriche, serve “sviluppare un metodo di lavoro e uno stile di vita che gli consentano di comprendere a fondo le dinamiche delle relazioni internazionali e di farsi apprezzare nell'interpretare i traguardi e le difficoltà, che una Chiesa sempre più sinodale deve affrontare”, per questo c’è bisogno delle fondamentali qualità della “prossimità, l'ascolto attento, la testimonianza, l'approccio fraterno e il dialogo”, unite ad “umiltà e mitezza”, perché “il presbitero e, in modo particolare, il diplomatico pontificio, possa esercitare il dono del sacerdozio ricevuto a immagine di Cristo Buon Pastore”.
Insomma, ci vuole una preparazione più adeguata per “quegli ecclesiastici che, provenienti dalle diverse Diocesi del mondo e avendo già acquisito la formazione nelle scienze sacre e svolto una prima attività pastorale, dopo accurata selezione, si preparano a proseguire la loro missione sacerdotale nel servizio diplomatico della Santa Sede”.
Sono parole, queste, che pesano, perché segnalano anche un campanello di allarme, una necessità di fare la selezione ai massimi livelli.
Per questo il Papa ha aggiornato la struttura dell’Accademia, e approva il nuovo Statuto in forma specifica. La Pontificia Accademia Ecclesiastica diventa così Istituto ad instar Facultatis per lo studio delle Scienze Diplomatiche, andando così ad ampliare il novero delle analoghe Istituzioni previste dalla Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium.
Fonte: ACI Stampa
Non è la prima riforma dell’Accademia durante questo pontificato. Nel 2020, Papa Francesco dispose che, nel curriculum dei futuri diplomatici vaticani, si inserisse anche un anno di missione, per sviluppare le competenze pastorali, mentre sono stati anche inseriti corsi sulla gestione dei casi di abuso. E, in fondo, nel chirografo pubblicato oggi, non può che essere una buona notizia il fatto che si sottolinei che i nunzi “svolgono un’azione pastorale che ne evidenzia lo spirito sacerdotale, le doti umane e le capacità professionali”. Perché, nei dibattiti in corso, si era arrivati anche a dire che i nunzi non avessero la necessità di essere arcivescovi, perlomeno non in quelle posizioni in cui c’era un osservatore e in cui il nunzio non partecipava alla selezione dei vescovi.
Papa Francesco, in fondo, ribadisce che il diplomatico della Santa Sede è prima di tutto un sacerdote, e questo è un dato da non sottovalutare in una riforma che è piuttosto tecnica, e che serve soprattutto a dare una nuova struttura giuridica all’Accademia.
I possibili futuri “ambasciatori del Papa” si formano da trecento anni presso l’Accademia Ecclesiastica, che ha sede in piazza della Minerva. Si tratta di una istituzione direttamente collegata con la Segreteria di Stato vaticana che risale al XVIII secolo, prima come accademia destinata alla formazione diplomatica dei rampolli ecclesiastici delle famiglie nobiliari, e poi, dal 1850, alla formazioni dei sacerdoti destinati al servizio nella diplomazia vaticana. Il nome di Accademia Ecclesiastica si deve a Pio XI, mentre il regolamento dell’Accademia fu delineato nel 1945 da Pio XII; che vi aveva studiato e insegnato. Quel regolamento è ancora in vigore.
Nel chirografo, Papa Francesco nota che “nel costante servizio di portare ai popoli e alle Chiese la vicinanza del Papa, sono punti di riferimento i Rappresentanti Pontifici inviati nelle diverse Nazioni e territori”, i quali sono “custodi di quella sollecitudine che dal centro si muove verso le periferie, per renderle partecipi dello slancio missionario della Chiesa, per poi farvi ritorno con necessità, riflessioni e aspirazioni”.
La loro è una azione “sacerdotale ad evangelizzatrice ad un tempo”, cui si unisce “la rappresentanza presso le Autorità pubbliche,” manifestando “l’effettivo esercizio di quel diritto nativo e indipendente di legazione anch’esso parte dell’ufficio petrino, che nel realizzarsi domanda il rispetto delle regole del diritto internazionale alla base della vita della Comunità delle genti”.
È un servizio che non si limita nei posti dove la presenza cattolica è radicata, ma anche laddove “è comunità nascente”, o “nei consessi internazionali”, e per questo – scrive Papa Francesco – “per adempiere adeguatamente alle proprie funzioni, il diplomatico deve essere costantemente impegnato in un percorso formativo solido e continuativo”.
Al di là delle conoscenze teoriche, serve “sviluppare un metodo di lavoro e uno stile di vita che gli consentano di comprendere a fondo le dinamiche delle relazioni internazionali e di farsi apprezzare nell'interpretare i traguardi e le difficoltà, che una Chiesa sempre più sinodale deve affrontare”, per questo c’è bisogno delle fondamentali qualità della “prossimità, l'ascolto attento, la testimonianza, l'approccio fraterno e il dialogo”, unite ad “umiltà e mitezza”, perché “il presbitero e, in modo particolare, il diplomatico pontificio, possa esercitare il dono del sacerdozio ricevuto a immagine di Cristo Buon Pastore”.
Insomma, ci vuole una preparazione più adeguata per “quegli ecclesiastici che, provenienti dalle diverse Diocesi del mondo e avendo già acquisito la formazione nelle scienze sacre e svolto una prima attività pastorale, dopo accurata selezione, si preparano a proseguire la loro missione sacerdotale nel servizio diplomatico della Santa Sede”.
Sono parole, queste, che pesano, perché segnalano anche un campanello di allarme, una necessità di fare la selezione ai massimi livelli.
Per questo il Papa ha aggiornato la struttura dell’Accademia, e approva il nuovo Statuto in forma specifica. La Pontificia Accademia Ecclesiastica diventa così Istituto ad instar Facultatis per lo studio delle Scienze Diplomatiche, andando così ad ampliare il novero delle analoghe Istituzioni previste dalla Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium.
Andrea Gagliarducci
Fonte: ACI Stampa