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Neon di Chloé Delarue per la facciata dell'Istituto Svizzero a Roma

23-12-2025 17:34 - Arte, cultura, turismo
GD - Roma, 23 dic. 25 - "TAFAA – SIGNAL (FAI GIRARE UN VASO VUOTO, QUESTO VA BENE)" (2025) è un pezzo al neon appena commissionato da Chloé Delarue, progettato per la facciata dell'Istituto Svizzero a Roma, esposto dal 19 dicembre al 1° gennaio 2027. Il lavoro fa parte di TAFAA (Toward A Fully Automated Appearance), un corpus di ricerca in corso che esamina come automazione, sistemi digitali e infrastrutture tecnologiche rimodellino percezione, affetto e incarnazione.
Il disegno proviene da un libro di emblemi rinascimentali – raccolte di riferimento di motivi compilate per la riproduzione e il riutilizzo, prodotte nel momento in cui la stampa permise per la prima volta la circolazione di massa delle immagini. Riattivando questo simbolo, Delarue indica una genealogia inaspettata della produzione di immagini contemporanea, collegando motivi del XVI secolo ai meme: forme brevi e mobili il cui potere risiede meno nel significato che nella loro capacità di circolare, trasformarsi ed essere appropriati all'infinito.
Da tempo associato al divino, alla rappresentazione del potere o alla promessa di rivelazione o estasi, qui il sole è distaccato da qualsiasi referente religioso, politico o cosmologico. Satura da secoli di utilizzo in contesti divergenti, paradossalmente si svuota di significati stabili. Attraverso la ripetizione e la sovraesposizione, il simbolo viene consumato e reso nuovamente disponibile come una forma che persiste non per ciò che significa, ma per la sua capacità di riapparire.
Questa condizione risuona con la realtà materiale del sole: una forma che appare continua e stabile, ma mai identica a se stessa. Esiste solo attraverso un flusso incessante di fotoni, ognuno singolare e senza durata, producendo l'illusione di permanenza attraverso una costante ricomposizione. Delarue attinge a questa tensione tra apparente continuità e instabilità sottostante per riflettere sui regimi di immagine contemporanei, in cui le forme sopravvivono come ripetizioni senza origine – generate, ricombinate e trasformate attraverso processi che non sono né vivi né pienamente autonomi.
Quando illuminato, "TAFAA – SIGNAL (FAI GIRARE UN RECIPIENTE VUOTO, VA BENE COSÌ)" riattiva la carica affettiva di un archetipo esponendo come la cultura visiva contemporanea – accelerata, satura e in gran parte senza memoria – continui a dipendere da matrici antiche. L'uso del neon intensifica questa logica: la luce non ha significato in sé, produce presenza senza narrazione. Apparendo continuo, il neon è in realtà il risultato di una scarica instabile che si ricompone all'infinito. Non illustra; Emette. In questo passaggio da simbolo a segnale, il sole non afferma più autorità o credenza. Diventa una struttura aperta di apparenza – un contenitore vuoto – attraverso la quale la circolazione, l'esaurimento e la rinascita continue delle forme nel presente digitale sono rese visibili.
Chloé Delarue (nata nel 1986 a Le Chesnay, vive e lavora a Ginevra) esplora la dimensione estetica dei nostri affetti attraverso una vasta gamma di materialità. Immagina scenari e ipotesi su come i nostri sistemi e le nostre strutture di rappresentazione vengano riconfigurati, diventando una sostanza, un materiale accessibile ai modi computazionali della nostra esistenza. Le sue installazioni e sculture in cui gli effetti di esche, finzione, mimetico si dispiegano e definiscono un ambiente estetico denso, con in particolare una vasta serie di opere apparse sotto l'acronimo TAFAA di Toward a Fully Automated Appearance, un ciclo in movimento che dà forma alle delicate ambiguità di questo mondo tormentato dalla propria replicazione.

Carlo Franza
Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea

Fonte: Carlo Franza