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Nella vita è solo una questione di fortuna?

24-03-2023 18:29 - Opinioni
GD – Dubai, 24 mar. 23 - Nella vita non è solo una questione di fortuna, ovviamente. A volte la fortuna aiuta. Pensiamo ad esempio a due persone nate nel 1970 in due Stati poveri e non democratici, rispetto al concetto che abbiamo noi europei di democrazia. Due Paesi poveri, non democratici ma ricchissimi di materie prime come il petrolio. Pensiamo a queste due persone che oggi sono cinquantenni e che hanno ancora davanti una buona porzione di vita da vivere.
Uno è nato negli Emirati Arabi Uniti, l’altro è nato in Russia. Due aree del pianeta ricche di idrocarburi; due aree del pianeta che possono avere condizioni climatiche estreme; due aree del pianeta che hanno alle spalle tradizioni millenarie, ma che per i nostri standard non possono essere definite Stati democratici.
Gli Emirati, in questi 50 anni, sono riusciti a trasformare un pezzo di deserto, dove si viveva di pesca e dal commercio delle perle, dove gli abitanti non avevano nulla, né acqua né case, in una delle aree più sviluppate del pianeta, in grado di attrarre investitori e capitali da tutto il mondo. Tutto questo è avvenuto grazie alla visione e capacità dei loro leader e in particolare dello Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e reggente dell’Emirato di Dubai.
Molti definiscono Dubai e Abu Dhabi come città “artificiali”. Per noi europei possono apparire così. Ma se studiassimo la storia degli Emirati, dalla loro fondazione che risale al 2 dicembre 1971, scopriremo che i sei emirati dell'ex Trucial States (Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ajman, Umm al-Qaiwain e Fujairah) hanno saputo capitalizzare sulla loro decisione di unirsi e formare un nuovo Paese indipendente, chiamato Emirati Arabi Uniti.
Un'analisi attenta della storia degli Emirati e della loro evoluzione sino ai giorni nostri, ci consentirà di comprendere che più che “artificiali” gli Emirati sono un miracolo economico e sociale. Come altro si potrebbe definire quest’area del pianeta che grazie alla visione e al duro lavoro dei suoi governanti è riuscita a diventare in meno di 50 anni un Paese moderno e sviluppato, con una forte economia basata principalmente sulle attività petrolifere e sul turismo?
Sviluppo che ha permesso, non solo ai cittadini emiratini, ma pure a milioni di lavoratori stranieri, persone di decine di etnie e nazionalità diverse, di migliorare le loro condizioni di vita. Anche quando si parla dei lavoratori sfruttati nei cantieri edili e nei vari lavori svolti negli Emirati dagli immigrati, bisogna sempre applicare le regole della “relatività”. Le persone che hanno la “fortuna” di essere sfruttati per un periodo di tempo, ad esempio di 3 anni negli emirati, riescono a guadagnare quello che nei loro Paesi di origine non arriverebbero a guadagnare in tutta la loro vita. Questi lavoratori, anche se lavorano con turni massacranti, in condizioni di lavoro estreme a causa del caldo, non è che avrebbero trovato nei loro Paesi, lavori e condizioni migliori.
Veniamo, invece, alla Russia e ai russi, che sono passati negli ultimi 30 anni dalla povertà alla miseria e le cose andranno molto peggio per le prossime generazioni. Complice anche l’incredibile, ingiustificato sanguinoso attacco all’Ucraina.
È vero che alcuni oligarchi sono riusciti a creare immense ricchezze personali rubando al popolo russo le ricchezze di cui avrebbero dovuto beneficiare tutti i cittadini. Anche queste grandi fortune personali, queste ricchezze, sono a rischio ed è molto probabile che questi oligarchi possano perdere tutte le loro fortune accumulate negli anni.
Anche in Russia ci sono lavoratori stranieri, soprattutto africani, ma sono pochissimi e vengono sfruttati e maltrattati in modo per noi europei inconcepibile.
La situazione in Russia dal crollo dell’Unione Sovietica, negli anni ‘80 e ‘90 in poi, è andata sempre peggiorando. L'Unione Sovietica è crollata in seguito alla stagnazione economica e alla crescente insoddisfazione da parte dei cittadini per le misere condizioni di vita. Successivamente al crollo c’era stato un minimo di benessere in Russia, non per tutti però, ma limitatamente alle grandi metropoli e solo per alcune categorie sociali.
La stragrande maggioranza dei russi che abita nelle aree rurali e gli anziani pensionati non hanno mai beneficiato di alcun benessere, né prima né dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
La follia di Putin ha completato la distruzione delle limitate speranze che poteva avere una persona nata negli anni ‘70 e di tutti i cittadini russi di poter vivere una vita migliore.
Putin è riuscito in poche settimane a distruggere quel poco di buono che era riuscito a realizzare negli ultimi 20 anni per la Russia. La guerra finirà presto, Putin passerà come sono passati sempre i vari dittatori ovunque nel mondo, ma ai russi, alla povera gente, resterà solo miseria e disperazione.
Nel XVIII secolo durante l'era dell'Illuminismo, fu coniato il termine "dittatore illuminato" che descriveva il leader autoritario che governava con l'obiettivo di promuovere la crescita del suo regno e del suo potere, ma anche il progresso e la crescita dei suoi sudditi e della società.
Il concetto di "dittatore illuminato" per noi europei è un concetto controverso, perché un dittatore utilizza metodi autoritari e repressivi per raggiungere i suoi obiettivi, come ad esempio il controllo della stampa e limitazioni delle libertà civili.
Ma facendo un bilancio complessivo possiamo certamente affermare che nella vita ci vuole anche un pizzico di fortuna e sperare di finire sotto un "dittatore illuminato" piuttosto che sotto un dittatore ottuso ed egocentrico.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni
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