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NATO Foundation Defense College: alta conferenza su strategie futuro

01-07-2022 17:46 - Opinioni
GD – Roma, 1 lug. 22 - La NATO Defense College Foundation in collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo e il NATO Defense College ha organizzato una conferenza di alto livello sul futuro della NATO, intitolata "A relevant Alliance in a changing world", a pochi giorni dal vertice di Madrid.
L'obiettivo è stato quello di discutere i principali argomenti in agenda e delineare le future direzioni strategiche dello scenario internazionale, cercando di guardare oltre le grandi crisi discusse sui media: 19 esperti internazionali hanno approfondito alcune delle questioni più critiche degli ultimi mesi in 3 panel e 2 interventi speciali. Tra i principali temi trattati: le possibili traiettorie di evoluzione dell'Alleanza Atlantica, la necessità di rafforzare la cooperazione a livello di sicurezza in diversi teatri di instabilità (soprattutto l'Indo-Pacifico e la regione MENA) e il nodo di sfide sempre più globali – la sicurezza alimentare prima fra tutte.
Più di 120 persone hanno partecipato alla conferenza in sala e altrettante si sono collegate virtualmente su Zoom, contribuendo attivamente al dibattito.
Queste alcune brevi citazioni dei relatori.
- Amb. Alessandro Minuto-Rizzo, presidente della NATO Defense College Foundation, Roma – “L'Occidente sta mostrando una coesione che sembrava persa solo alcuni anni fa. È positivo che lo storico legame transatlantico abbia ritrovato una nuova vita dopo alcuni anni di negligenza. L'Alleanza ha già un gran numero di partner in diverse regioni del mondo. Occorre però riconsiderare la geografia e spostare l'attenzione verso aree sempre più importanti come l'Africa e il Sahel. Naturalmente, anche l'Indo-Pacifico sta diventando un'area di crescente cooperazione nel panorama globale”.
- On. Piero Fassino, presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, Roma - “Gli europei devono avere piena consapevolezza che la sicurezza è una loro priorità, assumendosi tutte le necessarie responsabilità, incluso l'obiettivo di investire il 2% del PIL nella difesa. Questa è senza dubbio una delle grandi sfide del prossimo decennio. La difesa europea dentro l'Alleanza Atlantica, non per competere ma per cooperare”.
- Prof. Eric Terzuolo, dell'American University, Washington DC - “L'opinione diffusa a Washington è che, almeno dal punto di vista ufficiale, la NATO si stia adattando bene a questa situazione mutevole, mantenendo la sua attenzione sulle sue funzioni fondamentali, prima di tutto la difesa collettiva, ma anche su ciò che deve essere fatto per adempiere tali compiti. [...] I giudizi sulla “morte cerebrale” della NATO sono stati evidentemente molto esagerati: l'Alleanza continua a mostrare una notevole adattabilità”.
- Benoit d'Aboville, Associate Fellow, Fondation pour la Recherche Stratégique, Parigi - “Si parla del futuro della NATO, ma il futuro della NATO è adesso. [...] Per la coesione dell'Alleanza, sarà importante che non si guardi più solo a Est ma che si tenga ben presente che le minacce contro l'Europa provengono da più direzioni”.
- Matthias Dembinski, Ricercatore, Peace Research Institute Frankfurt, Francoforte - “È probabile che, in futuro, l'ordine della sicurezza globale sarà sempre più antagonistico e che la NATO ritroverà il suo ruolo centrale tra le istituzioni europee e di sicurezza. La difesa collettiva sarà, ancora di più, primus inter pares tra i compiti fondamentali dell'Alleanza”.
- Gen. Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa Italiana, Roma - “Dai tempi della Guerra Fredda, abbiamo perso il concetto di interoperabilità e compatibilità delle forze. Sebbene abbiamo combattuto insieme in Afghanistan e altrove, ogni paese è sempre stato molto geloso dello sviluppo del proprio equipaggiamento militare. Si discute molto della necessità che la spesa per la difesa raggiunga il 2% del PIL: questo è insensato se i fondi non vengono spesi adeguatamente”.
- Rajendra Abhyankar, già Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri indiano, Mumbai - “Con l'ascesa della Cina, gli Stati Uniti si rivolgeranno inevitabilmente all'Indo-Pacifico. Infatti, non è un caso che quest'area stia diventando sempre più il baricentro del mondo: ha la metà della popolazione mondiale, i due terzi dell'economia globale, sette dei più grandi eserciti [...]. Washington deve consolidare il proprio ruolo, rafforzando al contempo la stabilità della regione per garantire che le norme internazionali vengano applicate – quelle stesse norme che la Cina sta cercando di sabotare, in particolare il diritto del mare”.
- Christian Koch, Direttore della Ricerca, Gulf Research Center, Gedda - “Esiste la possibilità che si verifichi una sorta di seconda ondata delle primavere arabe. I paesi del Nord Africa sono infatti molto fragili. [...] L'Unione Europea deve intervenire con un piano di assistenza allo sviluppo per aiutare questi paesi a evitare una crisi ancora più grave. Questo avrebbe del resto implicazioni dirette per i flussi migratori, per la stabilità interna e per quella regionale”.
- On. Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Affari Esteri, Roma - “Per l'Italia, la NATO deve rimanere all'altezza dei suoi compiti fondamentali, essere flessibile e proiettata al futuro. Dobbiamo continuare ad adottare un approccio olistico al fine di proteggere e difendere l'indivisibilità della nostra sicurezza. In altri termini, riteniamo che oggi l'Alleanza sia quanto mai rilevante per la nostra sicurezza”.
- Amb. Naser M. Y. Al Belooshi, ambasciatore del Bahrain in Italia, Roma - “C'è sicuramente una relazione intrinseca tra stabilità e sicurezza alimentare, che è data dalla disponibilità di cibo per tutti. [...] I Paesi dell'area MENA raramente hanno registrato un periodo prolungato di stabilità politica, che è presupposto fondamentale per uno sviluppo economico costante, per l'applicazione di strategie di sviluppo a lungo termine, governative e non, finalizzate a garantire la sicurezza alimentare per tutti”.
- Jyotsna Puri, vicepresidente associato, IFAD, Roma - “Negli anni è diventato sempre più evidente che esiste un rapporto importante tra i conflitti e la sicurezza alimentare. La causalità potrebbe sempre ricadere da una parte o dall'altra, ma in realtà le probabilità che la causa scatenante sia l'insicurezza alimentare sono molto alte. [...] I dati confermano che la possibilità che si generi un conflitto aumenta dal 3% al 20% ovunque ci sia insicurezza alimentare”.
- Piergiorgio Marini, manager, Illicit Trade Prevention, External Affairs, Philip Morris, Roma - “Con il Covid-19 ci siamo brutalmente resi conto che qualsiasi cosa colpisca un singolo elemento di una catena di produzione ha necessariamente anche un impatto sugli altri. [...] Credo che nei prossimi anni molti prodotti subiranno gravi interruzioni all'interno delle loro catene di produzione. Questo causerà scarsità e quindi favorirà il mercato nero”.
La registrazione completa dell'evento è disponibile sul canale YouTube NDCF.
Per ulteriori informazioni contattare il team di comunicazione NDCF all'indirizzo: ndcf.pressmediarelations@gmail.com;
Sofia Mastrostefano (sofia.mastrostefano@natofoundation.org) +39 366 254 20 29;
Veronica Reda (vreda.ndcf@gmail.com) +39 349 629 89 04

Fonte: NATO Foundation Defence College
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