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Made in Italy: on. Cavedagna, “Italia sommersa dai pacchi cinesi”

10-10-2025 18:37 - Made in Italy
GD - Bruxelles, 10 ott. 25 – Allarme valanga di pacchi cinesi in arrivo in Italia. “Non è concorrenza, è un assalto economico. Quando un Paese come l’Italia viene invaso da un milione di pacchi al giorno provenienti dalla Cina, pieni di capi senza tracciabilità, senza controlli e spesso senza rispetto delle norme europee, non si può parlare di mercato libero ma di colonizzazione digitale”. A parlare è Stefano Cavedagna, eurodeputato di Fratelli d’Italia Gruppo ECR, commentando i dati diffusi da Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, secondo cui nel primo semestre del 2025 l’export del settore moda italiano è calato del 4%, mentre l’import è cresciuto del 6%, con un balzo del +18% dalla Cina.
“Sburlati ha ragione: siamo sotto attacco. Il sistema moda è un’eccellenza che vale oltre il 5% del PIL e dà lavoro a più di un milione di persone. Se continuiamo a lasciare campo libero a chi vende prodotti tossici o contraffatti a pochi euro, distruggiamo il tessuto industriale italiano pezzo dopo pezzo. È tempo di agire e anche Bruxelles deve smettere di fare finta di nulla” ha detto l’eurodeputato.
L’on. Cavedagna ha inoltre ricordato che già nel 2024, in Commissione IMCO, aveva presentato due interrogazioni alla Commissione Europea per chiedere una stretta sui marketplace di fast fashion e sull’importazione di capi contenenti sostanze vietate dal regolamento REACH. “Un anno fa avevamo denunciato la mancanza di controlli e la totale impunità con cui piattaforme come Temu e Shein operano in Europa, veri strumenti di colonizzazione digitale. Oggi la stessa Commissione ammette che ci sono violazioni del Digital Services Act. Ma non basta: non ci servono più conferme: servono azioni immediate”.
L’eurodeputato ha poi sottolineato che non si tratta di protezionismo, ma di tutela economica e culturale: “Chi produce in Italia rispetta regole severe su ambiente, lavoro e sicurezza. Chi vende dall’altra parte del mondo, no! Eppure gode degli stessi vantaggi di mercato. È una distorsione che nessun sistema può reggere. Difendere il Made in Italy non è un atto ideologico: è una scelta di sopravvivenza. Serve una risposta forte, coordinata e identitaria. Bene l’attuazione del bollino di garanzia per la filiera moda voluto dal MIMIT, perché è uno strumento oggi in grado di distinguere chi rispetta le regole da chi inquina il mercato”.
In questo senso, l’on. Cavedagna ha condiviso anche l’impostazione annunciata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha chiesto di approvare al più presto il disegno di legge sulla certificazione delle filiere. La misura, promossa dal MIMIT, prevede che i brand possano ottenere da un’autorità terza una verifica preventiva del pieno rispetto delle norme ambientali e sul lavoro lungo tutta la catena produttiva, garantendo trasparenza e tracciabilità. “È un passo nella giusta direzione – osserva Cavedagna – perché serve a mettere in sicurezza il sistema, tutelando i marchi e le piccole imprese”, ha aggiunto.
Secondo l'eurodeputato Cavedagna, il Piano Moda Italia 2035, che punta a rafforzare la competitività e la sostenibilità del comparto, rappresenta una base utile, che va accompagnata da misure immediate anche a livello europeo contro l’import selvaggio e l’elusione doganale. “Il piano va sostenuto, ma dobbiamo fare un passo in più: serve una strategia europea e un piano di difesa industriale del Made in Italy, capace di proteggere le nostre imprese dalle piattaforme digitali che sfruttano la rete per aggirare le regole e svalutare il lavoro.”
Cavedagna ha concluso con un messaggio diretto: “Non possiamo essere il ventre molle dell’Europa. Dobbiamo difendere il nostro sistema moda con orgoglio e determinazione. Il Made in Italy non può essere sacrificato sull’altare del low cost e della deregulation digitale.Chi vende in Europa deve rispettare le stesse norme che valgono per chi produce in Europa. Se permettiamo ai marketplace cinesi di aggirare dazi, IVA e controlli, stiamo disarmando il nostro sistema. Per riprendere le parole di Sburlati, ‘Made in Italy’ first: perché senza la moda, senza l’eccellenza, senza i nostri distretti, l’Italia perde se stessa”.