Ma la pazienza di Trump ha un limite, oppure no?
16-11-2025 19:00 - Opinioni
GD - Roma, 16 nov. 25 - Quanti schiaffi deve prendere uno prima di reagire? Questa domanda sorge spontanea osservando il balletto che da mesi va avanti tra Putin e Trump. Grandi amici, grandi convegni e zero risultati. Anzi, le cose stanno ulteriormente deteriorandosi ben al di là del disastroso incontro ad Anchorage dove Trump ha accolto Putin con tutti gli onori e dove alla fine non è riuscito a cavare un ragno dal buco.
Fonte: Ciro Maddaloni
Poi ha provato a fare pressione su Zelensky per fargli accettare degli accordi di pace difficili da digerire da parte degli Ucraini. E per tutta risposta i russi hanno ulteriormente alzato l’asticella delle loro assurde pretese di dominio sui territori ucraini non ancora conquistati e sul pretendere di fatto il “controllo strategico e militare” sull’Ucraina.
Trump, che non è abituato alle lunghe negoziazioni, ha quindi spostato la sua attenzione sulla guerra tra Hamas ed Israele riuscendo a realizzare la fase uno dell’accordo da lui proposto alle parti, e cioè, la restituzione degli ostaggi israeliani (in vita e deceduti) e la liberazione dei terroristi palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane.
Gli USA hanno presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una bozza di risoluzione che prevede un piano di “stabilizzazione” per il controllo della striscia di Gaza e la cessazione delle ostilità tra le due parti.
La cessazione delle ostilità e la riconsegna delle armi da parte di Hamas è un prerequisito fondamentale per avviare le opere di ricostruzione delle aree devastate dal conflitto. La bozza di risoluzione presentata degli Stati Uniti sarà discussa dal Consiglio Generale delle Nazioni Unite, lunedì 17 novembre.
Nelle riunioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite capita, molto di frequente, che la Russia voti “No” durante le riunioni. Questa volta i russi hanno elaborato una nuova strategia, infatti non hanno annunciato un voto (Sì/No), ma hanno presentato per mano dei loro rappresentanti una loro proposta di risoluzione, che ricalca punto per punto la proposta americana ma ne stravolge totalmente il significato!
I russi hanno affinato una nuova strategia per contrastare le risoluzioni USA. Una nuova strategia che è molto più “subdola” e che farà perdere tempo per la discussione in seno al Consiglio di Sicurezza.
Il testo alternativo presentato dai russi, costruito per apparire “più equilibrato, più neutrale”, è una vera e propria contromossa politica, che si pone come primo obiettivo quello di rimettere la Russia in gioco, in una partita da cui è stata esclusa con la caduta del regime siriano di Bashar Al-Assad.
Ma come hanno riportato le principali agenzie di informazione, la proposta russa mina dalle fondamenta il fragile cessate il fuoco e gli sforzi volti a creare un quadro istituzionale chiaro per la transizione post-conflitto.
Ad esempio, la risoluzione presentata dai russi non prevede la smilitarizzazione di Gaza (e di Hamas), che è il primo punto fondamentale della risoluzione americana.
Questo è un primo, e certamente il più importante, grande punto di rottura con la risoluzione americana: Mosca non accetta che la Striscia venga ripulita da arsenali e milizie secondo i tempi e le modalità disegnate dagli USA.
La proposta russa contrasta apertamente anche Israele, chiedendo lo stop immediato alla presenza delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) oltre la Linea gialla. La risoluzione presentata dalla Russia chiede che qualunque presenza militare israeliana a est della Linea gialla deve essere considerata come un atto di invasione da parte di Israele, quindi deve essere inibita e non tollerata. Un chiaro messaggio politico a Gerusalemme.
Nella contro-risoluzione presentata dai russi “l’organo di amministrazione transitoria”, che è uno dei cardini della proposta prevista dal piano Trump, non viene menzionato. In alternativa, i russi propongono che sia il Segretario generale dell’ONU a valutare le possibili opzioni e a presentare un piano d’azione.
Infine, la risoluzione russa punta a riaffermare la soluzione a due Stati, ma basata sull’unità Gaza-Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese. Questa ulteriore proposta russa ha come obiettivo quello di inibire qualsiasi scenario alternativo, che non preveda questo “collegamento” tra i due territori. Gaza e la Cisgiordania sono le due aree principali che dovrebbero costituire il nuovo Stato palestinese. Ma la continuità territoriale non è realizzabile, perché i due territori sono separati dal territorio israeliano.
Quindi Putin ha colto un’altra occasione per sbeffeggiare il Presidente Trump che da mesi si dice orgoglioso di aver siglato la pace tra Israele e Gazawi e manda messaggi molto chiari agli americani: no alla risoluzione da loro proposta per Gaza, no a un ridimensionamento delle milizie palestinesi di Hamas, no a una presenza israeliana prolungata sulla striscia di Gaza.
Trump capirà questa volta chi è che crea problemi e tensioni nel mondo?
Trump, che non è abituato alle lunghe negoziazioni, ha quindi spostato la sua attenzione sulla guerra tra Hamas ed Israele riuscendo a realizzare la fase uno dell’accordo da lui proposto alle parti, e cioè, la restituzione degli ostaggi israeliani (in vita e deceduti) e la liberazione dei terroristi palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane.
Gli USA hanno presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una bozza di risoluzione che prevede un piano di “stabilizzazione” per il controllo della striscia di Gaza e la cessazione delle ostilità tra le due parti.
La cessazione delle ostilità e la riconsegna delle armi da parte di Hamas è un prerequisito fondamentale per avviare le opere di ricostruzione delle aree devastate dal conflitto. La bozza di risoluzione presentata degli Stati Uniti sarà discussa dal Consiglio Generale delle Nazioni Unite, lunedì 17 novembre.
Nelle riunioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite capita, molto di frequente, che la Russia voti “No” durante le riunioni. Questa volta i russi hanno elaborato una nuova strategia, infatti non hanno annunciato un voto (Sì/No), ma hanno presentato per mano dei loro rappresentanti una loro proposta di risoluzione, che ricalca punto per punto la proposta americana ma ne stravolge totalmente il significato!
I russi hanno affinato una nuova strategia per contrastare le risoluzioni USA. Una nuova strategia che è molto più “subdola” e che farà perdere tempo per la discussione in seno al Consiglio di Sicurezza.
Il testo alternativo presentato dai russi, costruito per apparire “più equilibrato, più neutrale”, è una vera e propria contromossa politica, che si pone come primo obiettivo quello di rimettere la Russia in gioco, in una partita da cui è stata esclusa con la caduta del regime siriano di Bashar Al-Assad.
Ma come hanno riportato le principali agenzie di informazione, la proposta russa mina dalle fondamenta il fragile cessate il fuoco e gli sforzi volti a creare un quadro istituzionale chiaro per la transizione post-conflitto.
Ad esempio, la risoluzione presentata dai russi non prevede la smilitarizzazione di Gaza (e di Hamas), che è il primo punto fondamentale della risoluzione americana.
Questo è un primo, e certamente il più importante, grande punto di rottura con la risoluzione americana: Mosca non accetta che la Striscia venga ripulita da arsenali e milizie secondo i tempi e le modalità disegnate dagli USA.
La proposta russa contrasta apertamente anche Israele, chiedendo lo stop immediato alla presenza delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) oltre la Linea gialla. La risoluzione presentata dalla Russia chiede che qualunque presenza militare israeliana a est della Linea gialla deve essere considerata come un atto di invasione da parte di Israele, quindi deve essere inibita e non tollerata. Un chiaro messaggio politico a Gerusalemme.
Nella contro-risoluzione presentata dai russi “l’organo di amministrazione transitoria”, che è uno dei cardini della proposta prevista dal piano Trump, non viene menzionato. In alternativa, i russi propongono che sia il Segretario generale dell’ONU a valutare le possibili opzioni e a presentare un piano d’azione.
Infine, la risoluzione russa punta a riaffermare la soluzione a due Stati, ma basata sull’unità Gaza-Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese. Questa ulteriore proposta russa ha come obiettivo quello di inibire qualsiasi scenario alternativo, che non preveda questo “collegamento” tra i due territori. Gaza e la Cisgiordania sono le due aree principali che dovrebbero costituire il nuovo Stato palestinese. Ma la continuità territoriale non è realizzabile, perché i due territori sono separati dal territorio israeliano.
Quindi Putin ha colto un’altra occasione per sbeffeggiare il Presidente Trump che da mesi si dice orgoglioso di aver siglato la pace tra Israele e Gazawi e manda messaggi molto chiari agli americani: no alla risoluzione da loro proposta per Gaza, no a un ridimensionamento delle milizie palestinesi di Hamas, no a una presenza israeliana prolungata sulla striscia di Gaza.
Trump capirà questa volta chi è che crea problemi e tensioni nel mondo?
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernmenr internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni














