20 Aprile 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Opinioni

Le ardue sfide dell’Italia sullo scenario globale

30-09-2022 19:19 - Opinioni
GD – Roma, 30 set. 22 - La guerra in Ucraina evolve in una progressiva escalation: Putin non ha esitato a rilanciare lo spettro della minaccia nucleare e dopo l'inquietante sabotaggio dei gasdotti nel Mar Baltico e l'annunciata annessione forzata del Donbass si prospettano tristi presagi. Di fronte a questo scenario, il nuovo Governo avrà innanzitutto la responsabilità chiarire in che termini intende proporsi nell'Unione Europea. C'è una scelta di fondo da compiere: se muoversi, in concreto e non solo come annunciato nei programmi elettorali, nella continuità di un “europeismo” autentico, ovvero se a questo percorso si vogliono cominciare a porre “paletti” e “distinguo”. Una prima scelta va fatta subito per chiarire se si intende proseguire la ricerca di una leadership europea rafforzando l'intesa Italia-Francia-Germania, cui potranno certamente aggiungersi altri attori come la Spagna.
La scelta è cruciale per vari motivi. Se l'Italia ha potuto varare il suo Piano Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risultando il principale beneficiario dei fondi europei del Next generation EU, lo si deve all'appoggio di Francia e Germania. Anche sul principio di “solidarietà” per la ripartizione dei flussi migratori segnali di apertura erano venuti proprio da Parigi e Berlino: avevano cominciato ad accettare i primi ricollocamenti di migranti giunti in Italia con gli sbarchi clandestini, nonostante le ripercussioni nelle rispettive “politiche interne” per la scadenza di importanti consultazioni elettorali.
Il tema è tornato di attualità con le nuove pressioni migratorie che riguardano da vicino l'Italia e il dramma delle stragi in mare che già contano - secondo dati ufficiali, considerati però sottostimati – 1.280 morti nel 2022.
In generale, una scelta rinnovata sull'intesa Roma-Parigi-Berlino si pone nell'alveo di una concezione dell'Europa che ritiene necessario salvaguardare i principi dello Stato di diritto e il modello costituzionale comune, basato sul check and balance (di cui l'indipendenza della magistratura è un corollario) proprio delle democrazie liberali. Il Governo italiano dovrà essere netto nella scelta di campo, rispetto alle derive che hanno visto paesi come l'Ungheria e la Polonia, ad esempio, discostarsi dallo standard dei diritti dell'Unione Europea.
Nel dibattito politico si è posto in discussione “il primato” del diritto europeo rifacendosi ad alcune pronunce della Corte Costituzionale tedesca, ma sul punto i giuristi evidenziano una diversa prospettiva. La stessa Costituzione tedesca riconosce un primato del diritto europeo nelle materie ad esso devolute, e l'orientamento del giudice costituzionale tedesco in discussione in verità si riferisce ad uno specifico contesto e ad aspetti tecnici riguardanti i programmi di acquisto dei titoli sovrani degli Stati intrapresi dalla BCE. Successivamente la misura non è stata più contestata quando il programma è stato varato per far fronte alla crisi pandemica.
La ricerca di un'intesa tra Roma, Parigi e Berlino, dunque, risponde ad un preciso interesse nazionale. Gli interessi dell'Italia sui temi economici e dell'immigrazione sono stati contrastati proprio dal blocco dei cosiddetti Paesi frugali (ossia Olanda, Austria, Danimarca, Svezia, Finlandia e Repubbliche Baltiche) o del gruppo di Visegrad (vale a dire Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia).
Ora, di fronte alle tendenze politiche emerse (come le ultime elezioni in Svezia, alcune divergenze sorte sulle politiche sanzionatorie e energetiche, e le contrapposizioni dell'ungherese Orban) occorre far progredire il progetto europeo che l'Italia insieme a Francia e Germania ha finora inteso perseguire. A cominciare dal ridimensionare la regola delle decisioni europee all'unanimità, che di fatto non dà spazio alla volontà degli Stati che, singolarmente considerati, in Europa hanno maggiore rappresentatività: in termini di popolazione, forza economica e autorevolezza internazionale.
Una prima indicazione dovrebbe venire da una pronta ratifica del Trattato del Quirinale, promosso dalla Francia con l'Italia per estendere l'intesa storica con la Germania già suggellata con il Trattato dell'Eliseo. Lo strumento consentirebbe di tutelare gli interessi italiani specie nell'industria della difesa e nelle acquisizioni finanziarie su imprese di interesse nazionale.
Le previsioni sul ruolo dell'Europa sono, pertanto, fondamentali rispetto alla più grave emergenza che coinvolge ora direttamente sotto tutti i profili, economici, sociali, e non ultimi quelli morali: la guerra in Ucraina. Dopo l'ultima escalation, il dibattito sulla guerra in Ucraina dal Consiglio di Sicurezza - dove è scontato il veto della Russia - si sposterà all'Assemblea Generale dell'ONU. Sarà allora opportuno che l'Italia promuova con l'UE una linea comune, proponendo una road map che punti a riproporre lo “spirito di Helsinki”, con una nuova Conferenza per la pace e la sicurezza in Europa.
Non vi sono che alcune priorità per il Governo italiano: non fungere da inerme spettatore; perseguire un'idea di sovranità europea che non sia velleitaria e dia forza all'alleanza euro-atlantica; persistere nella deterrenza contro chi non riconosce che le ragioni della prepotenza; non trascurare una visione strategica nel Mediterraneo allargato e, in generale, sui temi globali (pandemia, clima, transizione energetica, pressioni migratorie, diseguaglianze globali, etc.); promuovere comunque ogni sforzo diplomatico per riportare la pace in Europa e nel mondo, puntando anche a recuperare significato e ruolo delle Nazioni Unite.

Maurizio Delli Santi
membro dell'International Law Association

Fonte: Maurizio Delli Santi
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie