La tesi lunare secondo cui è colpa della NATO ‘avvicinatasi’ troppo a Russia
03-10-2025 15:52 - Opinioni
GD - Roma, 3 ott. 25 - Ma è vero che la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina è la conseguenza del fatto che la NATO si sia avvicinata alla Russia? La singolare domanda dovrebbero porsela tutti coloro, opinionisti, esperti di geopolitica, politici europei e simpatizzanti da bar che insistono a riconoscere “le ragioni” di Putin, che ha scatenato una guerra contro l’Ucraina, anche in dispregio alle regole del diritto internazionale, dicendo che questa occupazione incruenta era necessaria per difendere la Russia dall’avvicinarsi della NATO.
La risposta più ovvia a questa affermazione è che la Russia ha da sempre migliaia di chilometri di confine diretto con i Paesi della NATO, come gli Stati Uniti nello stretto di Bering, la Norvegia, l’Estonia, la Lettonia, e l’oblast di Kaliningrad che confina con la Polonia e la Lituania.
Inoltre si devono considerare anche le prossimità marittime della Russia con Paesi NATO nel Mar Baltico, dove la Russia condivide l’accesso al Mar Baltico con Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Germania e nel Mar Nero con la Turchia, Romania e Bulgaria.
Infine, la geografia dimostra che la Russia invadendo l’Ucraina sarebbe andata lei “incontro” alla NATO avvicinandosi a Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca.
Insomma, per dire le cose come stanno, non è la NATO che si è avvicinata alla Russia. Sono gli ex Paesi satelliti dell'URSS che sono corsi a rifugiarsi sotto l’ombrello della NATO appena hanno potuto farlo.
Perché hanno sentito questo bisogno impellente di investire soldi e risorse per partecipare alla NATO? Questa è una domanda interessante da porre a chi sostiene appunto che la Russia sta reagendo all’espansionismo della NATO.
A riprova di ciò, una conferma a questa domanda l’hanno già data la Finlandia e la Svezia che hanno deciso di aderire alla NATO immediatamente, in seguito all’invasione da parte dei russi dell’Ucraina.
Ma ancor di più, la risposta a questi esperti e opinionisti da Bar Sport è stata data in questi giorni dai cittadini moldavi che hanno tenuto le elezioni per il nuovo Parlamento. A scrutinio ultimato, le elezioni moldave hanno infatti decretato la vittoria inconfutabile del partito filo-europeo PAS, ossia il Partidul Acțiune și Solidaritate - Partito di Azione e Solidarietà, che ha vinto contro il Partito Comunista Moldavo PCRM - Partidul Comuniștilor din Republica Moldova, il "Blocco Patriottico" sostenuto dal Cremlino, il cui logo - la stella con falce e martello - richiama qualcosa che pensavamo fosse superata dal tempo.
Il risultato elettorale garantisce al partito filo-europeo PAS, guidato dalla presidente Maia Sandu, una solida maggioranza: 55 seggi su 101, sufficiente per poter governare senza bisogno di formare una coalizione con altri partiti.
È una vittoria importante quella del PAS che è riuscito a prevalere, malgrado la Moldavia abbia dovuto affrontare una massiccia campagna di interferenze e disinformazione da parte della Russia; con ondate di messaggi di propaganda e false informazioni, generate automaticamente dai software russi (bot) sui social media. Messaggi che amplificavano la disinformazione e le voci filo-Cremlino, fino ad arrivare a diffondere il terrore con minacce di attentati dinamitardi ai seggi elettorali nelle città che tradizionalmente votano a favore dell'Europa. Nei seggi elettorali della diaspora moldava a Roma e Alicante ci sono stati 4 allarmi bomba e le votazioni sono state sospese.
Secondo quanto riferito, la Russia ha speso una somma pari a circa l'1,5% del PIL della Moldavia (oltre 400 milioni di dollari), nel tentativo di condizionare il risultato delle urne, che comunque non sono stati sufficienti per influenzare la scelta degli elettori moldavi.
La Moldavia, per la sua posizione geografica, è assolutamente strategica per la regione ucraina di Odessa e per la Romania. L’eventuale perdita della Moldavia, a favore dei fantocci filo-russi, avrebbe rappresentato una grave minaccia strategica per l'Ucraina e per la NATO, di cui la Romania fa parte.
Queste sono state probabilmente le elezioni parlamentari più importanti degli ultimi decenni in Moldavia. La democrazia si è affermata in Moldavia anche in seguito alla sanguinosa guerra scatenata dai russi contro l’Ucraina che ha fatto rinascere in tutti i Paesi che hanno subito il dominio sovietico il terrore di poter ricadere in quella sfera soffocante di influenza.
Le elezioni in Moldavia rappresentano anche un eccellente risultato per l’Unione Europea che viene vista da molti Paesi orientali come un traguardo da raggiungere per conquistare una vita migliore.
Questo è un altro duro colpo per Vladimir Putin e per la crescente guerra ibrida che la Russia conduce senza limiti contro i Paesi occidentali, e ancor più contro i Paesi che facevano parte della sfera di influenza sovietica, per tentare di condizionare la democrazia e le libere elezioni.
Ma è anche la risposta per tutti gli opinionisti, esperti di geopolitica, politici europei e coloro che insistono nell’affermare “le ragioni” di Putin per la guerra scatenata in Ucraina, in Georgia, in Cecenia, in Siria e le tensioni costanti sotto cui la Russia continua a tenere la Moldavia, la Transnistria, il Dagestan e tanti Paesi del centro Africa.
La storia ci ricorda che la Russia negli ultimi 25 anni ha lanciato ben 6 guerre: 1 - guerra cecena; 2 - guerra russo-georgiana dell'Ossezia del Sud; 3 - annessione della Crimea; 4 - conflitto nel Donbass; 5 - intervento militare in Siria; 6 - invasione su larga scala dell'Ucraina; senza contare i vari focolai di guerra attivati, attraverso l'uso di mercenari, in Africa.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
La risposta più ovvia a questa affermazione è che la Russia ha da sempre migliaia di chilometri di confine diretto con i Paesi della NATO, come gli Stati Uniti nello stretto di Bering, la Norvegia, l’Estonia, la Lettonia, e l’oblast di Kaliningrad che confina con la Polonia e la Lituania.
Inoltre si devono considerare anche le prossimità marittime della Russia con Paesi NATO nel Mar Baltico, dove la Russia condivide l’accesso al Mar Baltico con Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Germania e nel Mar Nero con la Turchia, Romania e Bulgaria.
Infine, la geografia dimostra che la Russia invadendo l’Ucraina sarebbe andata lei “incontro” alla NATO avvicinandosi a Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca.
Insomma, per dire le cose come stanno, non è la NATO che si è avvicinata alla Russia. Sono gli ex Paesi satelliti dell'URSS che sono corsi a rifugiarsi sotto l’ombrello della NATO appena hanno potuto farlo.
Perché hanno sentito questo bisogno impellente di investire soldi e risorse per partecipare alla NATO? Questa è una domanda interessante da porre a chi sostiene appunto che la Russia sta reagendo all’espansionismo della NATO.
A riprova di ciò, una conferma a questa domanda l’hanno già data la Finlandia e la Svezia che hanno deciso di aderire alla NATO immediatamente, in seguito all’invasione da parte dei russi dell’Ucraina.
Ma ancor di più, la risposta a questi esperti e opinionisti da Bar Sport è stata data in questi giorni dai cittadini moldavi che hanno tenuto le elezioni per il nuovo Parlamento. A scrutinio ultimato, le elezioni moldave hanno infatti decretato la vittoria inconfutabile del partito filo-europeo PAS, ossia il Partidul Acțiune și Solidaritate - Partito di Azione e Solidarietà, che ha vinto contro il Partito Comunista Moldavo PCRM - Partidul Comuniștilor din Republica Moldova, il "Blocco Patriottico" sostenuto dal Cremlino, il cui logo - la stella con falce e martello - richiama qualcosa che pensavamo fosse superata dal tempo.
Il risultato elettorale garantisce al partito filo-europeo PAS, guidato dalla presidente Maia Sandu, una solida maggioranza: 55 seggi su 101, sufficiente per poter governare senza bisogno di formare una coalizione con altri partiti.
È una vittoria importante quella del PAS che è riuscito a prevalere, malgrado la Moldavia abbia dovuto affrontare una massiccia campagna di interferenze e disinformazione da parte della Russia; con ondate di messaggi di propaganda e false informazioni, generate automaticamente dai software russi (bot) sui social media. Messaggi che amplificavano la disinformazione e le voci filo-Cremlino, fino ad arrivare a diffondere il terrore con minacce di attentati dinamitardi ai seggi elettorali nelle città che tradizionalmente votano a favore dell'Europa. Nei seggi elettorali della diaspora moldava a Roma e Alicante ci sono stati 4 allarmi bomba e le votazioni sono state sospese.
Secondo quanto riferito, la Russia ha speso una somma pari a circa l'1,5% del PIL della Moldavia (oltre 400 milioni di dollari), nel tentativo di condizionare il risultato delle urne, che comunque non sono stati sufficienti per influenzare la scelta degli elettori moldavi.
La Moldavia, per la sua posizione geografica, è assolutamente strategica per la regione ucraina di Odessa e per la Romania. L’eventuale perdita della Moldavia, a favore dei fantocci filo-russi, avrebbe rappresentato una grave minaccia strategica per l'Ucraina e per la NATO, di cui la Romania fa parte.
Queste sono state probabilmente le elezioni parlamentari più importanti degli ultimi decenni in Moldavia. La democrazia si è affermata in Moldavia anche in seguito alla sanguinosa guerra scatenata dai russi contro l’Ucraina che ha fatto rinascere in tutti i Paesi che hanno subito il dominio sovietico il terrore di poter ricadere in quella sfera soffocante di influenza.
Le elezioni in Moldavia rappresentano anche un eccellente risultato per l’Unione Europea che viene vista da molti Paesi orientali come un traguardo da raggiungere per conquistare una vita migliore.
Questo è un altro duro colpo per Vladimir Putin e per la crescente guerra ibrida che la Russia conduce senza limiti contro i Paesi occidentali, e ancor più contro i Paesi che facevano parte della sfera di influenza sovietica, per tentare di condizionare la democrazia e le libere elezioni.
Ma è anche la risposta per tutti gli opinionisti, esperti di geopolitica, politici europei e coloro che insistono nell’affermare “le ragioni” di Putin per la guerra scatenata in Ucraina, in Georgia, in Cecenia, in Siria e le tensioni costanti sotto cui la Russia continua a tenere la Moldavia, la Transnistria, il Dagestan e tanti Paesi del centro Africa.
La storia ci ricorda che la Russia negli ultimi 25 anni ha lanciato ben 6 guerre: 1 - guerra cecena; 2 - guerra russo-georgiana dell'Ossezia del Sud; 3 - annessione della Crimea; 4 - conflitto nel Donbass; 5 - intervento militare in Siria; 6 - invasione su larga scala dell'Ucraina; senza contare i vari focolai di guerra attivati, attraverso l'uso di mercenari, in Africa.
Il vero mistero quindi è: come fanno queste persone filo Putin a continuare a dare ancora credito alla Russia e al suo dittatore?
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni