La pace non è gratis
05-05-2024 19:31 - Opinioni

GD - Roma, 5 mag. 24 - Perché coloro che continuano a gridare “pace” non cercano di analizzare cosa succede, da sempre, nel nostro mondo e cosa ogni volta si è dovuto fare per superare le guerre, mitigare i problemi e assicurare la pace?
Tutti vogliono la pace, tutti gridano all'esigenza di fermare le guerre e i genocidi. Ma quando si pone questa domanda, ad esempio ai giovani che stanno occupando le università di mezzo mondo in questi giorni, si riceve sempre la solita risposta fatta di frasi comuni, auspici, nessuna aderenza alla realtà e soprattutto nessuna proposta concreta per garantire la pace.
Come si sta vedendo, ad esempio, in Ucraina dove sono stati “allentati” gli aiuti, perché distratti dalle tensioni in Palestina, i Russi ne hanno approfittato subito per riprendere la loro offensiva, bombardare le infrastrutture civili e riprendere le azioni di terra per tentare di conquistare ulteriore terreno in Ucraina. Sono state sufficienti le richieste di pace, invocate da più parti, incluso il Santo Padre? Le invocazioni alla pace hanno convinto Putin a retrocedere dalle sue azioni aggressive nei confronti dell'Ucraina?
Lo si è visto anche in Palestina: tutti a reclamare la pace, ma sembra che in molti abbiano “dimenticato” perché è iniziata questa azione militare israeliana nella striscia di Gaza.
Sono passati solo 6 mesi dal 7 ottobre quando i terroristi di Hamas hanno commesso le atrocità di cui, purtroppo, si ha avuto modo di conoscere la cruda realtà.
I giovani studenti universitari dovrebbero ben conoscere la realtà delle cose in Palestina ed anche la storia della Palestina stessa degli ultimi 50 anni. Dovrebbero considerare quello che hanno sempre combinato i palestinesi in quell'area di terra, prima con l'OLP di Yasser Arafat, e adesso con Hamas.
All'università sarebbe opportuno fare studiare ai ragazzi la storia contemporanea della Palestina, raccontare loro cosa è successo con i palestinesi che sono stati accolti come rifugiati in Giordania, dopo la guerra dei sei giorni (giugno 1967).
Nel mese di settembre 1970, il re Hussein di Giordania ha dovuto dare un giro di vite ai gruppi di guerriglieri palestinesi che si erano insediati all'interno del suo Paese. I palestinesi rifugiati in Giordania avevano tentato di sovvertire il potere locale per instaurare la loro supremazia e per fare ciò avevano tentato addirittura di assassinare il re.
Come conseguenza di questa azione ostile da parte dei rifugiati palestinesi, l'esercito giordano ha dovuto combattere contro i rifugiati palestinesi e molti di loro sono stati uccisi e gli altri sono stati espulsi dalla Giordania.
Da questo episodio è nata l'organizzazione terroristica palestinese "Settembre Nero", che è stata responsabile di diversi atti di violenza in Palestina e in Europa, tra cui il terribile massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972.
Il popolo di Palestina alla fine del 2015 contava 12,37 (*) milioni di persone, ma di questi solo poco più di 4 milioni vivono in Palestina: 2,9 milioni in Cisgiordania e 1,85 milioni nella Striscia di Gaza.
Come mai l'Egitto che ha 111 milioni di abitanti non accetta di accogliere 1.85 milioni di palestinesi? La Germania, che conta 84 milioni di abitanti, ha accolto 1.2 milioni di profughi siriani negli anni scorsi; persone che per religione, cultura e tradizioni non hanno molto in comune con la Germania e verso i quali i tedeschi non avevano alcuna obbligazione né dovere morale.
Tutto questo per dire che le popolazioni mediorientali conoscono molto bene i loro vicini palestinesi. Si guardano bene dall'aprire le loro porte all'accoglienza, anzi fanno di tutto per tenerli alla larga.
Basti pensare che l'Egitto ha eretto un muro invalicabile al confine proprio per impedire ai palestinesi di penetrare il loro territorio.
Inoltre, se teniamo conto che nessun paese arabo ha dato disponibilità per accogliere, non una parte, ma nemmeno uno dei palestinesi della Striscia di Gaza, questo dovrebbe suscitare delle domande in tutti coloro che continuano a gran voce ad invocare “pace” e a chiedere che Israele cessi immediatamente la sua azione di guerra contro Hamas.
Detto ciò tutti auspicano che la guerra possa finire immediatamente e che soprattutto donne e bambini possano essere messi al sicuro. Ma questo sarà possibile solo dopo che il popolo palestinese avrà ripudiato il terrorismo senza se e senza ma.
Questo chiedono a gran voce tutti i Paesi arabi, che vogliono ristabilire la pace e la collaborazione con Israele perché hanno ben chiaro che solo nella pace ci può essere sviluppo e prosperità. Ed è questa la ragione per cui i Paesi del Golfo hanno tutto l'interesse ad isolare Hamas e chi li sostiene, per ripartire dagli accordi di Abramo.
(*) Nota - In Israele vivono 1,5 milioni di palestinesi, 5,5 milioni in paesi arabi (soprattutto in Giordania, Siria e Libano) e 685.000 nel resto del mondo.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
Tutti vogliono la pace, tutti gridano all'esigenza di fermare le guerre e i genocidi. Ma quando si pone questa domanda, ad esempio ai giovani che stanno occupando le università di mezzo mondo in questi giorni, si riceve sempre la solita risposta fatta di frasi comuni, auspici, nessuna aderenza alla realtà e soprattutto nessuna proposta concreta per garantire la pace.
Come si sta vedendo, ad esempio, in Ucraina dove sono stati “allentati” gli aiuti, perché distratti dalle tensioni in Palestina, i Russi ne hanno approfittato subito per riprendere la loro offensiva, bombardare le infrastrutture civili e riprendere le azioni di terra per tentare di conquistare ulteriore terreno in Ucraina. Sono state sufficienti le richieste di pace, invocate da più parti, incluso il Santo Padre? Le invocazioni alla pace hanno convinto Putin a retrocedere dalle sue azioni aggressive nei confronti dell'Ucraina?
Lo si è visto anche in Palestina: tutti a reclamare la pace, ma sembra che in molti abbiano “dimenticato” perché è iniziata questa azione militare israeliana nella striscia di Gaza.
Sono passati solo 6 mesi dal 7 ottobre quando i terroristi di Hamas hanno commesso le atrocità di cui, purtroppo, si ha avuto modo di conoscere la cruda realtà.
I giovani studenti universitari dovrebbero ben conoscere la realtà delle cose in Palestina ed anche la storia della Palestina stessa degli ultimi 50 anni. Dovrebbero considerare quello che hanno sempre combinato i palestinesi in quell'area di terra, prima con l'OLP di Yasser Arafat, e adesso con Hamas.
All'università sarebbe opportuno fare studiare ai ragazzi la storia contemporanea della Palestina, raccontare loro cosa è successo con i palestinesi che sono stati accolti come rifugiati in Giordania, dopo la guerra dei sei giorni (giugno 1967).
Nel mese di settembre 1970, il re Hussein di Giordania ha dovuto dare un giro di vite ai gruppi di guerriglieri palestinesi che si erano insediati all'interno del suo Paese. I palestinesi rifugiati in Giordania avevano tentato di sovvertire il potere locale per instaurare la loro supremazia e per fare ciò avevano tentato addirittura di assassinare il re.
Come conseguenza di questa azione ostile da parte dei rifugiati palestinesi, l'esercito giordano ha dovuto combattere contro i rifugiati palestinesi e molti di loro sono stati uccisi e gli altri sono stati espulsi dalla Giordania.
Da questo episodio è nata l'organizzazione terroristica palestinese "Settembre Nero", che è stata responsabile di diversi atti di violenza in Palestina e in Europa, tra cui il terribile massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972.
Il popolo di Palestina alla fine del 2015 contava 12,37 (*) milioni di persone, ma di questi solo poco più di 4 milioni vivono in Palestina: 2,9 milioni in Cisgiordania e 1,85 milioni nella Striscia di Gaza.
Come mai l'Egitto che ha 111 milioni di abitanti non accetta di accogliere 1.85 milioni di palestinesi? La Germania, che conta 84 milioni di abitanti, ha accolto 1.2 milioni di profughi siriani negli anni scorsi; persone che per religione, cultura e tradizioni non hanno molto in comune con la Germania e verso i quali i tedeschi non avevano alcuna obbligazione né dovere morale.
Tutto questo per dire che le popolazioni mediorientali conoscono molto bene i loro vicini palestinesi. Si guardano bene dall'aprire le loro porte all'accoglienza, anzi fanno di tutto per tenerli alla larga.
Basti pensare che l'Egitto ha eretto un muro invalicabile al confine proprio per impedire ai palestinesi di penetrare il loro territorio.
Inoltre, se teniamo conto che nessun paese arabo ha dato disponibilità per accogliere, non una parte, ma nemmeno uno dei palestinesi della Striscia di Gaza, questo dovrebbe suscitare delle domande in tutti coloro che continuano a gran voce ad invocare “pace” e a chiedere che Israele cessi immediatamente la sua azione di guerra contro Hamas.
Detto ciò tutti auspicano che la guerra possa finire immediatamente e che soprattutto donne e bambini possano essere messi al sicuro. Ma questo sarà possibile solo dopo che il popolo palestinese avrà ripudiato il terrorismo senza se e senza ma.
Questo chiedono a gran voce tutti i Paesi arabi, che vogliono ristabilire la pace e la collaborazione con Israele perché hanno ben chiaro che solo nella pace ci può essere sviluppo e prosperità. Ed è questa la ragione per cui i Paesi del Golfo hanno tutto l'interesse ad isolare Hamas e chi li sostiene, per ripartire dagli accordi di Abramo.
(*) Nota - In Israele vivono 1,5 milioni di palestinesi, 5,5 milioni in paesi arabi (soprattutto in Giordania, Siria e Libano) e 685.000 nel resto del mondo.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni