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La guerra in Europa nel 151º anniversario della morte di Mazzini

10-03-2023 09:47 - Opinioni
Giuseppe Mazzini Giuseppe Mazzini
GD - Roma, 10 mar. 23 - “Quegli che tra voi, popoli, ha più patito e più lavorato sia tale. Il suo grido sarà ascoltato da tutta l’Europa, e la palma ch’ei coglierà stenderà l’ombra sua su tutte le Nazioni (…)”.
Giuseppe Mazzini - gennaio 1835 sulla «Revue républicaine». La guerra in Ucraina ha messo in evidenza in tutta Europa quella che negli ultimi anni si è andataperdendo, ovvero la necessità di comprendere gli eventi, di darne una corretta lettura e quindi una risposta adeguata alla domanda essenziale: perché ancora accadono certe cose?
Solo la conoscenza e lo studio della storia ci può aiutare a capire quanto sta succedendo e forse evitare il ripetersi di determinate circostanze.
La massa di informazioni che quotidianamente ci raggiungono attraverso i media e i social rende molto complicato sapere quale sia la verità e da che parte stia la ragione.
È il solito paradosso se sia nato prima l’uovo o la gallina che si materializza anche in questo contesto storico e diventa sempre più difficile dare una spiegazione logica agli eventi soprattutto se non si è in grado di ricercarne le radici in una storia non più recente.
Spetta appunto agli storici ricostruire gli eventi passati e recenti ma il nostro dovere è quello di saper leggere quello che viene raccontato cercando possibilmente di approfondirne gli aspetti e comprendernel’evoluzione e le conseguenze.
Sulla guerra in Ucraina ad esempio circolano varie ipotesi sulle responsabilità ed ognuno di noi cerca di far prevalere le proprie convinzioni.
È stata l’occasione per moltissime persone di ragionare su come si sia potuti arrivare a questa drammatica situazione.
Ed ecco che in tantissimi si sono cimentati a raccontare la storia senza mai aver letto un libro di storia e soprattutto senza aver fatto storiografia.
La colpa è della Russia che si è sentita circondata!
No che dici !
La colpa è della NATO che si è allargata!
A me piace dire che la colpa è solamente dell’Europa se oggi sul suo suolo si sta combattendo una guerra pericolosissima che rischia di deflagrare in un conflitto nucleare.
Non è facile spiegare in poche righe questo pensiero.
E non è sufficiente ripercorrere gli eventi storici che hanno portato all’allargamento della Nato ad Oriente, successivo alla dissoluzione dell’Unione Sovietica del 1991.
E non è sufficiente nemmeno ricordare che, ancor prima, l’Europa era uscita dalla seconda guerra mondiale completamente distrutta e praticamente divisa in due parti con la creazione della cosiddetta cortina di ferro e la formazione di due blocchi contrapposti coadiuvati da due alleanze militari, l’Est sotto la sfera di influenza dell’URSS con il Patto di Varsavia e l’Ovest sotto la sfera di influenza degli angloamericani con la NATO.
Mentre il primo imponeva il regime comunista sovietico agli altri Paesi vicini o alleati, il secondo creava le condizioni per il ripristino e l’affermazione della democrazia negli Stati che in esso si riconoscevano.
Verificare e comprendere come in quel contesto sia stata avviata la costruzione dell’Unione europea forse può aiutare a leggere gli eventi con la giusta prospettiva.
La creazione negli anni 50 dei primi organismi sovranazionali e la strategia per una cooperazione politica in Europa ad opera di sei Paesi fondatori avrebbe portato nei due decenni successivi ad una integrazione economica europea che si sarebbe dovuta tradurre in integrazione politica con l’avvio successivo del mercato unico europeo, di un territorio senza frontiere e la creazione di una moneta unica.
L’allargamento avvenuto all’inizio del nuovo millennio a Paesi provenienti dall’ex Patto di Varsavia ha posto in qualche modo fine alla divisione dell’Europa come si era configurata dopo la seconda guerra mondiale ma ha spinto la Russia sempre più ad Oriente allontanandola dall’Europa.
Sarebbe stata l’occasione per fare dell’Unione europea la grande protagonista mondiale di questo secolo.
La guerra in Ucraina, pur rafforzando la coesione tra i Paesi europei, ha messo in luce tutte le debolezzedella coesione europea e le insufficienze dell’organizzazione politica europea alla quale manca sicuramente una politica estera e di difesa comune.
La crisi del gas che ne è scaturita ha rischiato di far saltare anche la cooperazione economica tra gli Stati. Si è riusciti a parlare con voce univoca ma non unica e a tutti si sono rivelate più profonde che mai le crepe all’interno dell’Unione europea.
È mancata e continua a mancare una visione unica degli obiettivi europei, non c’è un governo europeoed ogni Paese pretende di parlare per sé, di far prevalere le proprie ragioni che quasi mai coincidono con le esigenze di tutti.
Ecco perché torna d’attualità il pensiero lungimirante di un grande italiano che non parlava ai governi e voleva organizzare “l’Europa di popoli liberi, indipendenti quanto alla missione interna, associati tra loro a un intento comune, sotto la divisa : libertà, eguaglianza, umanità”.
Giuseppe Mazzini, del quale oggi ricorre il 151° anniversario della morte, potrebbe sembrare un romantico ma la sua idea di creare gli “Stati Uniti d’Europa” era finalizzata a costruire il sentimento di fratellanza tra i popoli che è il solo, l’unico in grado di abiurare le guerre volute per la preminenza di una singola nazione su un’altra.
Mazzini vedeva la possibilità di creare un vero legame tra i paesi europei, mantenendo “paesi liberi, indipendenti ed animati da ideali comuni, per una missione che è di tutti, di progresso e di pace”.
Il suo obiettivo finale era la democrazia e la pace di tutta l’Umanità e per questo auspicava la nascita di una Alleanza Repubblicana Universale sulla scia della Giovine Europa da lui fondata.
Spingeva per realizzare un progetto di ordinamento federativo della democrazia europea sotto un’unica direzione e alla fine l’Europa “rappresenterà, come ultimo risultato della nostra epoca, una federazione, una santa alleanza dei popoli…” che contenesse in sé l’ “Umanità” e la legge dell’Umanità non ammette monarchia d’individuo o di popolo.” E l’Europa avrebbe dovuto essere la “Patria delle Patrie”, la Patria di tutti.
I cosiddetti top social kei people quando parlano ai propri followers dovrebbero ricordare, ovviamente se ne hanno conoscenza, questo grande protagonista della storia d’Italia ed europea che forse più di ogni altro ha propugnato uno “stato d’animo europeo” e ispirato Piero Calamandrei nel suo famoso “Discorso sulla Costituzione”, pronunciato a Milano nel 1955: “Quando io leggo ……. nell’art. 11, ‘l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli’, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini”.

Franco Torchia
Segretario nazionale dei Repubblicani




Fonte: FrancoTorchia
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