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La diplomazia di Mattarella, una leadership sugli scenari della nuova Europa

17-10-2021 09:33 - Opinioni
GD - Roma, 17 ott. 21 - Sono i giorni in cui si parla di autonomia strategica dell’Unione Europea e di un rinnovato progetto di difesa comune, ma sono anche i tempi di un’Europa in cui prevalgono temi fortemente divisivi per l’identità europea. È il caso dell’assenza di qualsiasi intesa comune su un piano condiviso dell’accoglienza e dell’asilo, e anzi della ostinazione dei paesi sovranisti, ma non solo, sulla “politica dei muri” e dei respingimenti ad oltranza. E ciò anche di fronte alla gravissima crisi umanitaria che sta investendo l’Afghanistan.
Ma le contrapposizioni sono anche nella annunciata opposizione dei c.d. paesi frugalisulle scelte di politica economica espansiva che l’Unione si è data con il Piano di ripresa e resilienza, noto come Recovery found o Next generation EU, una misura di impronta keynesiana molto attesa, specie dall’Italia che ha necessità di dare una forte spinta alla ripresa dell’economia in un paese disastrato dalla pandemia.
Per ultimo, si è dovuto assistere anche all’obbrobrio giuridico della corte costituzionale polacca che, dimenticando l’articolo 267 del Trattato sul funzionamento dell’Unione e la teoria generale del diritto, ha posto in discussione il principio del primato del diritto comunitario e la stessa Corte di giustizia dell’Unione europea, giudice ultimo sulla interpretazione del diritto dei trattati.
In questi scenari, è opportuno dare il giusto rilievo alla recente visita che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha compiuto in Germania, una tappa significativa che non a caso segue quella compiuta nella Francia di Macron nel luglio scorso. Si tratta di eventi che segnano la rappresentazione di un asse Italia-Francia- Germaniache potrà evolvere in una leadership trainante come è accaduto al G20, dove ha saputo riproporre il tema del multilateralismo e tracciare la linea sulle “sfide globali”, salute mondiale, cambiamenti climatici, diseguaglianze.
Una indicazione è necessaria: l’imparzialità, la trasversalità e il ruolo di garanzia del presidente sono elementi fondanti del nostro modello costituzionale di Repubblica parlamentare e certamente risulterebbe scorretto calare nell’agone politico dei partiti il ruolo del Capo dello Stato. Tuttavia, l’intervento del presidente della Repubblica nelle relazioni internazionali non può considerarsi neutrale rispetto ai grandi temi della libertà, della democrazia, dei “valori dell’Europa”.
I momenti topici delle visite del Capo dello Stato a Berlino e Parigi sono stati certamente i richiami costanti al percorso storico e ideale dei legami che uniscono l’Italia ai paesi d’Europa, ma soprattutto i riferimenti ai principi su cui occorrerà sviluppare il futuro dell’Unione. Gli interventi del Presidente potrebbero essere raccolti in un mini-trattato per quanto sono netti e marcano le distanze rispetto alle posizioni critiche emerse nel contesto europeo. Eloquente è un passaggio della sua lectio alla Sorbona: «Nel contesto attuale si sente talvolta dire che vi sono visioni diverse, talvolta opposte ma che si pretendono parimenti plausibili, di Europa. Al netto della doverosa disponibilità a comprendere i diversi punti di vista e a rendersi conto della fatica di ogni costruzione, questa tesi rischia di mettere in ombra le autentiche finalità dell’esercizio di unità europea che sono, invece, inequivocabili».
Da qui il monito: «il patrimonio di valori racchiusi nell’ideale europeistico», che «ha inoltre consentito un ancoraggio sicuro alle democrazie dei Paesi dell’Europa centro-orientale dopo il 1989», rappresenta «un capitale che non può essere depauperato né compromesso (…) non vi può essere democrazia senza libertà; libertà senza democrazia; libertà e democrazia senza giustizia sociale che consente il perseguimento della prosperità».
E sul tema della “autonomia strategica”, al Capo dello Stato si deve una concezione dell'identità europea basata su un momento identitario comune di valori, soprattutto come declinazione della responsabilità e della solidarietà. Significativo è il pensierodel presidente Mattarella sulle politiche migratorie: «I migranti non sono nemici (…) la politica migratoria rimane un vulnus recato alla coscienza europea. Alla pandemia abbiamo saputo dare una risposta europea, alla crisi economica altrettanto. Alle migrazioni, ovvero al tema che in grande misura oggi interpella i nostri valori, al tema che più di altri mette in gioco la nostra capacità geopolitica e la nostra visione del futuro, non siamo ancora riusciti a dare una risposta adeguata, efficace e comune».
In definitiva, è chiaro il messaggio: l’Europa deve difendere e proporre il suo sistema di valori e di diritti, costruito da un sofferto processo di integrazione, durato settanta anni e voluto dai 27 parlamenti europei, che nessun rigurgito nazionalista e nemmeno un giudice “costituzionale” disorientato potranno scalfire.

Maurizio Delli Santi
Membro dell’International Law Association


Fonte: Maurizio Delli Santi
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