La Cina nella riformulazione della diplomazia internazionale
07-10-2024 13:02 - Opinioni
GD – Roma, 7 ott. 24 - Molti sono i segnali che ci inducono a sostenere la tesi secondo la quale ci troviamo in un particolare momento storico di grandi cambiamenti nell’ambito delle relazioni internazionali. Dal particolare punto di vista dell’analisi geopolitica assistiamo infatti alla perdita del ruolo egemonico degli Usa e parallelamente alla crescente influenza della Cina e dell’India nel condizionare i rapporti tra gli Stati. Ai giorni nostri, si sta affermando sempre più la convinzione che stiamo passando da un sistema internazionale unipolare a guida statunitense, definito anche sistema occidentale, ad un altro che in termini, ormai quasi giornalistici e forse troppo semplicistici, definiamo multipolare o policentrico.
A tale proposito è utile sottolineare che lo schema analitico unipolarismo vs multipolarismo ha assunto negli ultimi tempi una coloritura sempre più marcatamente ideologica, che rende la lettura delle dinamiche internazionali difficoltosa.
Tale semplificazione ideologica -peraltro basata sulla identificazione/creazione del “nemico” (reale o presunto) secondo la classica formula di Carl Schmitt, che ci riporta indietro nel tempo quando le amministrazioni americane erano solite identificare quelle nazioni considerate nemiche come “Stati canaglia” (Clinton), o “Asse del male” (Bush), finora ha contribuito efficacemente nel veicolare tra le varie leadership ed in ampi strati della società civile del cosiddetto sistema occidentale, una sorta di “coscienza neo-occidentale” - imperniata sulla unilaterale e esclusiva interpretazione della democrazia secondo i principi liberaldemocratici – utile al suo ricompattamento in diversi ambiti, tra cui quello geostrategico, attualmente prioritario per Washington. Si considerino i casi della “resurrezione” e dell’ ampliamento della NATO in funzione anti russa, nella messa a punto di dispositivi militari-diplomatici come il QUAD e l’AUKUS in funzione anticinese. Anche l’ambito geo-economico e finanziario non è stato trascurato: solo per fare un esempio, la questione delle sanzioni, pur creando problemi alle economie del supposto “coeso” fronte multipolare (principalmente Russia e Iran), certamente ha avuto l’effetto di ancorare ancora di più l’economia dell’Unione europea a quella statunitense, senza contare anche la crescente influenza di alcuni complessi economico-finanziari - costituenti attualmente parte della struttura portante del campo occidentale a guida USA - nelle economie reali di alcune nazioni, come dimostra il recente caso della “colonizzazione” (prof. Alessandro Volpi) che il fondo d’investimento americano BlackRock sta realizzando in Italia.
Sempre in relazione alla questione della tendenza multipolare o policentrica, i Paesi fuori dal “campo occidentale”, Cina ed India, stando alle dichiarazioni ufficiali dei loro leader, con sfumature diverse, adottano nella descrizione delle relazioni internazionali - e quindi del loro posizionamento - un approccio più pragmatico e più aderente alla realtà. Per quanto riguarda le considerazioni ufficiali della Federazione Russia sulla tendenza multipolare in atto, queste risentono – da almeno un paio di anni a questa parte - del particolare momento storico contrassegnato da un duro scontro tra Mosca e Kiev.
La Cina: un caso di studio - In tale confuso e perturbato contesto internazionale, come si pone la Cina? La Cina costituisce un interessante caso di studio, giacché ci permette di studiare come una Nazione, un tempo al di fuori del club dei pochi grandi attori internazionali (le cosiddette superpotenze), giunta, in poco tempo, ad uno sviluppo ragguardevole negli ambiti economici, finanziari ed industriali, riesca ad imporsi nell’ambito internazionale, contribuendo alla sua modificazione, anche nella proposta di nuove regole, senza intraprendere azioni aggressive o di disturbo, seguendo, al contrario, una prassi incardinata sul dialogo, la negoziazione e il convincimento. Una prassi, va sottolineato, peraltro molto flessibile, capace di adattarsi ai repentini mutamenti del quadro internazionale nel suo insieme, ma anche alle singole crisi regionale.
La Cina e la via della diplomazia - La Cina sta assumendo un ruolo crescente nelle relazioni internazionali ed in particolare la postura nei confronti degli USA è cruciale per gli equilibri geopolitici mondiali. La riformulazione della diplomazia cinese per adattarsi a nuovi scenari internazionali costituisce una prospettiva per leggere le dinamiche geopolitiche. In questo senso assume particolare rilievo la Conferenza sugli affari esteri che si è svolta a Pechino il 27-28 dicembre 2023 in cui il presidente Xi Jinping ha compiuto un’analisi dei risultati e presentato le linee essenziali ed i principi guida della nuova fase diplomatica della Cina.
A tale riguardo, anche ai fini di una storia dell’evoluzione della diplomazia cinese nel corso dei primi lustri del XXI secolo, vale la pena ricordare che già dieci anni prima, nel 2013, l’allora neopresidente Xi Jinping aveva avanzato l’idea guida secondo la quale la diplomazia cinese dovesse contribuire alla costruzione di una comunità internazionale con un futuro condiviso.
Tale concetto, ribadito nella Conferenza sugli affari esteri del 2023, si basa sulla convinzione che il futuro dell’umanità deve essere nelle mani dei paesi che la costituiscono e, soprattutto, che le regole internazionali devono essere scritte, negoziate e condivise da tutta la comunità internazionale. Secondo tale orientamento, gli affari globali devono essere gestiti il più possibile dagli stati che partecipano alla comunità internazionale. Pertanto, la Cina respinge la pratica secondo la quale solo pochi attori determinano regole e politiche globali in base alla loro forza politica, militare ed economica. L’idea di una comunità con un futuro condiviso costituisce l’aspirazione dei paesi del “Sud globale” che pensano che essa rappresenti la giusta direzione verso cui muoversi. Pertanto, essa deve continuare ad essere un punto di riferimento per la diplomazia cinese.
In sintesi, nella costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità, l’obiettivo è quello di creare un mondo aperto, inclusivo, che garantisca una pace duratura, sicurezza universale e prosperità condivisa.
Pace duratura, sicurezza universale e prosperità condivisa sono concetti che – secondo la mentalità e l’agire degli occidentali - potrebbero apparire – pura utopia, mera espressione di una visione eccessivamente idealista ed ottimista, sostanzialmente irrealistica, se non espressioni retoriche relegabili all’ambito propagandistico.
In realtà, nei documenti e nelle iniziative cinesi, l’aspirazione alla pace duratura, alla sicurezza universale ed alla prosperità condivisa è qualcosa che è possibile raggiungere concretamente, attraverso piani quinquennali e procedure ad hoc. D’altra parte, Pechino ha ampiamente dimostrato, almeno finora, di collocarsi a livello mondiale quale importante attore, senza aver intrapreso azioni di forza. Né ha manifestato, sempre almeno finora, una aspirazione ad esportare il proprio modello politico e sociale ai fini di una esigenza egemonica, come al contrario è avvenuto nel corso dell’amministrazione di G.W. Bush, fautore dell’esportazione della democrazia, anche se con strumenti militari. Ed è proprio anche per questo motivo che molte Nazioni del Sud globale guardano alla Cina come un futuro e affidabile Paese guida.
Le principali iniziative cinesi concernenti lo sviluppo, la sicurezza, la cultura e le infrastrutture si armonizzano, coerentemente, nel quadro della costruzione di una comunità internazionale con un futuro condiviso:
- Global Development Initiative (GDI)
- Global Security Initiative (GSI)
- Global Civilization Iniziative (GCI)
- la Belt and Road
La Cina intende in questo modo promuovere una governance globale basata su ampie consultazioni, dialogo finalizzato a raggiungere obiettivi che portino a mutui benefici per le parti coinvolte.
La GDI è stata presentata il 21 settembre 2021 dal segretario generale del PCC Xi Jinping che ha parlato al dibattito generale della 76° sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’obiettivo è promuovere un partenariato di sviluppo globale per attuare congiuntamente l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
La GSI identifica sei impegni: (1) sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile; (2) rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i paesi; (3) rispetto dello scopo e dei principi dell’ONU; (4) presa sul serio delle preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi; (5) risoluzione pacifica delle controversie tra paesi attraverso il dialogo; (6) mantenimento della sicurezza sia nei campi tradizionali che in quelli non tradizionali.
La GCI promuove il rispetto per la diversità delle civiltà, i valori comuni dell'umanità, l’importanza dell’eredità e dell’innovazione delle civiltà, nonché solidi scambi e cooperazione tra i popoli a livello internazionale. In contrasto con le affermazioni occidentali di “superiorità di certe civiltà e scontro di civiltà”, la Cina ha chiesto di sostenere i principi di uguaglianza, apprendimento reciproco, dialogo e inclusività tra civiltà.
Pertanto, la Cina è pronta ad offrire un’ampia collaborazione a tutti i paesi che sono disponibili nell’ambito di un quadro diplomatico di cui sono definiti gli strumenti finalizzati a perseguire differenti obiettivi. In questo contesto va ascritta l’iniziativa assunta dalla Repubblica popolare cinese di adoperarsi per riattivare l’apertura del dialogo diplomatico tra Arabia Saudita e Iran così come anche l’impegno per pervenire ad un accordo di pace nel conflitto tra Russia e Ucraina.
La conferenza del 2023 ha ribadito che la Cina aspira ad un mondo multipolare equo e ordinato e una globalizzazione economica universalmente vantaggiosa. Come membro del Sud del mondo, la Cina favorisce i Paesi in via di sviluppo. Pertanto, ritiene che tutti i Paesi, indipendentemente dalle dimensioni, debbano essere trattati come uguali: in un mondo multipolare, ogni paese può trovare il proprio posto per esercitare un’influenza rilevante.
In questo contesto l’egemonismo e la politica di potenza dovrebbero essere respinti, la democrazia dovrebbe essere veramente promossa nelle relazioni internazionali, gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite dovrebbero essere osservati da tutti e il vero multilateralismo dovrebbe essere praticato.
Gli squilibri di sviluppo derivanti dall'allocazione globale delle risorse dovrebbero essere adeguatamente gestiti dalle autorità economiche internazionali.
Poiché la globalizzazione – per come viene come percepita dalla Cina - non potrà essere invertita nel lungo periodo, la Cina si oppone a tutte le forme di unilateralismo e protezionismo, e si adopera a proteggere la catena di fornitura globale da incidenti o disturbi causati dall’uomo e rendere la globalizzazione economica più aperta, inclusiva, equilibrata e vantaggiosa per tutti.
Tiberio Graziani e Alberto Cossu
Vision & Global
Trends International Institute for Global Analyses
Fonte: Tiberio Graziani e Alberto Cossu
A tale proposito è utile sottolineare che lo schema analitico unipolarismo vs multipolarismo ha assunto negli ultimi tempi una coloritura sempre più marcatamente ideologica, che rende la lettura delle dinamiche internazionali difficoltosa.
Tale semplificazione ideologica -peraltro basata sulla identificazione/creazione del “nemico” (reale o presunto) secondo la classica formula di Carl Schmitt, che ci riporta indietro nel tempo quando le amministrazioni americane erano solite identificare quelle nazioni considerate nemiche come “Stati canaglia” (Clinton), o “Asse del male” (Bush), finora ha contribuito efficacemente nel veicolare tra le varie leadership ed in ampi strati della società civile del cosiddetto sistema occidentale, una sorta di “coscienza neo-occidentale” - imperniata sulla unilaterale e esclusiva interpretazione della democrazia secondo i principi liberaldemocratici – utile al suo ricompattamento in diversi ambiti, tra cui quello geostrategico, attualmente prioritario per Washington. Si considerino i casi della “resurrezione” e dell’ ampliamento della NATO in funzione anti russa, nella messa a punto di dispositivi militari-diplomatici come il QUAD e l’AUKUS in funzione anticinese. Anche l’ambito geo-economico e finanziario non è stato trascurato: solo per fare un esempio, la questione delle sanzioni, pur creando problemi alle economie del supposto “coeso” fronte multipolare (principalmente Russia e Iran), certamente ha avuto l’effetto di ancorare ancora di più l’economia dell’Unione europea a quella statunitense, senza contare anche la crescente influenza di alcuni complessi economico-finanziari - costituenti attualmente parte della struttura portante del campo occidentale a guida USA - nelle economie reali di alcune nazioni, come dimostra il recente caso della “colonizzazione” (prof. Alessandro Volpi) che il fondo d’investimento americano BlackRock sta realizzando in Italia.
Sempre in relazione alla questione della tendenza multipolare o policentrica, i Paesi fuori dal “campo occidentale”, Cina ed India, stando alle dichiarazioni ufficiali dei loro leader, con sfumature diverse, adottano nella descrizione delle relazioni internazionali - e quindi del loro posizionamento - un approccio più pragmatico e più aderente alla realtà. Per quanto riguarda le considerazioni ufficiali della Federazione Russia sulla tendenza multipolare in atto, queste risentono – da almeno un paio di anni a questa parte - del particolare momento storico contrassegnato da un duro scontro tra Mosca e Kiev.
La Cina: un caso di studio - In tale confuso e perturbato contesto internazionale, come si pone la Cina? La Cina costituisce un interessante caso di studio, giacché ci permette di studiare come una Nazione, un tempo al di fuori del club dei pochi grandi attori internazionali (le cosiddette superpotenze), giunta, in poco tempo, ad uno sviluppo ragguardevole negli ambiti economici, finanziari ed industriali, riesca ad imporsi nell’ambito internazionale, contribuendo alla sua modificazione, anche nella proposta di nuove regole, senza intraprendere azioni aggressive o di disturbo, seguendo, al contrario, una prassi incardinata sul dialogo, la negoziazione e il convincimento. Una prassi, va sottolineato, peraltro molto flessibile, capace di adattarsi ai repentini mutamenti del quadro internazionale nel suo insieme, ma anche alle singole crisi regionale.
La Cina e la via della diplomazia - La Cina sta assumendo un ruolo crescente nelle relazioni internazionali ed in particolare la postura nei confronti degli USA è cruciale per gli equilibri geopolitici mondiali. La riformulazione della diplomazia cinese per adattarsi a nuovi scenari internazionali costituisce una prospettiva per leggere le dinamiche geopolitiche. In questo senso assume particolare rilievo la Conferenza sugli affari esteri che si è svolta a Pechino il 27-28 dicembre 2023 in cui il presidente Xi Jinping ha compiuto un’analisi dei risultati e presentato le linee essenziali ed i principi guida della nuova fase diplomatica della Cina.
A tale riguardo, anche ai fini di una storia dell’evoluzione della diplomazia cinese nel corso dei primi lustri del XXI secolo, vale la pena ricordare che già dieci anni prima, nel 2013, l’allora neopresidente Xi Jinping aveva avanzato l’idea guida secondo la quale la diplomazia cinese dovesse contribuire alla costruzione di una comunità internazionale con un futuro condiviso.
Tale concetto, ribadito nella Conferenza sugli affari esteri del 2023, si basa sulla convinzione che il futuro dell’umanità deve essere nelle mani dei paesi che la costituiscono e, soprattutto, che le regole internazionali devono essere scritte, negoziate e condivise da tutta la comunità internazionale. Secondo tale orientamento, gli affari globali devono essere gestiti il più possibile dagli stati che partecipano alla comunità internazionale. Pertanto, la Cina respinge la pratica secondo la quale solo pochi attori determinano regole e politiche globali in base alla loro forza politica, militare ed economica. L’idea di una comunità con un futuro condiviso costituisce l’aspirazione dei paesi del “Sud globale” che pensano che essa rappresenti la giusta direzione verso cui muoversi. Pertanto, essa deve continuare ad essere un punto di riferimento per la diplomazia cinese.
In sintesi, nella costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità, l’obiettivo è quello di creare un mondo aperto, inclusivo, che garantisca una pace duratura, sicurezza universale e prosperità condivisa.
Pace duratura, sicurezza universale e prosperità condivisa sono concetti che – secondo la mentalità e l’agire degli occidentali - potrebbero apparire – pura utopia, mera espressione di una visione eccessivamente idealista ed ottimista, sostanzialmente irrealistica, se non espressioni retoriche relegabili all’ambito propagandistico.
In realtà, nei documenti e nelle iniziative cinesi, l’aspirazione alla pace duratura, alla sicurezza universale ed alla prosperità condivisa è qualcosa che è possibile raggiungere concretamente, attraverso piani quinquennali e procedure ad hoc. D’altra parte, Pechino ha ampiamente dimostrato, almeno finora, di collocarsi a livello mondiale quale importante attore, senza aver intrapreso azioni di forza. Né ha manifestato, sempre almeno finora, una aspirazione ad esportare il proprio modello politico e sociale ai fini di una esigenza egemonica, come al contrario è avvenuto nel corso dell’amministrazione di G.W. Bush, fautore dell’esportazione della democrazia, anche se con strumenti militari. Ed è proprio anche per questo motivo che molte Nazioni del Sud globale guardano alla Cina come un futuro e affidabile Paese guida.
Le principali iniziative cinesi concernenti lo sviluppo, la sicurezza, la cultura e le infrastrutture si armonizzano, coerentemente, nel quadro della costruzione di una comunità internazionale con un futuro condiviso:
- Global Development Initiative (GDI)
- Global Security Initiative (GSI)
- Global Civilization Iniziative (GCI)
- la Belt and Road
La Cina intende in questo modo promuovere una governance globale basata su ampie consultazioni, dialogo finalizzato a raggiungere obiettivi che portino a mutui benefici per le parti coinvolte.
La GDI è stata presentata il 21 settembre 2021 dal segretario generale del PCC Xi Jinping che ha parlato al dibattito generale della 76° sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’obiettivo è promuovere un partenariato di sviluppo globale per attuare congiuntamente l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
La GSI identifica sei impegni: (1) sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile; (2) rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i paesi; (3) rispetto dello scopo e dei principi dell’ONU; (4) presa sul serio delle preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi; (5) risoluzione pacifica delle controversie tra paesi attraverso il dialogo; (6) mantenimento della sicurezza sia nei campi tradizionali che in quelli non tradizionali.
La GCI promuove il rispetto per la diversità delle civiltà, i valori comuni dell'umanità, l’importanza dell’eredità e dell’innovazione delle civiltà, nonché solidi scambi e cooperazione tra i popoli a livello internazionale. In contrasto con le affermazioni occidentali di “superiorità di certe civiltà e scontro di civiltà”, la Cina ha chiesto di sostenere i principi di uguaglianza, apprendimento reciproco, dialogo e inclusività tra civiltà.
Pertanto, la Cina è pronta ad offrire un’ampia collaborazione a tutti i paesi che sono disponibili nell’ambito di un quadro diplomatico di cui sono definiti gli strumenti finalizzati a perseguire differenti obiettivi. In questo contesto va ascritta l’iniziativa assunta dalla Repubblica popolare cinese di adoperarsi per riattivare l’apertura del dialogo diplomatico tra Arabia Saudita e Iran così come anche l’impegno per pervenire ad un accordo di pace nel conflitto tra Russia e Ucraina.
La conferenza del 2023 ha ribadito che la Cina aspira ad un mondo multipolare equo e ordinato e una globalizzazione economica universalmente vantaggiosa. Come membro del Sud del mondo, la Cina favorisce i Paesi in via di sviluppo. Pertanto, ritiene che tutti i Paesi, indipendentemente dalle dimensioni, debbano essere trattati come uguali: in un mondo multipolare, ogni paese può trovare il proprio posto per esercitare un’influenza rilevante.
In questo contesto l’egemonismo e la politica di potenza dovrebbero essere respinti, la democrazia dovrebbe essere veramente promossa nelle relazioni internazionali, gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite dovrebbero essere osservati da tutti e il vero multilateralismo dovrebbe essere praticato.
Gli squilibri di sviluppo derivanti dall'allocazione globale delle risorse dovrebbero essere adeguatamente gestiti dalle autorità economiche internazionali.
Poiché la globalizzazione – per come viene come percepita dalla Cina - non potrà essere invertita nel lungo periodo, la Cina si oppone a tutte le forme di unilateralismo e protezionismo, e si adopera a proteggere la catena di fornitura globale da incidenti o disturbi causati dall’uomo e rendere la globalizzazione economica più aperta, inclusiva, equilibrata e vantaggiosa per tutti.
Tiberio Graziani e Alberto Cossu
Vision & Global
Trends International Institute for Global Analyses
Intervento al convegno "La Cina nel mondo, diplomazia, economia politica"
ADVANT Nctm
Fonte: Tiberio Graziani e Alberto Cossu