Italia supera Germania, Francia, Spagna per produttività, 2ª per fatturato e occupazione
26-06-2025 14:34 - Economia
GD - Genova, 26 giu. 25 – Vincono il confronto con le concorrenti tedesche e francesi performando meglio su fatturato e occupazione, seconde solo alle spagnole, ma sul fronte della produttività non hanno rivali: è la fotografia delle medie imprese italiane che esprime il volto più competitivo dell'industria manifatturiera tricolore. Si tratta di una realtà d'eccellenza del nostro capitalismo familiare composta da 3.650 aziende, prevalentemente operanti nei comparti del Made in Italy, che in dieci anni, tra il 2014 ed il 2023, ha registrato un aumento del 31,3% della produttività del lavoro, del 54,9% delle vendite e del 24,2% dell'occupazione, correndo allo stesso ritmo delle colleghe nazionali di medio-grande dimensione (+55,3%) e più speditamente dei gruppi maggiori (+42,1%).
Per il 2025, le medie imprese prevedono di chiudere ancora in positivo con incrementi del 2,2% del fatturato totale e del 2,8% dell'export rispetto al 2024. Ma preoccupano la concorrenza low-cost - che interessa il 70% circa di queste imprese - il contesto geopolitico instabile e il caro energia. Restano ancora irrisolti altri due fattori limitanti ben noti: la pressione fiscale penalizzante per le medie imprese e il mismatch occupazionale, fardelli che potrebbero pesare sulla competitività. A frenare ulteriormente il potenziale delle medie imprese italiane si potrebbe aggiungere l'effetto dei dazi introdotti o minacciati dagli USA che sarebbe rilevante per il 30% circa di esse e, seppure con un impatto più contenuto, interessare un ulteriore 21,3%. Anche per questo il 52,6% di queste ambasciatrici del Made in Italy auspica l'adozione di una politica commerciale europea contro la concorrenza sleale e il protezionismo di altri Paesi e il 31,2% una policy comune per la sicurezza energetica.
È quanto emerge nel XXIV Rapporto sulle medie imprese industriali italiane e nel Report "Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica per la creazione di valore nelle medie imprese industriali italiane", realizzato da Area Studi di Mediobanca, Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere presentati oggi a Genova.
Fonte: Redazione
Per il 2025, le medie imprese prevedono di chiudere ancora in positivo con incrementi del 2,2% del fatturato totale e del 2,8% dell'export rispetto al 2024. Ma preoccupano la concorrenza low-cost - che interessa il 70% circa di queste imprese - il contesto geopolitico instabile e il caro energia. Restano ancora irrisolti altri due fattori limitanti ben noti: la pressione fiscale penalizzante per le medie imprese e il mismatch occupazionale, fardelli che potrebbero pesare sulla competitività. A frenare ulteriormente il potenziale delle medie imprese italiane si potrebbe aggiungere l'effetto dei dazi introdotti o minacciati dagli USA che sarebbe rilevante per il 30% circa di esse e, seppure con un impatto più contenuto, interessare un ulteriore 21,3%. Anche per questo il 52,6% di queste ambasciatrici del Made in Italy auspica l'adozione di una politica commerciale europea contro la concorrenza sleale e il protezionismo di altri Paesi e il 31,2% una policy comune per la sicurezza energetica.
È quanto emerge nel XXIV Rapporto sulle medie imprese industriali italiane e nel Report "Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica per la creazione di valore nelle medie imprese industriali italiane", realizzato da Area Studi di Mediobanca, Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere presentati oggi a Genova.
Le medie imprese rappresentano una componente strategica del tessuto produttivo nazionale: generano il 17% del fatturato dell'industria manifatturiera italiana, il 16% del valore aggiunto e il 14% sia delle esportazioni sia dell'occupazione complessiva. In Liguria, il 60% delle medie imprese è concentrato nell'area di Genova, dove realizzano un fatturato pari a 937 milioni di euro, corrispondente a circa il 61% del totale regionale.
"Costi dell'energia e mismatch sono certamente un problema per le medie imprese industriali, che peraltro confermano anche quest'anno di essere un segmento altamente competitivo del sistema produttivo nazionale" ha detto Andrea Prete, presidente di Unioncamere. "Speriamo che le incertezze del contesto internazionale non creino shock che penalizzino questi campioni del Made in Italy".
"È dal post Covid che le medie imprese ravvisano la necessità di raggiungere una dimensione funzionale alla complessità del contesto. Si tratta di un obiettivo da perseguire con prudenza poiché comporta interventi organizzativi, manageriali e di governance, ma è certamente conforme ai nuovi scenari competitivi", ha commentato Gabriele Barbaresco, direttore dell'Area Studi Mediobanca.
"Le medie imprese contribuiscono per il 45% all'export italiano e hanno una propensione ad esportare del 42%", ha affermato Giuseppe Molinari, presidente del Centro Studi Tagliacarne, che ha aggiunto "queste realtà produttive, con le loro elevate performance, sono la prova provata che quando il family business si organizza, anche dal punto di vista manageriale, e si apre alla competizione allargata, dà vita a un modello di successo per innovazione e produttività, anche nei confronti degli altri competitors".
"Oggi le medie imprese sono per produttività, fatturato e occupazione la punta di diamante dell'industria italiana, in uno scenario internazionale ogni giorno più incerto e mutevole", ha sottolineato Luigi Attanasio, presidente della Camera di Commercio di Genova. "Per Genova e la Liguria la sfida è creare le condizioni perché le piccole e medie imprese di oggi possano crescere, consolidarsi e diventare il perno di un sistema economico equilibrato e competitivo. Per questo la Camera di Commercio di Genova ha scelto di investire in attività di promozione della cultura finanziaria e orientamento all'impresa in tema di internazionalizzazione, doppia transizione (digitale e sostenibile) e innovazione".
"Costi dell'energia e mismatch sono certamente un problema per le medie imprese industriali, che peraltro confermano anche quest'anno di essere un segmento altamente competitivo del sistema produttivo nazionale" ha detto Andrea Prete, presidente di Unioncamere. "Speriamo che le incertezze del contesto internazionale non creino shock che penalizzino questi campioni del Made in Italy".
"È dal post Covid che le medie imprese ravvisano la necessità di raggiungere una dimensione funzionale alla complessità del contesto. Si tratta di un obiettivo da perseguire con prudenza poiché comporta interventi organizzativi, manageriali e di governance, ma è certamente conforme ai nuovi scenari competitivi", ha commentato Gabriele Barbaresco, direttore dell'Area Studi Mediobanca.
"Le medie imprese contribuiscono per il 45% all'export italiano e hanno una propensione ad esportare del 42%", ha affermato Giuseppe Molinari, presidente del Centro Studi Tagliacarne, che ha aggiunto "queste realtà produttive, con le loro elevate performance, sono la prova provata che quando il family business si organizza, anche dal punto di vista manageriale, e si apre alla competizione allargata, dà vita a un modello di successo per innovazione e produttività, anche nei confronti degli altri competitors".
"Oggi le medie imprese sono per produttività, fatturato e occupazione la punta di diamante dell'industria italiana, in uno scenario internazionale ogni giorno più incerto e mutevole", ha sottolineato Luigi Attanasio, presidente della Camera di Commercio di Genova. "Per Genova e la Liguria la sfida è creare le condizioni perché le piccole e medie imprese di oggi possano crescere, consolidarsi e diventare il perno di un sistema economico equilibrato e competitivo. Per questo la Camera di Commercio di Genova ha scelto di investire in attività di promozione della cultura finanziaria e orientamento all'impresa in tema di internazionalizzazione, doppia transizione (digitale e sostenibile) e innovazione".
Dopo un 2023 e un 2024 segnati da una lieve contrazione del fatturato totale (rispettivamente -1,5% e -1,3%), ma con l'export in crescita (+0,1% e +2,5%), le aspettative per il 2025 appaiono cautamente ottimistiche. Le medie imprese prevedono infatti un aumento delle vendite totali del 2,2% e di quelle oltreconfine del 2,8%.In un contesto competitivo sempre più complesso, si delineano elementi di vulnerabilità che potrebbero compromettere la traiettoria di crescita. In un'analisi comparata tra medie e medio-grandi imprese[1], la principale criticità è rappresentata dalla concorrenza di prezzo: a lanciare l'allarme è il 69,9% delle prime e il 61,9% delle seconde. Il ribasso dei listini dei competitors è visto come un rischio concreto di tenuta sul mercato; al contrario la competizione sulla qualità dei prodotti sembra generare meno timori, coinvolgendo solo il 13,6% delle Mid-Cap e il 17% delle medio-grandi. Ciò è dovuto anche alla specializzazione delle prime in produzioni di nicchia a maggior valore aggiunto che le preservano maggiormente da tale rischio. A pesare sul clima di incertezza è anche l'instabilità geopolitica, indicata come secondo fattore critico dal 51,8% delle medie imprese e dal 56,5% delle medio-grandi.
Fonte: Redazione