Israele: amb. Peled, «mondo ci mette sotto pressione, ma Hamas agisce indisturbato»
14-08-2025 17:35 - Ambasciate
GD - Roma, 14 ago. 25 - «Tutto il mondo parla dei palestinesi di Gaza, ma nessuno parla di Hamas, che è il vero problema di tutti, palestinesi e israeliani. Perché i palestinesi sono un problema per tutti, mentre Hamas è un problema solo per Israele, che è lasciato solo nel risolverlo?». Lo ha affermato in un’intervista a LaPresse l’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled.
«Se il mondo si concentrasse a mettere pressione su Hamas forse la situazione per i palestinesi a Gaza sarebbe diversa e Hamas sarebbe costretta a liberare gli ostaggi ed accettare un cessate il fuoco. Invece è troppo occupato a metterci pressione lasciando che Hamas agisca indisturbato e raggiunga i suoi obiettivi», ha aggiunto il diplomatico di Tel Aviv.
Quanto ai rapporti fra Italia e Israele «c’è una relazione strategica e una forte amicizia. Per noi l’Italia è un partner importante che contribuisce alla stabilità nella regione tramite Unifil e altre iniziative come il programma Food For Gaza per aiutare i bambini palestinesi tramite la distribuzione di aiuti umanitari e la cura negli ospedali italiani. È un alleato importante ma anche fra amici si possono avere opinioni diverse», ha dichiarato Peled.
Il diplomatico ha poi fatto riferimento alle recenti affermazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, secondo cui il Governo di Netanyahu avrebbe perso «ragione e umanità». «Le parole del ministro Crosetto sono state molto dure e con la nostra risposta abbiamo gentilmente chiesto di evitare interferenze nei nostri affari politici interni e lasciare che le divergenze tra i due Paesi, accomunati da medesime visioni politiche e interessi strategici, riguardino soltanto le interpretazioni di quel che avviene sul campo, di cui qui circolano visioni e resoconti spesso scorretti. Sottolineo che, in ogni caso, il ministro Crosetto ha anche enfatizzato l’amicizia con Israele e il fatto che Hamas sia la causa e l’ostacolo principale a ogni tipo di soluzione. Speriamo di continuare questo dialogo con l’Italia anche se a volte non concordiamo nei dettagli», ha detto ancora l’amb. Peled.
Il diplomatico israeliano ha poi riconosciuto che «il supporto a Israele dell’opinione pubblica italiana sia diminuito. Il mio lavoro come ambasciatore è quello di rendere più chiara la distinzione fra criticare l’operazione militare israeliana e criticare Israele e il popolo israeliano nella sua interezza», ha dichiarato. «Non c’è niente di male a supportare la popolazione palestinese se non si diventa antisemiti e si inizia a molestare gli ebrei e i turisti israeliani che vengono in Italia. Non ci sono problemi a supportare la popolazione palestinese se non si supporta Hamas». Secondo l’ambasciatore «c’è molta disinformazione sotto questo punta di vista, mentre occorre sottolineare le differenze fra i palestinesi, Hamas, lo Stato di Israele e i cittadini israeliani».
Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina annunciato da diversi Paesi occidentali, «la nostra posizione è molto chiara. Riconoscere lo Stato di Palestina in questo momento non aiuta. Chi riconosce lo Stato della Palestina lo fa per punire Israele non per aiutare i palestinesi. Hamas governa Gaza e un’Autorità nazionale palestinese molto debole governa in Cisgiordania. Riconoscere uno Stato che non c’è non aiuta la causa palestinese. La posizione italiana, basata sul riconoscimento reciproco, è molto più equilibrata», ha affermato il diplomatico di Tel Aviv. «In questo momento la cosa più importante è mettere pressione su Hamas ed aiutare i palestinesi a liberarsi di Hamas. Questo è l’ostacolo maggiore per raggiungere la pace e la futura coesistenza. Fino a quando c’è Hamas che terrorizza tutti noi, palestinesi e israeliani, ogni discorso è irrilevante».
L’amb. Peled ha parlato anche dell’uccisione a Gaza del giornalista di ‘Al Jazeera’, Anas Al-Sharif. «Abbiamo provato e continueremo a provare che era un agente operativo stipendiato da Hamas», ha detto. «Sfortunatamente vediamo un terribile abuso delle organizzazioni internazionali da parte di Hamas come Unrwa e World Central Kitchen. Quando i terroristi si travestono da operatori umanitari, giornalisti o dottori per nascondersi e poi combattere contro le forze armate israeliane è un’usanza barbarica alla quale nel mondo occidentale non si è abituati. Ma è il mondo che stiamo vivendo e l’opinione pubblica deve esserne al corrente. Invece c’è in corso una brutta campagna contro Israele che danneggia anche la popolazione palestinese».
Altro punto all’ordine del giorno è quello degli aiuti umanitari. «Non ci sono limiti o restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza il problema è legato allo loro distribuzione e che raggiungano chi ne ha veramente bisogno perché Hamas e i clan che comandano a Gaza prevengono il fatto che gli aiuti arrivino ai civili perché li bloccano e il tengono per loro», ha dichiarato l’amb. Peled. «È questo il punto dove le Nazioni Unite e le Ong devono fare un lavoro migliore isolando Hamas per prevenire che questi gruppi si avvantaggino di questi aiuti umanitari per i loro profitti», ha aggiunto.
Sullo sfondo resta l’operazione militare che il Governo di Benjamin Netanyahu ha detto di voler mettere in atto. «L’obiettivo strategico per il Governo e le forze armate è quello di liberare gli ostaggi e Gaza dal controllo di Hamas. Questo non è stato ancora ottenuto e, quindi, è stata presa questa decisione. Ma non si tratta di una decisione presa dall’oggi al domani per un’operazione imminente. Abbiamo detto che occorre tempo perché vogliamo assicurare che i civili siano al sicuro. È un modo per mettere pressione a Hamas per liberare gli ostaggi e togliere il suo controllo su Gaza. Questo è il nostro obiettivo, speriamo di poterlo raggiungere tramite una via diplomatica. Se non sarà possibile lo faremo tramite un’operazione militare. È la nostra posizione fin dal primo giorno», ha spiegato in merito l’ambasciatore israeliano. «Se Hamas accetta il cessate il fuoco e libera gli ostaggi l’operazione militare non servirà», ha aggiunto.
Per quanto riguarda la popolazione di Gaza, invece, «abbiamo sempre detto che chi vuole lasciare Gaza in maniera volontaria lo può fare: è loro diritto decidere dove vogliono vivere. In questo momento sono sotto Hamas e vogliono liberarsi di Hamas tanto quanto noi».
Un’ultima battuta è dedicata agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. «Non perdiamo la speranza. Ce ne sono circa 20 che sono ancora in vita anche se in condizioni molto dure. Ma non fermeremo gli sforzi. Lo stesso discorso vale per quelli che sono deceduti. Li vogliamo indietro per chiudere questo drammatico capitolo del 7 ottobre».
LaPresse
Fonte: LaPresse
«Se il mondo si concentrasse a mettere pressione su Hamas forse la situazione per i palestinesi a Gaza sarebbe diversa e Hamas sarebbe costretta a liberare gli ostaggi ed accettare un cessate il fuoco. Invece è troppo occupato a metterci pressione lasciando che Hamas agisca indisturbato e raggiunga i suoi obiettivi», ha aggiunto il diplomatico di Tel Aviv.
Quanto ai rapporti fra Italia e Israele «c’è una relazione strategica e una forte amicizia. Per noi l’Italia è un partner importante che contribuisce alla stabilità nella regione tramite Unifil e altre iniziative come il programma Food For Gaza per aiutare i bambini palestinesi tramite la distribuzione di aiuti umanitari e la cura negli ospedali italiani. È un alleato importante ma anche fra amici si possono avere opinioni diverse», ha dichiarato Peled.
Il diplomatico ha poi fatto riferimento alle recenti affermazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, secondo cui il Governo di Netanyahu avrebbe perso «ragione e umanità». «Le parole del ministro Crosetto sono state molto dure e con la nostra risposta abbiamo gentilmente chiesto di evitare interferenze nei nostri affari politici interni e lasciare che le divergenze tra i due Paesi, accomunati da medesime visioni politiche e interessi strategici, riguardino soltanto le interpretazioni di quel che avviene sul campo, di cui qui circolano visioni e resoconti spesso scorretti. Sottolineo che, in ogni caso, il ministro Crosetto ha anche enfatizzato l’amicizia con Israele e il fatto che Hamas sia la causa e l’ostacolo principale a ogni tipo di soluzione. Speriamo di continuare questo dialogo con l’Italia anche se a volte non concordiamo nei dettagli», ha detto ancora l’amb. Peled.
Il diplomatico israeliano ha poi riconosciuto che «il supporto a Israele dell’opinione pubblica italiana sia diminuito. Il mio lavoro come ambasciatore è quello di rendere più chiara la distinzione fra criticare l’operazione militare israeliana e criticare Israele e il popolo israeliano nella sua interezza», ha dichiarato. «Non c’è niente di male a supportare la popolazione palestinese se non si diventa antisemiti e si inizia a molestare gli ebrei e i turisti israeliani che vengono in Italia. Non ci sono problemi a supportare la popolazione palestinese se non si supporta Hamas». Secondo l’ambasciatore «c’è molta disinformazione sotto questo punta di vista, mentre occorre sottolineare le differenze fra i palestinesi, Hamas, lo Stato di Israele e i cittadini israeliani».
Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina annunciato da diversi Paesi occidentali, «la nostra posizione è molto chiara. Riconoscere lo Stato di Palestina in questo momento non aiuta. Chi riconosce lo Stato della Palestina lo fa per punire Israele non per aiutare i palestinesi. Hamas governa Gaza e un’Autorità nazionale palestinese molto debole governa in Cisgiordania. Riconoscere uno Stato che non c’è non aiuta la causa palestinese. La posizione italiana, basata sul riconoscimento reciproco, è molto più equilibrata», ha affermato il diplomatico di Tel Aviv. «In questo momento la cosa più importante è mettere pressione su Hamas ed aiutare i palestinesi a liberarsi di Hamas. Questo è l’ostacolo maggiore per raggiungere la pace e la futura coesistenza. Fino a quando c’è Hamas che terrorizza tutti noi, palestinesi e israeliani, ogni discorso è irrilevante».
L’amb. Peled ha parlato anche dell’uccisione a Gaza del giornalista di ‘Al Jazeera’, Anas Al-Sharif. «Abbiamo provato e continueremo a provare che era un agente operativo stipendiato da Hamas», ha detto. «Sfortunatamente vediamo un terribile abuso delle organizzazioni internazionali da parte di Hamas come Unrwa e World Central Kitchen. Quando i terroristi si travestono da operatori umanitari, giornalisti o dottori per nascondersi e poi combattere contro le forze armate israeliane è un’usanza barbarica alla quale nel mondo occidentale non si è abituati. Ma è il mondo che stiamo vivendo e l’opinione pubblica deve esserne al corrente. Invece c’è in corso una brutta campagna contro Israele che danneggia anche la popolazione palestinese».
Altro punto all’ordine del giorno è quello degli aiuti umanitari. «Non ci sono limiti o restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza il problema è legato allo loro distribuzione e che raggiungano chi ne ha veramente bisogno perché Hamas e i clan che comandano a Gaza prevengono il fatto che gli aiuti arrivino ai civili perché li bloccano e il tengono per loro», ha dichiarato l’amb. Peled. «È questo il punto dove le Nazioni Unite e le Ong devono fare un lavoro migliore isolando Hamas per prevenire che questi gruppi si avvantaggino di questi aiuti umanitari per i loro profitti», ha aggiunto.
Sullo sfondo resta l’operazione militare che il Governo di Benjamin Netanyahu ha detto di voler mettere in atto. «L’obiettivo strategico per il Governo e le forze armate è quello di liberare gli ostaggi e Gaza dal controllo di Hamas. Questo non è stato ancora ottenuto e, quindi, è stata presa questa decisione. Ma non si tratta di una decisione presa dall’oggi al domani per un’operazione imminente. Abbiamo detto che occorre tempo perché vogliamo assicurare che i civili siano al sicuro. È un modo per mettere pressione a Hamas per liberare gli ostaggi e togliere il suo controllo su Gaza. Questo è il nostro obiettivo, speriamo di poterlo raggiungere tramite una via diplomatica. Se non sarà possibile lo faremo tramite un’operazione militare. È la nostra posizione fin dal primo giorno», ha spiegato in merito l’ambasciatore israeliano. «Se Hamas accetta il cessate il fuoco e libera gli ostaggi l’operazione militare non servirà», ha aggiunto.
Per quanto riguarda la popolazione di Gaza, invece, «abbiamo sempre detto che chi vuole lasciare Gaza in maniera volontaria lo può fare: è loro diritto decidere dove vogliono vivere. In questo momento sono sotto Hamas e vogliono liberarsi di Hamas tanto quanto noi».
Un’ultima battuta è dedicata agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. «Non perdiamo la speranza. Ce ne sono circa 20 che sono ancora in vita anche se in condizioni molto dure. Ma non fermeremo gli sforzi. Lo stesso discorso vale per quelli che sono deceduti. Li vogliamo indietro per chiudere questo drammatico capitolo del 7 ottobre».
Andrea Capello
LaPresse
Fonte: LaPresse