Iran: parla prof. Brambilla di Carpiano, team di Reza Ciro Pahlavi
29-06-2025 15:42 - Politica
GD – Roma, 29 giu. 25 – La delicata e fragile questione dell'Iran sta tenendo banco sullo scacchiere internazionale e le più recenti vicende hanno fatto tremare il mondo. La violenta repressione del regime fondamentalista della Repubblica islamica, con le sue dure leggi, le drastiche limitazioni alla libertà, in particolare nei confronti delle donne, ha fatto aumentare quanti, soprattutto dall'estero, auspicano un ricambio gestionale. Molti pensano a Reza Ciro Pahlavi, il primogenito dell'ultimo Scià, Mohammad Reza Pahlavi, e dell'imperatrice Farah Diba. Attualmente vive in esilio negli Stati Uniti e viene considerato una figura di spicco dell'opposizione iraniana. Molti monarchici iraniani reputano Reza Pahlavi il principe ereditario e pretendente al trono dell'Iran.
Fonte: Ciro Maddaloni
Nato il 31 ottobre 1960, ha lasciato l'Iran nel 1979 con la sua famiglia quando il padre, l'ultimo Scià, fu costretto all'esilio. Oltre a essere una figura politica, è attivo anche nel promuovere i diritti umani e la democrazia in Iran e si è dichiarato disponibile a guidare una transizione democratica nel suo Paese. Nel suo team c'è anche l'italiano prof. Mariofilippo Brambilla di Carpiano, 39 anni, suo uomo di fiducia. Imprenditore, attivista politico e analista con un particolare focus sul Medio Oriente, è direttore del Dipartimento di Storia delle Relazioni Internazionali all'Unimeier Università di Medicina Integrata Economia e Ricerca. È inoltre autore di articoli per diversi quotidiani e programmi televisivi di approfondimento sui temi della politica estera.
Il Giornale Diplomatico gli ha rivolto alcune domande sulla situazione e le prospettive in Iran.
D.: Quali sono i suoi rapporti con il Principe Reza Ciro Pahlavi?
R.: «Da molto tempo ho un rapporto diretto con la famiglia imperiale persiana e con il Principe Pahlavi, del cui team faccio parte per i rapporti con l'Italia. Dal 2023 presiedo l'Associazione Italia-Iran, riferimento della comunità persiana in Italia che si riconosce nella leadership del Principe Reza Pahlavi, nella lotta contro il regime fondamentalista della Repubblica islamica».
D.: Sarà possibile far cadere l'attuale regime sanguinario ed esiste in Iran una classe dirigente in grado di riprendere il controllo del Paese?
R.: «Il regime teocratico della Repubblica islamica cadrà inevitabilmente sotto una pressione che arriverà da più parti, ma specialmente dalla spinta delle generazioni di giovani iraniani, che rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione. Basandosi sui dati disponibili da fonti come la CIA, il World Factbook, l'Index Mundi e l'UNICEF, le stime per l'Iran della popolazione totale (anni 2024-2025) sono di circa 90 milioni di abitanti. Sono suddivisi per fascia d'età: 0-14 anni: circa 20.7 milioni (stima 2023); 15-19 anni: circa 5.5 milioni (dati censimento); 20-24 anni: circa 5.5 milioni (dati censimento).
Sommando queste fasce, la popolazione under 25 sarebbe attorno ai 31-32 milioni di persone. Se si aggiunge anche la fascia di età compresa tra 25-29 anni, di circa 6,7 milioni (dati censimento), si superano i 38 milioni. Insomma, l'Iran è una nazione costituita in larga maggioranza da giovani, ben istruiti e consapevoli di poter ambire ad un futuro migliore».
D: Come si spiegano i nodosi problemi che da anni affliggono il Paese?
R: «L'Iran di oggi è una nazione in crisi dal punto di vista economico, militare e politico ed anche sociale. Il regime è debole e diviso. La corruzione, la repressione e il fanatismo ideologico hanno lasciato il Paese isolato e la popolazione impoverita e terrorizzata. La maggioranza della gente vuole la libertà, la pace e un futuro migliore, il regime di Khamenei versa nel suo stato più debole e vulnerabile di sempre».
D.: Cosa deve accadere per dare la spinta finale alla caduta dell'attuale regime?
R.: «Non credo assolutamente che i bombardamenti di due potenze straniere, che per la giunta degli ayatollah al potere rappresentano da sempre l'arci-nemico e il grande Satana, possano far crollare il regime della Repubblica islamica. Al contrario, come abbiamo visto, l'attacco militare israeliano ha dato a Khamenei l'occasione per tentare di compattare il popolo sotto l'ombrello del nazionalismo, che in Iran è un sentimento molto diffuso. Per assurdo, a seguito della rivoluzione iraniana del 1979, il principio del nazionalismo laico dell'epoca dello Scià è stato combattuto in tutte le maniere proprio dallo stesso regime della Repubblica islamica per sostituirlo con il fondamentalismo islamico, secondo le teorie invasate di Khomeini. Secondo loro l'Iran non è nulla, mentre l'Islam sciita è tutto.
L'Iran, specie per noi occidentali, è un Paese difficile da comprendere per l'immensità della sua storia e la complessità della sua società. In questi anni noi analisti ed attivisti ci siamo trovati di fronte a tante speranze di rivolte che miravano ad un rovesciamento del regime, ma che sono state sempre duramente soffocate dal regime».
D.: Cosa le fa pensare che il regime possa cadere adesso? Cosa è cambiato ora?
R.: «Un aspetto cruciale della vicenda attuale è quello relativo alle Forze Armate, un apparato ancora molto potente a livello interno. A questo proposito vedo due scenari possibili nel medio-breve periodo: un colpo di stato contro l'attuale potere della Guida Suprema e dei religiosi; oppure, in alternativa, il sostegno delle forze militari alla piazza quando la popolazione, finalmente, riuscirà a sollevarsi di nuovo con decisione».
D.: Secondo Lei chi succederà al regime?
R.: «L'alternativa può arrivare dall'opposizione in esilio, guidata dal Principe Reza Ciro Pahlavi, garante di una transizione alla democrazia che possa mettere in sicurezza la nazione e scongiurare il vuoto di potere, eventualità pericolosissima, specie in una nazione del Medio Oriente .
La fase successiva dei piani del Principe Reza Pahlavi, come lui stesso ha illustrato in una recente conferenza stampa a Parigi, prevede l'avvio di una fase costituente che coinvolgerebbe tutte le forze politiche della nazione per arrivare a un referendum in cui gli iraniani potranno scegliere liberamente con il voto la nuova forma di Governo.
È evidente che a questo processo dovranno partecipare tutte le forze attive in campo nel Paese, che avranno salutato con favore il cambiamento e da queste, se ciò dovesse avvenire, verrà fuori la futura classe dirigente della nazione».
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Il Giornale Diplomatico gli ha rivolto alcune domande sulla situazione e le prospettive in Iran.
D.: Quali sono i suoi rapporti con il Principe Reza Ciro Pahlavi?
R.: «Da molto tempo ho un rapporto diretto con la famiglia imperiale persiana e con il Principe Pahlavi, del cui team faccio parte per i rapporti con l'Italia. Dal 2023 presiedo l'Associazione Italia-Iran, riferimento della comunità persiana in Italia che si riconosce nella leadership del Principe Reza Pahlavi, nella lotta contro il regime fondamentalista della Repubblica islamica».
D.: Sarà possibile far cadere l'attuale regime sanguinario ed esiste in Iran una classe dirigente in grado di riprendere il controllo del Paese?
R.: «Il regime teocratico della Repubblica islamica cadrà inevitabilmente sotto una pressione che arriverà da più parti, ma specialmente dalla spinta delle generazioni di giovani iraniani, che rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione. Basandosi sui dati disponibili da fonti come la CIA, il World Factbook, l'Index Mundi e l'UNICEF, le stime per l'Iran della popolazione totale (anni 2024-2025) sono di circa 90 milioni di abitanti. Sono suddivisi per fascia d'età: 0-14 anni: circa 20.7 milioni (stima 2023); 15-19 anni: circa 5.5 milioni (dati censimento); 20-24 anni: circa 5.5 milioni (dati censimento).
Sommando queste fasce, la popolazione under 25 sarebbe attorno ai 31-32 milioni di persone. Se si aggiunge anche la fascia di età compresa tra 25-29 anni, di circa 6,7 milioni (dati censimento), si superano i 38 milioni. Insomma, l'Iran è una nazione costituita in larga maggioranza da giovani, ben istruiti e consapevoli di poter ambire ad un futuro migliore».
D: Come si spiegano i nodosi problemi che da anni affliggono il Paese?
R: «L'Iran di oggi è una nazione in crisi dal punto di vista economico, militare e politico ed anche sociale. Il regime è debole e diviso. La corruzione, la repressione e il fanatismo ideologico hanno lasciato il Paese isolato e la popolazione impoverita e terrorizzata. La maggioranza della gente vuole la libertà, la pace e un futuro migliore, il regime di Khamenei versa nel suo stato più debole e vulnerabile di sempre».
D.: Cosa deve accadere per dare la spinta finale alla caduta dell'attuale regime?
R.: «Non credo assolutamente che i bombardamenti di due potenze straniere, che per la giunta degli ayatollah al potere rappresentano da sempre l'arci-nemico e il grande Satana, possano far crollare il regime della Repubblica islamica. Al contrario, come abbiamo visto, l'attacco militare israeliano ha dato a Khamenei l'occasione per tentare di compattare il popolo sotto l'ombrello del nazionalismo, che in Iran è un sentimento molto diffuso. Per assurdo, a seguito della rivoluzione iraniana del 1979, il principio del nazionalismo laico dell'epoca dello Scià è stato combattuto in tutte le maniere proprio dallo stesso regime della Repubblica islamica per sostituirlo con il fondamentalismo islamico, secondo le teorie invasate di Khomeini. Secondo loro l'Iran non è nulla, mentre l'Islam sciita è tutto.
L'Iran, specie per noi occidentali, è un Paese difficile da comprendere per l'immensità della sua storia e la complessità della sua società. In questi anni noi analisti ed attivisti ci siamo trovati di fronte a tante speranze di rivolte che miravano ad un rovesciamento del regime, ma che sono state sempre duramente soffocate dal regime».
D.: Cosa le fa pensare che il regime possa cadere adesso? Cosa è cambiato ora?
R.: «Un aspetto cruciale della vicenda attuale è quello relativo alle Forze Armate, un apparato ancora molto potente a livello interno. A questo proposito vedo due scenari possibili nel medio-breve periodo: un colpo di stato contro l'attuale potere della Guida Suprema e dei religiosi; oppure, in alternativa, il sostegno delle forze militari alla piazza quando la popolazione, finalmente, riuscirà a sollevarsi di nuovo con decisione».
D.: Secondo Lei chi succederà al regime?
R.: «L'alternativa può arrivare dall'opposizione in esilio, guidata dal Principe Reza Ciro Pahlavi, garante di una transizione alla democrazia che possa mettere in sicurezza la nazione e scongiurare il vuoto di potere, eventualità pericolosissima, specie in una nazione del Medio Oriente .
La fase successiva dei piani del Principe Reza Pahlavi, come lui stesso ha illustrato in una recente conferenza stampa a Parigi, prevede l'avvio di una fase costituente che coinvolgerebbe tutte le forze politiche della nazione per arrivare a un referendum in cui gli iraniani potranno scegliere liberamente con il voto la nuova forma di Governo.
È evidente che a questo processo dovranno partecipare tutte le forze attive in campo nel Paese, che avranno salutato con favore il cambiamento e da queste, se ciò dovesse avvenire, verrà fuori la futura classe dirigente della nazione».
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni