Il tragicomico discorso di fine anno di Vladimir Putin al popolo russo
20-12-2025 15:29 - Opinioni
GD - Roma, 20 dic. 25 - Il presidente russo Vladimir Putin ieri, 19 dicembre, ha tenuto il suo tradizionale discorso di fine anno, intitolato "Risultati dell'anno" (Itogi Goda). La conferenza stampa del presidente Putin, alla fine durata oltre 4 ore, prevedeva anche il collegamento con il programma radiofonico "Linea diretta", durante il quale il presidente ha risposto alle domande sia dei giornalisti, che del pubblico russo.
Tra i punti salienti e i temi principali trattati nel discorso di fine anno, non poteva mancare lo stato del conflitto in Ucraina e lo stato dei colloqui di pace, ormai in corso da quattro anni e che finora non hanno portato ad alcun risultato. Anche le recenti iniziative diplomatiche condotte dai negoziatori del Presidente americano Donald Trump non hanno portato risultati.
Putin ha affermato che le forze russe hanno "preso completamente l'iniziativa strategica" e stanno avanzando su tutta la linea del fronte. Ha ribadito, quindi, le richieste formulate nel giugno 2024 e cioè che “l'Ucraina deve ritirarsi dalle quattro regioni rivendicate dalla Russia (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhya), e deve riconoscere ufficialmente la Crimea come territorio russo”.
Certo se queste sono le condizioni di pace che la Russia vuole imporre all’Ucraina, si capisce bene che non si va molto lontano su questa strada. La Russia dal 2014, e non dal 2022, tenta di conquistare il Donbass senza riuscirci. Allora offre agli ucraini di smettere di bombardare scuole, ospedali e condomini a casaccio, solo se gli Ucraini accetteranno di
cedere i territori che i russi, da 11 anni, non riescono a conquistare.
Quando si fa la guerra si usa la forza, ma se si vuole negoziare, non si può fare mentre si usa la forza. Le due condizioni non sono complementari, sono alternative. Se la Russia vuole così tanto quei territori li deve conquistare, altrimenti è inutile continuare a chiedere agli ucraini di cederli, per far fermare i bombardamenti.
Si può capire l’insistenza delle Russia di chiedere all’Ucraina di abbandonare formalmente qualsiasi tentativo di aderire alla NATO. Questo è fondamentale per la propaganda russa. Ma chiedere agli ucraini di cedere i territori perché i russi non riescono a conquistarli, sinceramente sollecita solo tante perplessità.
Per quanto riguarda invece i rapporti con gli Stati Uniti, Putin ha riconosciuto gli sforzi diplomatici dell'amministrazione di Donald Trump, ma è rimasto cauto, affermando che qualsiasi accordo deve affrontare le "cause profonde" del conflitto piuttosto che limitarsi a un cessate il fuoco temporaneo. Che tradotto in termini più concreti vuol dire: poiché non sono riuscito ad ottenere nulla dei piani iniziali che hanno portato al tentativo di invasione dell’Ucraina, non posso fare altro che continuare questa pantomima finché non succede qualcosa.
Ma cosa deve succedere? “The Economist” intelligentemente osserva che i russi hanno perso l’1% della propria popolazione per conquistare l’1,45% del territorio ucraino rispetto a quello che già controllavano dal 2014. Dopo 4 anni di guerra sanguinosissima, che ha impegnato milioni di persone, con centinaia di migliaia di vittime, questo dato inconfutabile riportato da "The Economist" smonta la retorica “dell’invincibilità russa” e conferma quello che da sempre dicono gli ucraini, ma anche i polacchi, i finlandesi e gli estoni. E cioè che la Russia non è invincibile, come invece pensano e dicono sbagliando molti vecchi tromboni che imperversano nei talk show e sui giornali italiani.
Osservando sparuti singoli riservisti gettati nel tritacarne ucraino e le forze speciali russe lanciate all’assalto di piccoli villaggi, dopo averli completamente rasi al suolo con bombardamenti a tappeto effettuati da decine di chilometri di distanza, che hanno lasciato sempre vittime tra i civili, il risultato è che l’Ucraina continua a controllare quelle aree di territorio e riesce ad infliggere perdite significative agli invasori di Mosca, che si trova costretta ad affrontare problemi sempre più evidenti di mancanza di soldati da mandare alla conquista di quei territori.
Altra nota dolentissima è la realtà dell’economia russa. Putin ha presentato una visione "trionfalistica" dell'economia del "suo" Paese, nonostante le sanzioni internazionali, pur ammettendo, per la prima volta, un certo “raffreddamento”.
La disoccupazione è ai minimi storici del 2,2%, ma questo è l’effetto dell’economia di guerra che ha mobilitato tutte le risorse del Paese, non certo per la “buona salute” della Russia. La carenza di manodopera, come osservano gli analisti, è causata dal conflitto e dall'emigrazione, o più correttamente, dalla fuga dalla Russia di oltre 1.000.000 di cittadini che hanno lasciato il Paese dall’inizio del conflitto.
Infine, Putin ha fatto riferimento al sequestro dei beni russi da parte dell’Unione Europea, definendo tali piani europei di utilizzare i beni russi congelati per finanziare l'Ucraina come "una rapina in pieno giorno" e ha avvertito delle gravi conseguenze per il sistema finanziario globale.
Sebbene la conferenza stampa sia stata accuratamente pianificata in ogni dettaglio, durante la lunga trasmissione sono apparse sugli schermi diverse domande "scomode" poste dai cittadini. Ad esempio, alcuni quesiti riguardavano il tenore di vita in Russia. I cittadini hanno chiesto informazioni sull'aumento dei prezzi, sulle infrastrutture locali inadeguate (riscaldamento, strade e ospedali) e sulla disponibilità di Internet. La domanda più insidiosa riguardava quando sarebbe tornato il "normale Internet", riferendosi al blocco delle piattaforme occidentali e alle limitazioni dell'accesso a YouTube in Russia.
Non è dato sapere come queste “domande” siano state selezionate e filtrate dai supervalutati servizi di sicurezza russi. Quello che è evidentemente è che anche tra i cittadini cominciano a nascere molti dubbi sullo stato reale di questa assurda guerra, specialmente tra le famiglie dei militari mobilitati al fronte.
Tutto questo malgrado Putin continui, con la sua incredibile monotona litania, nel dire che tutti gli obiettivi militari saranno raggiunti.
Inoltre sorprende molto che si accetti acriticamente qualsiasi presunta replica adottata dai "kremliniani" e dintorni senza che nessuno contesti le loro visioni astratte e astruse e senza obiettare che non si possono prendere lezioni, anche di morale, da un Paese che sistematicamente uccide e liquida i suoi oppositori, che occupa spudoratamente e immotivatamente Paesi autonomi, lasciando scie di morti, di sangue e di distruzioni avulse dalla logica militare.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
Tra i punti salienti e i temi principali trattati nel discorso di fine anno, non poteva mancare lo stato del conflitto in Ucraina e lo stato dei colloqui di pace, ormai in corso da quattro anni e che finora non hanno portato ad alcun risultato. Anche le recenti iniziative diplomatiche condotte dai negoziatori del Presidente americano Donald Trump non hanno portato risultati.
Putin ha affermato che le forze russe hanno "preso completamente l'iniziativa strategica" e stanno avanzando su tutta la linea del fronte. Ha ribadito, quindi, le richieste formulate nel giugno 2024 e cioè che “l'Ucraina deve ritirarsi dalle quattro regioni rivendicate dalla Russia (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhya), e deve riconoscere ufficialmente la Crimea come territorio russo”.
Certo se queste sono le condizioni di pace che la Russia vuole imporre all’Ucraina, si capisce bene che non si va molto lontano su questa strada. La Russia dal 2014, e non dal 2022, tenta di conquistare il Donbass senza riuscirci. Allora offre agli ucraini di smettere di bombardare scuole, ospedali e condomini a casaccio, solo se gli Ucraini accetteranno di
cedere i territori che i russi, da 11 anni, non riescono a conquistare.
Quando si fa la guerra si usa la forza, ma se si vuole negoziare, non si può fare mentre si usa la forza. Le due condizioni non sono complementari, sono alternative. Se la Russia vuole così tanto quei territori li deve conquistare, altrimenti è inutile continuare a chiedere agli ucraini di cederli, per far fermare i bombardamenti.
Si può capire l’insistenza delle Russia di chiedere all’Ucraina di abbandonare formalmente qualsiasi tentativo di aderire alla NATO. Questo è fondamentale per la propaganda russa. Ma chiedere agli ucraini di cedere i territori perché i russi non riescono a conquistarli, sinceramente sollecita solo tante perplessità.
Per quanto riguarda invece i rapporti con gli Stati Uniti, Putin ha riconosciuto gli sforzi diplomatici dell'amministrazione di Donald Trump, ma è rimasto cauto, affermando che qualsiasi accordo deve affrontare le "cause profonde" del conflitto piuttosto che limitarsi a un cessate il fuoco temporaneo. Che tradotto in termini più concreti vuol dire: poiché non sono riuscito ad ottenere nulla dei piani iniziali che hanno portato al tentativo di invasione dell’Ucraina, non posso fare altro che continuare questa pantomima finché non succede qualcosa.
Ma cosa deve succedere? “The Economist” intelligentemente osserva che i russi hanno perso l’1% della propria popolazione per conquistare l’1,45% del territorio ucraino rispetto a quello che già controllavano dal 2014. Dopo 4 anni di guerra sanguinosissima, che ha impegnato milioni di persone, con centinaia di migliaia di vittime, questo dato inconfutabile riportato da "The Economist" smonta la retorica “dell’invincibilità russa” e conferma quello che da sempre dicono gli ucraini, ma anche i polacchi, i finlandesi e gli estoni. E cioè che la Russia non è invincibile, come invece pensano e dicono sbagliando molti vecchi tromboni che imperversano nei talk show e sui giornali italiani.
Osservando sparuti singoli riservisti gettati nel tritacarne ucraino e le forze speciali russe lanciate all’assalto di piccoli villaggi, dopo averli completamente rasi al suolo con bombardamenti a tappeto effettuati da decine di chilometri di distanza, che hanno lasciato sempre vittime tra i civili, il risultato è che l’Ucraina continua a controllare quelle aree di territorio e riesce ad infliggere perdite significative agli invasori di Mosca, che si trova costretta ad affrontare problemi sempre più evidenti di mancanza di soldati da mandare alla conquista di quei territori.
Altra nota dolentissima è la realtà dell’economia russa. Putin ha presentato una visione "trionfalistica" dell'economia del "suo" Paese, nonostante le sanzioni internazionali, pur ammettendo, per la prima volta, un certo “raffreddamento”.
La disoccupazione è ai minimi storici del 2,2%, ma questo è l’effetto dell’economia di guerra che ha mobilitato tutte le risorse del Paese, non certo per la “buona salute” della Russia. La carenza di manodopera, come osservano gli analisti, è causata dal conflitto e dall'emigrazione, o più correttamente, dalla fuga dalla Russia di oltre 1.000.000 di cittadini che hanno lasciato il Paese dall’inizio del conflitto.
Infine, Putin ha fatto riferimento al sequestro dei beni russi da parte dell’Unione Europea, definendo tali piani europei di utilizzare i beni russi congelati per finanziare l'Ucraina come "una rapina in pieno giorno" e ha avvertito delle gravi conseguenze per il sistema finanziario globale.
Sebbene la conferenza stampa sia stata accuratamente pianificata in ogni dettaglio, durante la lunga trasmissione sono apparse sugli schermi diverse domande "scomode" poste dai cittadini. Ad esempio, alcuni quesiti riguardavano il tenore di vita in Russia. I cittadini hanno chiesto informazioni sull'aumento dei prezzi, sulle infrastrutture locali inadeguate (riscaldamento, strade e ospedali) e sulla disponibilità di Internet. La domanda più insidiosa riguardava quando sarebbe tornato il "normale Internet", riferendosi al blocco delle piattaforme occidentali e alle limitazioni dell'accesso a YouTube in Russia.
Non è dato sapere come queste “domande” siano state selezionate e filtrate dai supervalutati servizi di sicurezza russi. Quello che è evidentemente è che anche tra i cittadini cominciano a nascere molti dubbi sullo stato reale di questa assurda guerra, specialmente tra le famiglie dei militari mobilitati al fronte.
Tutto questo malgrado Putin continui, con la sua incredibile monotona litania, nel dire che tutti gli obiettivi militari saranno raggiunti.
Inoltre sorprende molto che si accetti acriticamente qualsiasi presunta replica adottata dai "kremliniani" e dintorni senza che nessuno contesti le loro visioni astratte e astruse e senza obiettare che non si possono prendere lezioni, anche di morale, da un Paese che sistematicamente uccide e liquida i suoi oppositori, che occupa spudoratamente e immotivatamente Paesi autonomi, lasciando scie di morti, di sangue e di distruzioni avulse dalla logica militare.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni














