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Il suicidio inconsapevole dei russi

21-07-2025 08:58 - Opinioni
GD - Roma, 21 lug. 25 - L'inesorabile suicidio della Russia e del suo leader Putin dura ormai da quasi 18 anni, e sembra essere un processo irreversibile perché i russi, il popolo russo, non riesce nemmeno a rendersene conto.
Grazie al compianto Silvio Berlusconi, il 28 maggio 2002 Putin aveva potuto incontrare il presidente americano Bush a Pratica di Mare (Roma) dove si erano stretti la mano e dove si erano impegnati nello sforzo comune di combattere il terrorismo di matrice islamica che aveva devastato pochi mesi prima (11 settembre 2001) gli Stati Uniti.
Questo aveva rafforzato anche la Russia, che dal 1997 era entrata nel G8 e stava beneficiando dei rapporti commerciali favorevoli con gli altri Stati membri e soprattutto con l'Unione Europea.
Nel 2007, si è manifestata la prima avvisaglia del “cambiamento” di linea putiniana durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Putin si era rivolto ai Paesi occidentali in modo rude e, in particolare, aveva accusato gli Stati Uniti di “unipolarismo” per l'espansione della NATO verso est, definendo quest'ultima una "minaccia seria" per la Russia, ancorché non vi erano azioni di sorta da parte della NATO di “minaccia” verso la Russia; semmai l'adesione spontanea e convinta di tutti i Paesi che erano stati sotto l'influenza dell'URSS e che alla sua caduta avevano chiesto di aderire alla NATO.
La collaborazione della Russia con i Paesi occidentali è naufragata miseramente nel 2008 quando Putin ha deciso di invadere la Georgia per sostenere le regioni separatiste filorusse dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia. La Russia di Putin da allora esercita una forte influenza politica sul governo georgiano, guidato dal partito Sogno Georgiano e proprio per questo le proteste del popolo georgiano che ambisce ad entrare a far parte dell'Unione Europea non si sono mai più fermate.
L'invasione della Georgia aveva alterato i rapporti della Russia con i Paesi del G8 e con l'invasione della Crimea, la Russia è stata definitivamente espulsa dal G8 che è ritornato ad essere G7. I Paesi occidentali hanno da allora imposto delle sanzioni, a dire il vero molto blande, alla Russia.
Nel 2014, la Russia ha invaso il Donbass, nell'Ucraina orientale, e ha annesso la Crimea. L'anno successivo, l'esercito russo è intervenuto in Siria per sostenere il regime di Assad contro i ribelli.
Nel febbraio 2022 si è completato il totale distacco dai Paesi occidentali e l'isolamento della Russia, quando Putin ha lanciato la sua operazione speciale in Ucraina. Una guerra su larga scala contro l'Ucraina, con l'intento di ridisegnare la mappa dell'Europa e di affermare il peso globale della Russia.
Le azioni militari “muscolari” all'estero della Russia hanno dimostrato le inefficienze logistiche dell'apparato bellico, che non è neanche in grado di assicurare i rifornimenti alle prime linee a 100 chilometri di distanza dal suolo russo. Questo ha messo Putin di fronte ad una realtà che non aveva previsto: lo stallo della guerra in Ucraina.
Contrariamente alle speranze di Putin, l'elezione del presidente americano Donald Trump nel 2024 non ha costretto l'Occidente ad abbandonare Kiev. In Medio Oriente, Israele ha attaccato la Siria che era un “protettorato” russo e l'Iran uno dei pochissimi alleati di Putin nella guerra in Ucraina.
Questi sviluppi avrebbero suggerito un eventuale ritiro della Russia dall'Ucraina, ma non è andata così, perché Putin può permettersi di perdere influenza in Medio Oriente, che non è un teatro esistenziale per lui, ma non può ritirarsi dall'Ucraina, dove non può accettare di essere “impantanato” in una guerra insostenibile che dura ormai da oltre 3 anni e mezzo.
Gli sforzi profusi dalla Russia nella guerra in Ucraina sono enormi e hanno comportato il sacrificio di risorse umane e materiali. La Russia, stimano gli osservatori internazionali, ha perso 10 mila carri armati su 12 mila che ne possedeva.
A Putin rimane solo l'ultima carta da giocare, per tentare di invertire le sfortunate sorti in Ucraina: dichiarare la mobilitazione generale di massa e imporre misure coercitive severe per obbligare tutti i cittadini russi a partecipare alla guerra.
Ma questo comporterebbe la perdita dell'equilibrio interno della Russia, perché anche se Putin volesse spingere fino all'estremo pur di evitare la sconfitta in Ucraina, questo non assicurerebbe in modo certo la vittoria per Putin; anzi molto più probabilmente comporterebbe la sua caduta immediata.
La popolarità di Putin è sempre stata alta perché rappresenta per il Popolo russo l'ideale del leader.
La popolarità di Putin è aumentata dopo l'annessione della Crimea, nel 2014. I russi hanno accolto una politica estera più muscolare con un orgoglio che non avrebbe eguale riscontro in nessun altro Paese al mondo. Questo “patriottismo” che non ha richiesto “sacrifici”, che non ha influito sulla vita dei cittadini russi, è passato senza ripercussioni.
I dubbi dei cittadini russi sono iniziati nel 2022 con la “guerra su larga scala” in Ucraina, per le difficoltà a comprendere una guerra verso un “Paese fratello”.
Putin è stato molto abile ad usare la propaganda all'interno della Russia per toccare corde patriottiche e consolidare la devozione allo Stato; e anche all'estero, specialmente in Italia, utilizzando la disinformazione per fornire una narrativa giustificazionista per la guerra.
La guerra in Ucraina, comunque, ha comportato l'esodo di centinaia di giornalisti e figure mediatiche critiche nei confronti del Governo di Mosca e di oltre un milione di russi, soprattutto giovani qualificati, contrari alla guerra e che avevano paura di essere richiamati a combattere.
Nella Russia di Putin ci si può arrangiare e fare carriera senza essere “ardentemente patriottici”, purché si faccia molta attenzione a non dimostrare scetticismo in pubblico, nei confronti della classe politica. Questo prolunga l'agonia della Russia che sempre più si avvicina alla disfatta totale. Il suicidio della Russia è ormai delineato, inevitabile. È solo questione di tempo.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni