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Etiopia: Calzedonia sospende produzione per scontri nel Tigray

14-11-2020 17:27 - Persone
La fabbrica Calzedonia in Etiopia La fabbrica Calzedonia in Etiopia
GD – Addis Abeba, 14 nov. 20 – Per il conflitto armato in atto fra il Governo centrale etiope e le autorità locali, nel Tigray, un'azienda del gruppo italiano Calzedonia attiva nella regione ha sospeso per il momento la produzione. Lo ha confermato il responsabile della sicurezza del gruppo, Fabio Comini.
“La fabbrica di produzione tessile-abbigliamento, dove lavorano circa 2.000 lavoratori etiopi ed alcuni cittadini italiani, si trova a qualche chilometro dall’aeroporto della capitale della regione del Tigray, Macallé, non sappiamo se siano in corso scontri nell’area", ha detto Comini. "La produzione è al momento sospesa anche per mancanza di energia elettrica, non possiamo fare previsioni di ripresa al momento", ha aggiunto.
"Fin dalla mattina di mercoledì 4 novembre siamo entrati in contatto con l’Unità di Crisi del ministero degli Esteri e con la nostra ambasciata di Addis Abeba per gestire tutte le criticità sul campo, ottenendo immediata e massima assistenza, assistenza che sta proseguendo in questi giorni in modo continuativo ed estremamente professionale", ha dichiarato Comini.
"Da parte italiana abbiamo la massima assistenza e collaborazione, lavoriamo a stretto contatto e ci sentiamo più volte al giorno”, ha aggiunto ricordando che “i cittadini italiani sono sei, di cui cinque dipendenti oltre ad un tecnico esterno, più un cittadino dello Sri Lanka, comunichiamo fin dal primo giorno con i loro familiari e contiamo di poterli evacuare con l’aiuto delle nostre Autorità appena le condizioni di sicurezza sul terreno lo consentiranno, confidiamo nei prossimi giorni".
La situazione nella zona è degenerata il 4 novembre, dopo un attacco dei ribelli contro una base militare: immediata la reazione del Governo, che ha schierato l’esercito e dichiarato uno stato di emergenza di sei mesi nella regione del Tigray. Ma lo scontro politico va avanti da mesi, e nelle ultime settimane il Tplf aveva dichiarato di ritenere Governo e Parlamento illegittimi, chiedendo a più riprese la formazione di un Governo transitorio. Adesso sul terreno la situazione sta ulteriormente precipitando, con un crescendo di scontri terrestri e un rafforzamento dei bombardamenti aerei da parte delle forze governative. L’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani ha sollecitato l’apertura di un’inchiesta per far luce sulle denunce di uccisioni di massa tra i civili: se le accuse si rivelassero fondate, si potrebbe profilare l’accusa di “crimini di guerra”.
A denunciare le stragi era stata Amnesty International che, sulla base di testimonianze raccolte, e di immagini e video ottenuti, sostiene che nella notte del 9 novembre la città di Mai-kadra sia stata assaltata e il giorno dopo decine di corpi siano stati trovati ammassati ai bordi delle strade.Non si può omettere un paradosso: l’Etiopia è guidata da Abiy Ahmed, Premio Nobel della Pace 2019.


Fonte: Redazione
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