Elezioni americane e illusioni europee
06-11-2024 13:03 - Opinioni
GD – Roma, 6 nov. 24 - Finalmente si è conclusa questa campagna elettorale americana che durava da ben 4 anni. Siamo arrivati alle elezioni e Trump ha vinto senza se e senza ma. Questa volta ha anche conquistato il voto popolare dei più giovani e delle minorità americane. Tutti quelli che pensavano di avere già “vinto” con la loro candidata di riferimento hanno commesso l’errore, che troppo spesso commettono coloro che vivono solo la loro realtà. Non hanno capito che non si vincono le elezioni usando come testimonial solo ricchissimi cantanti e uomini di spettacolo. Certo la gente, il popolo, ammira quei personaggi dello spettacolo, ma non ha alcuna possibilità di immedesimarsi con loro. Specialmente se queste persone incontrano immense difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, oppure a trovare i soldi necessari per mandare i figli a scuola. Come sempre si sono scatenati da molti mesi i vari opinionisti pro e contro l’uno o l’altra candidata alle elezioni presidenziali americane.
In realtà questi soloni non si dovrebbero fare molte illusioni. Trump o Harris, in Europa cambia poco (o niente) ed anche rispetto alla Cina non cambierà nulla.
Al di là delle differenze politiche e delle posizioni dei due candidati alla presidenza USA, gli ambienti finanziari europei sanno benissimo che non possono aspettarsi "concessioni" di alcun tipo né da Trump, né dalla Harris, anche perché a loro volta non dipende da Trump o dalla Harris. Dipende dalla finanza internazionale che segue solo i vantaggi e rendite che potrà conseguire nelle varie situazioni economiche e geopolitiche che si presenteranno.
Il presidente Paolo Gentiloni, Commissario europeo uscente, che non è un economista, ha candidamente affermato che l'unica opzione che ci rimane, in Europa, è quella di “attuare il report Draghi, che non è un menu à la carte”, ma va realizzato in toto se vogliamo veramente mantenere, come Europa, un ruolo a livello mondiale.
Questo ci dice che l’Europa deve riguadagnare la sua leadership. Non deve andare a rimorchio degli americani, dei russi né tanto meno dei cinesi.
L’Europa deve avere la sua linea politica, deve avere la sua difesa, deve avere la sua ricerca e produzione industriale a prescindere dal nuovo presidente USA che si insedierà nel prossimo mese di gennaio.
Per questo è fondamentale investire in ricerca e tecnologia, investire in difesa, investire nell’industria perché l’Europa non può dipendere da potenze esterne e questo lo abbiamo potuto constatare in tutta la sua durezza in conseguenza della crisi scatenata dall’infezione di COVID prima e dall’instabilità politica che è seguita alla tentata invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Infine, a tutti coloro che pensano che i conflitti in corso si risolveranno immediatamente dopo che Trump si sarà installato alla Casa Bianca resteranno fortemente delusi. Trump non ha la bacchetta magica, né vorrà ripetere l’errore “mortale” commesso dall’attuale presidenza degli USA con il ritiro immediato (e disordinato) dall’Afghanistan, dopo oltre 20 anni di presidio militare di quelle sventurate terre.
Quello che auspicabile potrà fare Trump, durante la sua permanenza alla Casa Bianca, è promuovere una riforma delle Nazioni Unite, inderogabile per porre rimedio alle accertate inefficienze dell’azione operativa delle agenzie dell’ONU. Inefficienze che in questi ultimi anni sono emerse nelle varie aree di tensione e conflitti in corso nelle varie aree del mondo.
Un'ulteriore azione che potrà sollecitare la nuova presidenza USA è quella di chiedere di investigare tutte quelle forme di “collateralismo” emerse nei vari territori dove operano da molti anni alcune agenzie dell’ONU.
Questo è fondamentale per riguadagnare credibilità e per rilanciare le iniziative di pace in tutte le aree martoriate da conflitti che si sono incancreniti nel tempo e per le quali non è stata mai proposta una vera soluzione.
Ricominciando, ad esempio dagli Accordi di Abramo voluti dalla presidenza Trump e vanificati dai terroristi di Hamas con la loro scellerata azione del 7 ottobre 2023.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
In realtà questi soloni non si dovrebbero fare molte illusioni. Trump o Harris, in Europa cambia poco (o niente) ed anche rispetto alla Cina non cambierà nulla.
Al di là delle differenze politiche e delle posizioni dei due candidati alla presidenza USA, gli ambienti finanziari europei sanno benissimo che non possono aspettarsi "concessioni" di alcun tipo né da Trump, né dalla Harris, anche perché a loro volta non dipende da Trump o dalla Harris. Dipende dalla finanza internazionale che segue solo i vantaggi e rendite che potrà conseguire nelle varie situazioni economiche e geopolitiche che si presenteranno.
Il presidente Paolo Gentiloni, Commissario europeo uscente, che non è un economista, ha candidamente affermato che l'unica opzione che ci rimane, in Europa, è quella di “attuare il report Draghi, che non è un menu à la carte”, ma va realizzato in toto se vogliamo veramente mantenere, come Europa, un ruolo a livello mondiale.
Questo ci dice che l’Europa deve riguadagnare la sua leadership. Non deve andare a rimorchio degli americani, dei russi né tanto meno dei cinesi.
L’Europa deve avere la sua linea politica, deve avere la sua difesa, deve avere la sua ricerca e produzione industriale a prescindere dal nuovo presidente USA che si insedierà nel prossimo mese di gennaio.
Per questo è fondamentale investire in ricerca e tecnologia, investire in difesa, investire nell’industria perché l’Europa non può dipendere da potenze esterne e questo lo abbiamo potuto constatare in tutta la sua durezza in conseguenza della crisi scatenata dall’infezione di COVID prima e dall’instabilità politica che è seguita alla tentata invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Infine, a tutti coloro che pensano che i conflitti in corso si risolveranno immediatamente dopo che Trump si sarà installato alla Casa Bianca resteranno fortemente delusi. Trump non ha la bacchetta magica, né vorrà ripetere l’errore “mortale” commesso dall’attuale presidenza degli USA con il ritiro immediato (e disordinato) dall’Afghanistan, dopo oltre 20 anni di presidio militare di quelle sventurate terre.
Quello che auspicabile potrà fare Trump, durante la sua permanenza alla Casa Bianca, è promuovere una riforma delle Nazioni Unite, inderogabile per porre rimedio alle accertate inefficienze dell’azione operativa delle agenzie dell’ONU. Inefficienze che in questi ultimi anni sono emerse nelle varie aree di tensione e conflitti in corso nelle varie aree del mondo.
Un'ulteriore azione che potrà sollecitare la nuova presidenza USA è quella di chiedere di investigare tutte quelle forme di “collateralismo” emerse nei vari territori dove operano da molti anni alcune agenzie dell’ONU.
Questo è fondamentale per riguadagnare credibilità e per rilanciare le iniziative di pace in tutte le aree martoriate da conflitti che si sono incancreniti nel tempo e per le quali non è stata mai proposta una vera soluzione.
Ricominciando, ad esempio dagli Accordi di Abramo voluti dalla presidenza Trump e vanificati dai terroristi di Hamas con la loro scellerata azione del 7 ottobre 2023.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni