Ucraina: Donald come Ronald aspetta l’agonia economica della Russia
03-02-2025 12:47 - Opinioni

GD – Roma, 3 feb. 25 - In tanti hanno pensato, o forse sperato, che la seconda elezione di Donald Trump alla Casa Bianca potesse essere d’aiuto per arrivare velocemente alla pace nel disastroso conflitto che la Russia ha scatenato in Ucraina. Putin si era illuso che il neo-eletto presidente americano lo avrebbe chiamato per concordare la cessazione del conflitto alle condizioni da lui desiderate.
Non sta andando così. Trump non ha chiamato Putin, malgrado questi abbia confermato la sua disponibilità a “negoziare” con gli Stati Uniti. Cosa pensa di fare Trump per fermare la guerra in Ucraina?
Diversamente dalle notizie sulle mirabolanti performance dell’economia russa, sbandierate tutti i giorni dai sostenitori del Cremlino, è ormai evidente che la Russia è sull'orlo del collasso economico a causa della guerra in corso che ha inevitabilmente esaurito le risorse del Paese.
Il tasso di interesse al 21% e l'inflazione “ufficiale” al 10% (non ufficiale completamente fuori controllo) sono segnali che indicano che Mosca potrebbe subire a breve un collasso economico letale. Emergono dopo 3 anni di guerra i difetti fondamentali dell'economia russa, che dimostrano che Mosca fin dall'inizio non potesse permettersi la guerra in Ucraina. Prima della guerra, l'economia russa si basava sull'esportazione di idrocarburi e materie prime che fornivano al Paese le risorse finanziarie per pagare pensioni e stipendi.
Sebbene la Russia dalle statistiche ufficiali stia ancora crescendo, per l’effetto di trascinamento della drastica economia di guerra e l’influsso sul PIL della spesa militare, l'economia reale non è affatto in buona salute e questo lo sanno bene pure i cittadini russi.
L'effetto delle sanzioni, infatti, ha cominciato a manifestarsi solo nei mesi successivi e tutti gli indicatori economici inizialmente erano rimasti più o meno stabili. Nel mentre le esportazioni russe sono diminuite in modo significativo e adesso il petrolio e le risorse naturali devono essere vendute all’estero a prezzi inferiori a quelli di mercato. Anche l'accesso della Russia alla valuta estera è stato limitato dall'introduzione delle sanzioni, che hanno costretto la Borsa di Mosca a sospendere le contrattazioni in euro e dollari USA.
Gli effetti a lungo termine delle sanzioni dei Paesi Occidentali completano l’opera devastante sulla disastrata economia russa e trascinano ulteriormente l'economia nel caos. L'impatto a cascata della guerra in corso, dalla spesa irresponsabile del Governo per sostenere lo sforzo bellico e la carenza di manodopera (distolta per combattere), indicano inequivocabilmente il cammino verso la rovina per Mosca.
Il costo della guerra in Ucraina, con un fronte di centinaia di chilometri e contro un avversario organizzato e determinato a difendere la propria libertà, ha richiesto la mobilitazione di immense risorse. Risorse che il Cremlino non riesce più a coprire con la vendita del petrolio, specialmente dopo che ha perso tutti i “buoni clienti paganti” europei.
La dipendenza della Russia dalle importazioni di prodotti manifatturieri indica una distribuzione industriale squilibrata e dipendente dalle importazioni di tecnologie dall’estero, che non è cambiata di molto, anzi si è addirittura accentuata rispetto all'epoca sovietica.
Putin e il Governo di Mosca volevano creare l'immagine che la Russia è ancora quella potenza militare che il mondo ha temuto per anni. La guerra in Ucraina ha invece rivelato una realtà molto diversa sia per le capacità militari sul teatro di guerra, sia per la struttura produttiva ed economica della Russia, che è molto più vulnerabile di quanto si credesse e di quanto vogliono far credere molti commentatori e giornalisti.
I numeri riportati nelle statistiche ufficiali dalla Rosstat possono sembrare stabili, perché le statistiche molto spesso rispondono più ai desiderata dei potenti di turno che alla realtà di un Paese.
Fin dall'inizio della prima guerra in Ucraina nel 2014, l'economia “imperfetta” e gli effetti duraturi delle sanzioni avevano già ostacolato il potenziale della Russia. La tentata invasione, su larga scala, dell’Ucraina ha poi completato il quadro disastroso.
Oltre alle sanzioni commerciali imposte dai Paesi Occidentali, le fluttuazioni dei prezzi internazionali del petrolio hanno compromesso la capacità economica della Russia già dal 2014.
E proprio su questo Donald Trump, seguendo le orme di Ronald Reagan, sta provando ad impostare le sue mosse per portare definitivamente in bancarotta l’economia russa. Ecco perché Putin continua ad aspettare invano di ricevere una chiamata da Trump che, invece, sembra aver deciso di aspettare pazientemente la fine del conflitto per consunzione dell’economia russa.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
Non sta andando così. Trump non ha chiamato Putin, malgrado questi abbia confermato la sua disponibilità a “negoziare” con gli Stati Uniti. Cosa pensa di fare Trump per fermare la guerra in Ucraina?
Diversamente dalle notizie sulle mirabolanti performance dell’economia russa, sbandierate tutti i giorni dai sostenitori del Cremlino, è ormai evidente che la Russia è sull'orlo del collasso economico a causa della guerra in corso che ha inevitabilmente esaurito le risorse del Paese.
Il tasso di interesse al 21% e l'inflazione “ufficiale” al 10% (non ufficiale completamente fuori controllo) sono segnali che indicano che Mosca potrebbe subire a breve un collasso economico letale. Emergono dopo 3 anni di guerra i difetti fondamentali dell'economia russa, che dimostrano che Mosca fin dall'inizio non potesse permettersi la guerra in Ucraina. Prima della guerra, l'economia russa si basava sull'esportazione di idrocarburi e materie prime che fornivano al Paese le risorse finanziarie per pagare pensioni e stipendi.
Sebbene la Russia dalle statistiche ufficiali stia ancora crescendo, per l’effetto di trascinamento della drastica economia di guerra e l’influsso sul PIL della spesa militare, l'economia reale non è affatto in buona salute e questo lo sanno bene pure i cittadini russi.
L'effetto delle sanzioni, infatti, ha cominciato a manifestarsi solo nei mesi successivi e tutti gli indicatori economici inizialmente erano rimasti più o meno stabili. Nel mentre le esportazioni russe sono diminuite in modo significativo e adesso il petrolio e le risorse naturali devono essere vendute all’estero a prezzi inferiori a quelli di mercato. Anche l'accesso della Russia alla valuta estera è stato limitato dall'introduzione delle sanzioni, che hanno costretto la Borsa di Mosca a sospendere le contrattazioni in euro e dollari USA.
Gli effetti a lungo termine delle sanzioni dei Paesi Occidentali completano l’opera devastante sulla disastrata economia russa e trascinano ulteriormente l'economia nel caos. L'impatto a cascata della guerra in corso, dalla spesa irresponsabile del Governo per sostenere lo sforzo bellico e la carenza di manodopera (distolta per combattere), indicano inequivocabilmente il cammino verso la rovina per Mosca.
Il costo della guerra in Ucraina, con un fronte di centinaia di chilometri e contro un avversario organizzato e determinato a difendere la propria libertà, ha richiesto la mobilitazione di immense risorse. Risorse che il Cremlino non riesce più a coprire con la vendita del petrolio, specialmente dopo che ha perso tutti i “buoni clienti paganti” europei.
La dipendenza della Russia dalle importazioni di prodotti manifatturieri indica una distribuzione industriale squilibrata e dipendente dalle importazioni di tecnologie dall’estero, che non è cambiata di molto, anzi si è addirittura accentuata rispetto all'epoca sovietica.
Putin e il Governo di Mosca volevano creare l'immagine che la Russia è ancora quella potenza militare che il mondo ha temuto per anni. La guerra in Ucraina ha invece rivelato una realtà molto diversa sia per le capacità militari sul teatro di guerra, sia per la struttura produttiva ed economica della Russia, che è molto più vulnerabile di quanto si credesse e di quanto vogliono far credere molti commentatori e giornalisti.
I numeri riportati nelle statistiche ufficiali dalla Rosstat possono sembrare stabili, perché le statistiche molto spesso rispondono più ai desiderata dei potenti di turno che alla realtà di un Paese.
Fin dall'inizio della prima guerra in Ucraina nel 2014, l'economia “imperfetta” e gli effetti duraturi delle sanzioni avevano già ostacolato il potenziale della Russia. La tentata invasione, su larga scala, dell’Ucraina ha poi completato il quadro disastroso.
Oltre alle sanzioni commerciali imposte dai Paesi Occidentali, le fluttuazioni dei prezzi internazionali del petrolio hanno compromesso la capacità economica della Russia già dal 2014.
E proprio su questo Donald Trump, seguendo le orme di Ronald Reagan, sta provando ad impostare le sue mosse per portare definitivamente in bancarotta l’economia russa. Ecco perché Putin continua ad aspettare invano di ricevere una chiamata da Trump che, invece, sembra aver deciso di aspettare pazientemente la fine del conflitto per consunzione dell’economia russa.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni