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Ambasciata Polonia: 80 anni fa nasceva Armata Polacca del gen. Władysław Anders

19-10-2021 17:33 - Ambasciate
L’amb. Anna Maria Anders con i reduci al Cimitero Militare Polacco di Montecassino L’amb. Anna Maria Anders con i reduci al Cimitero Militare Polacco di Montecassino
GD - Roma, 9 ott. 21 - Saranno due i momenti di commemorazione organizzati dell’Ambasciata di Polonia in Italia a ricordare la formazione, nel 1941, dell’eroico esercito che, guidato dal generale Władysław Anders (padre dell'ambasciatore di Polonia in Italia), contribuì alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Il 20 ottobre nella sede dell’Ambasciata verrà presentato il documentario “Gli Ebrei nell’Armata di Anders”, a cui seguirà l’incontro con gli autori del documentario e gli ospiti da Israele: il gen. Zvi Kan Tor, direttore del “Museum of the Jewish Soldier in World War II” e Witold Mędykowski, storico. Da Israele si collegherà il gen. Chaim Erez, “orfano di Teheran”, salvato dal gen. Anders che lo portò fuori dall’Unione Sovietica, ancora bambino, insieme al proprio esercito.
Il 21 ottobre, poi, si svolgerà una cerimonia commemorativa al Cimitero militare polacco di Montecassino (Frosinone) alla presenza dell'Ambasciatore di Polonia Anna Maria Anders, figlia del famoso condottiero, degli addetti militari di Polonia e di Israele e delle autorità della città di Cassino.
Il film "Gli ebrei nell’Armata di Anders”, realizzato dalla TPN Società dei Progetti Educativi, tocca un tema spesso sconosciuto al grande pubblico, ovvero quello della presenza e del destino dei numerosi ebrei nell’esercito di Anders. Questo progetto polacco-israeliano racconta non solo i grandi personaggi storici, come il gen. Władysław Anders o Menachem Begin, ma soprattutto parla di un esercito di gente comune e coraggiosa strappata alla "terra disumana". Sulla loro drammatica scelta tra voler rimanere in Eretz Israel, in Palestina, e combattere per lo Stato indipendente di Israele, o rimanere fedeli allo Stato polacco e continuare la lotta contro la Germania nelle file dell'esercito polacco. Va sottolineato che a questo tema è stata dedicata poca ricerca scientifica, poche sono anche le raccolte archivistiche, le pubblicazioni o le mostre. Gli ideatori del film hanno voluto utilizzare un linguaggio comprensibile a tutti, indipendentemente dalla loro visione del mondo, religione o opinioni politiche. Hanno perciò deciso di parlare attraverso l’arte e il suo linguaggio emotivo.
Il film presentato in anteprima durante la conferenza scientifica al Begin Center svoltasi in piena pandemia è stato accompagnato da un concerto speciale online "Coraggio a cuori battenti" al quale hanno partecipato eccezionali artisti polacchi e israeliani. Darek "Maleo" Malejonek, in qualità di direttore artistico ha preparato la maggior parte delle composizioni musicali, mentre Tomasz Mackiewicz era responsabile dell'arrangiamento.
II 2° Corpo d’Armata Polacco contava nei suoi ranghi numerosi ebrei. Inizialmente i soldati di origine ebraica erano circa 4 mila, ma prima dello sbarco dell’Armata polacca in Italia, durante la sua permanenza in Palestina, patria storica della nazione ebraica, molti di loro lasciarono l’esercito polacco, mossi dalla volontà di lottare per la creazione di uno stato ebraico indipendente: Israele. Tra di loro anche il futuro premier di Israele Menachem Begin. Essi lasciarono l’Armata con il tacito consenso del generale Wladyslaw Anders che così si espose alla disapprovazione delle autorità britanniche. Il II Corpo di Armata polacco, giunto sulla penisola tra dicembre 1943 e aprile 1944 dall’Egitto, diede un contributo decisivo alla liberazione dell’Italia. Durante la Campagna d’Italia i soldati polacchi, guidati dal generale Wladyslaw Anders, con il sacrificio della loro vita spianarono la strada agli alleati verso Roma grazie alla vittoria nella battaglia di Montecassino e liberarono numerose città, tra cui Bologna e Ancona.
Nella campagna d’Italia hanno combattuto 838 ebrei polacchi, di cui 132 ufficiali. Ne caddero 28, di cui un ufficiale, 53 furono i feriti. Vennero particolarmente apprezzati i medici militari di origine ebrea, i quali prestavano servizio in postazioni di punta. Al termine della guerra, a Roma vissero alcuni reduci del 2° Corpo d`Armata Polacco, tra cui: Kurt Rosenberg (decorato con la “Polonia Restituta” sempre presente alle celebrazioni per la battaglia di Montecassino, tenendo sempre nel cuore la memoria dei suoi commilitoni che avevano dato la vita per la libertà della Polonia e dell'Europa), e Jerzy Kluger (decorato con la Croce Virtuti Militari per la battaglia di Montecassino, amico del Papa Giovanni Paolo II).
La formazione dell’Armata Polacca e l’inizio dell’epopea - L’Armata Polacca del generale Władysław Anders, formatasi nel 1941 in Unione Sovietica, contava nei suoi ranghi polacchi di diverse etnie (ucraina, bielorussa, ebraica) e professioni di fede (cattolica, ortodossa, evangelica, ebraica e musulmana), originari della parte orientale della Polonia, deportati dal 1939 al 1941 in Siberia, principalmente in Kazakistan e nei territori del Nord dell`impero staliniano. La costituzione di un’armata polacca in Russia sotto il comando polacco fu possibile grazie a un accordo sottoscritto il 30 luglio 1941 dal premier polacco Władysław Sikorski e dall’ambasciatore russo a Londra Ivan Majski che prevedeva il ristabilimento delle condizioni diplomatiche tra i due paesi, nonché la formazione in Unione Sovietica di un esercito polacco. Il generale Władysław Anders, liberato per effetto di questo patto insieme a migliaia di altri polacchi imprigionati nei lager sovietici, fu nominato comandante delle forze militari polacche in Unione Sovietica con il compito di organizzare un esercito nazionale composto dagli ex deportati, nettamente ostili alla Russia sovietica.
In quel periodo Stalin, oltre a essere impegnato ad arginare l’invasione tedesca, era alle prese con gravi difficoltà politiche sul fronte interno, e così permise che l’organizzazione dell’esercito polacco fosse gestita dagli stessi polacchi. Fu proprio in questa occasione che venne notata l’assenza tra i detenuti di molti ufficiali polacchi. Solo successivamente che, come si scoprirà nella primavera del 1943, erano finiti assassinati dai sovietici in massa nelle fosse di Katyń.
Il 13 giugno 1942 il Consiglio dei Ministri polacco deliberò che l’esercito nazionale appena riorganizzato restasse nel territorio dell’Unione Sovietica per combattere a fianco dell’Armata rossa. Anders invece, convinto che la gravissima crisi economica russa e i connessi problemi di approvvigionamento e l’inadeguatezza dell’equipaggiamento dell’esercito polacco avrebbero significato la morte certa per la maggior parte dei suoi soldati, decise, con il consenso di Stalin, di lasciare l’Unione Sovietica.
Fra il marzo e l’agosto 1942, fra grandi difficoltà, Anders riuscì a evacuare e trasferire in Persia le proprie truppe e circa 40.000 civili, in totale circa 115.000 persone, molte destinate comunque a morire di lì a breve per malattie e per la passata malnutrizione (in novembre il numero dei morti ammontava a circa un quarto dei fuoriusciti).


Fonte: Redazione
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