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USA: niente dazi aggiuntivi su prodotti Made in Italy, successo gioco di squadra a partire da ambasciata a Washington DC

15-02-2020 20:19 - Made in Italy
GD - Washington DC, 15 feb. 20 - Sospiro di sollievo per il Made in Italy in USA. L'Italia infatti esce indenne dalla revisione della lista dei prodotti soggetti a dazi che il Governo di Washington DC aveva emanato lo scorso ottobre a seguito della sentenza del WTO sul caso Airbus, che riguarda solo Franca e Germania. In sostanza dal confronto tra i codici doganali riportati dall'ufficio del rappresentante USA per il Commercio (Ustr), nelle due liste di ottobre e in quella odierna non risultano infatti colpiti prodotti italiani. È stato così scongiurato il rischio che la revisione potesse estendersi ad altri importanti settori del nostro export sul mercato USA.
Gli USA hanno insomma deciso di non alzare i dazi al 25% imposti lo scorso ottobre a vari prodotti europei (compreso il Parmigiano) e hanno fatto solo lievi modifiche alla lista, rimuovendo ad esempio il succo di prugna, ma aggiungendo i coltelli da cucina importati da Francia e Germania. L'ufficio per il commercio Usa si riserva comunque di cambiare le merci colpite dalla tariffe.
Sostanzialmente, Washington ha deciso soltanto di inasprire i dazi, dal 10 al 15%, sui velivoli Airbus importati dall'Europa a partire dal 18 marzo. Lo ha annunciato l'ufficio del rappresentante del Commercio americano, sulla base della sentenza WTO contro i sussidi pubblici europei al consorzio Airbus.
Il risultato è frutto dell'ottimo gioco di squadra che si è svolto in queste settimane tra il Governo di Roma e l'Ambasciata italiana a Washington DC. "Con la leadership del presidente Trump, gli Usa hanno vinto il più grande premio nella storia del WTO il 2 ottobre del 2019 quando sono state autorizzate contromisure su 7,5 miliardi di beni" per pratiche commerciali scorrette nell'Unione Europea e nel Regno Unito, come si legge nella nota del rappresentante al Commercio americano nella quale si annunciano i nuovi dazi.
Secondo il ministro delle Politiche Agricole e Alimentari, Teresa Bellanova, "il lavoro fatto in questi mesi ha dato i suoi frutti. L'agroalimentare italiano non compare nella lista dell'Ustr americana appena pubblicata dei prodotti soggetti a dazi. Abbiamo scongiurato il rischio che le nostre eccellenze subissero danni irreparabili. Nell'incontro avuto con il Segretario all'Agricoltura USA Perdue il 30 gennaio scorso lo avevo ribadito a chiare lettere: tenere l'agroalimentare italiano fuori dalla vicenda Airbus. E avevo registrato condivisione e disponibilità. Oggi raccogliamo i risultati dell'impegno messo in campo e di un grande lavoro di squadra. In Italia e in Europa. Il che ci conferma in quello che affermiamo da mesi: azione di sistema vuol dire anche capacità e autorevolezza in Europa e presidio costante dei tavoli europei".
Da parte sua il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha riconosciuto che "l'Italia oggi esce indenne dalla revisione della lista dei prodotti soggetti a dazi che gli USA avevano emanato lo scorso ottobre. Sono stati colpiti altri Paesi, ma non il nostro". Così "sono salvi i vini, l'olio d'oliva e gli altri prodotti italiani che rischiavano dazi fino al 100%. La nostra azione diplomatica e la nostra amicizia con gli Stati Uniti hanno scongiurato il peggio per le nostre aziende. Così difendiamo il Made in Italy, così difendiamo i prodotti della nostra terra, orgoglio della nazione".
Grande soddisfazione per la decisione del Governo degli Stati Uniti che non colpisce i prodotti italiani con dazi aggiuntivi è stata espressa anche dal sottosegretario Ivan Scalfarotto che assieme all'ambasciata italiana a Washington DC ha incontrato, sensibilizzandole, nei giorni scorsi, tutte le principale autorità governative americane ed aveva ottenuto l’invio di una lettera al presidente Donald Trump da parte di un gruppo bipartisan di oltre 40 parlamentari statunitensi per salvaguardare i prodotti italiani da questa tornata di dazi. Per Scalfarotto “si è trattato di un gioco di squadra tra Governo, ambasciata d’Italia a Washington DC e associazioni imprenditoriali a conferma che l’Italia quando è in grado di fare sistema può raggiungere risultati significativi”.
Soddisfatte le organizzazioni rappresentanti le categorie imprenditoriali interessate. "Il Consorzio del Parmigiano Reggiano accoglie con entusiasmo la notizia che gli Usa hanno deciso di non alzare i dazi al 25% imposti lo scorso ottobre a vari prodotti europei. Abbiamo lavorato nella direzione giusta, facendo squadra con le altre Indicazioni Geografiche, credendo fermamente che la Commissione Europea fosse l'unico tavolo al quale portare avanti la negoziazione, evitando di disperdere energie portando avanti diversi interessi da parte delle singole classi di rappresentanza", ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano che sottolinea la necessità di mantenere "nervi saldi e credere di più nell'Europa come Istituzione: è questo l'approccio giusto per combattere una battaglia che è solo all'inizio e che vedrà il Parmigiano Reggiano in prima linea, considerando che il mercato americano rappresenta per noi il secondo mercato estero, con ben 10 mila tonnellate di prodotto esportato ogni anno ed enormi capacità di crescita". Il fatto che gli Usa abbiano deciso di non incrementare ulteriormente i dazi "porterà sicuramente un clima più disteso e oggettivo e, ci auguriamo, un riequilibrio del mercato con un prezzo all'origine più alto".
"La notizia più bella che potesse arrivare alla vigilia della nostra anteprima Chianti Lovers. Possiamo tirare un sospiro di sollievo dopo mesi di apprensione. Siamo grati al governo americano e alle nostre istituzioni per il gioco di squadra che ha permesso di escludere l'Italia dai Paesi colpiti dai dazi", ha
dichiarato da Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti. "Il mercato americano resta per noi punto di riferimento e asset fondamentale per il nostro export. Un Paese che negli ultimi decenni ha incrementato l'interesse e l'apprezzamento verso i nostri prodotti. Questa notizia ci fa riprendere la nostra attività con maggiore serenità, pronti a investire ancora di più".
Le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano negli Stati Uniti "sono praticamente dimezzate nei due mesi successi all'entrata in vigore dei dazi il 18 ottobre 2019", come emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della nota del dipartimento del Commercio Statunitense che conferma per l'Italia l'applicazione di tariffe aggiuntive del 25% su circa mezzo miliardo di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari nazionali come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.
Le esportazioni di Parmigiano reggiano e Grana Padano negli Usa dopo i dazi, ha affermato la Coldiretti, "sono crollate rispetto all'anno precedente del 54% a novembre e del 43% in dicembre", ma effetti negativi si sono verificati anche negli altri settori interessati, secondo l'analisi dalla quale emerge che ad avvantaggiarsene è stato il falso made in Italy, dal Parmesan al Provolone fino al Borgonzola. "Un impatto pesante anche se almeno per i prossimi 120 giorni l'importante lavoro diplomatico che è stato svolto ha scongiurato la minaccia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di aumentare i dazi fino al 100% in valore e di estenderli a prodotti simbolo del Made in Italy, dal vino all'olio fino alla pasta, che erano inizialmente ricompresi nella black list messa sotto osservazione dall'Amministrazione Trump", ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini impegnato in un lavoro di squadra con il commissario UE al commercio Phil Hogan e con il ministro Teresa Bellanova. "Occorre riprendere la via del dialogo con gli Usa ma anche attivare al più presto aiuti compensativi ai settori che restano colpiti e che per l'Italia rappresentano in valore più del 10% del totale delle esportazioni in Usa", ha concluso Prandini.
"Non ci saranno nuovi dazi sui prodotti agroalimentari italiani destinati al mercato USA. È un'ottima notizia per i nostri agricoltori e ringraziamo il Governo per l'efficace azione svolta a tutela del settore", ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. "Abbiamo evitato ulteriori e gravi problemi per le nostre produzioni. Va ricordato che è stata in discussione nelle scorse settimane la possibilità di applicare i dazi su circa 2 miliardi di euro di prodotti agroalimentari in arrivo dall'Italia, vini compresi. Scampato pericolo, dunque, ma solo per il momento2, ha aggiunto Giansanti, perché "l'amministrazione USA ha precisato che la decisione presa ieri potrà essere rivista, in funzione degli sviluppi del contenzioso con la UE sui sussidi pubblici ai gruppi Airbus e Boeing".
"Quella che arriva dagli Stati Uniti è un'ottima notizia: i dazi introdotti ad ottobre sui prodotti italiani, a partire dai formaggi, non hanno subito aumenti e inoltre non ci sono altri prodotti italiani nell'elenco", ha rilevato Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza cooperative Agroalimentare. "Uno dei timori più grandi riguardava l'ipotesi che anche i vini italiani venissero colpiti dai dazi. Abbiamo scongiurato questo rischio che avrebbe creato non poche ripercussioni sulle nostre imprese vitivinicole, come sta invece accadendo per i cugini francesi, i cui vini sono stati inseriti a ottobre nella lista", ha aggiunto sostenendo che "un grande merito va dato al lavoro diplomatico portato avanti dal nostro Governo, che si è mosso compatto per evitare inasprimenti ai dazi, così come alle iniziative portate avanti dall'Europa e in particolare dal commissario al Commercio Phil Hogan".
"Una buona notizia per tutto il settore" ha commentato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia,rilevando che "dopo che l'Italia esce indenne dall'ultimo giro di valzer sui dazi, ma nessun nuovo prodotto Made in Italy entra nella lista rivista di quelli soggetti a nuove misure di Trump". Il rappresentante di Filiera Italia ha aggiunto che è "un mercato necessario, strategico e non sostituibile per il nostro export" e, in particolare, ricorda che "pur gravato da dazi al 25% sulle principali eccellenze come salami e formaggi a pasta dura, vale comunque, stando agli ultimi dati Istat appena diffusi, 4,5 miliardi di euro e si posiziona al primo posto nei mercati extraeuropei e comunque al secondo posto in assoluto, con un tasso di crescita a due cifre, che ha visto aumentare nel 2019 le nostre esportazioni verso quel Paese, del + 11,1% rispetto al 2018. Un dato eccellente che rispecchia l'ottima perfomance dell'export di settore in generale, +8,0% dicembre 2019 sullo stesso mese del 2018, con un consuntivo sui 12 mesi a +6,6%, superando il +6,0% che era stato previsto, per un totale di 35,4 miliardi, rispetto ai 35,2 previsti". In definitiva, ha concluso Scordamaglia, "resta ancora molto da fare soprattutto in termini di difesa delle nostre eccellenze contro l'Italian sounding" che vale ancora 4 volte il nostro export.
"Per noi italiani 'Carosello' significa una televisione in bianco e nero, un po' nostalgica, ma di qualità. Da qualche mese, e da oggi ancora di più, carosello vuol dire aumento dei dazi sui prodotti italiani. Dopo i liquori Made in Italy', colpiti dai dazi dal 18 ottobre 2019, anche i vini esportati negli Stati Uniti potevano da oggi rischiare pesanti rincari. Le trattative serrate tra il presidente della Commissione EU Ursula von der Leyen e l'amministrazione Trump hanno per il momento scongiurato il pericolo. Fino al prossimo carosello. Nell'occhio del ciclone rimangono sempre i nostri aperitivi e liquori", ha detto Micaela Pallini, presidente del Gruppo Spiriti di Federvini, ricordando che "dall'entrata in vigore dei dazi il fatturato nel mercato USA è diminuito in media del 35%. Stiamo assistendo ad un progressivo calo della marginalità delle vendite poiché le Aziende si sono dovute far carico di riassorbire parte dei dazi senza incidere sul mercato, a discapito soprattutto delle imprese medio-piccole che costituiscono buona parte del tessuto produttivo".
Diverso l'umore di Piero Mastroberardino, presidente del Gruppo Vini di Federvini: "il mercato USA rappresenta il primo sbocco per il nostro vino. Secondo gli ultimi dati, l'export complessivo in valore, nel 2019, ha raggiunto 1 miliardo 750 milioni di euro ed una crescita su base annua del 4,2% Ma questo trend potenzialmente rischia di rallentare. La spada di Damocle dei dazi rimane, comunque sui nostri prodotti: tra 6 mesi, con il nuovo round del carosello, le nostre aziende, saranno di nuovo in ansia, perché non hanno modo di prevedere con esattezza come programmare investimenti e pianificare l'attività".
Da parte sua il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, ha detto che la sua organizzazione "non può che tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo di una maggiorazione o espansione dei dazi Usa sui prodotti agroalimentari italiani e per questo dobbiamo ringraziare il Governo e in generale il sistema politico e la commissione europea che si sono adoperate al massimo per disinnescare questi rischi. La situazione è rimasta ferma perciò al quadro in vigore dall'ottobre scorso, con circa mezzo miliardo di export alimentare italiano colpito da imposizioni daziarie ad valorem del 25% su 4,5 miliardi di export di settore stimato a consuntivo 2019. I formaggi, gli aperitivi, i liquori e alcune lavorazioni del suino sono ancora purtroppo dentro il perimetro colpito e questo rimane un fatto grave per due motivi. Riesce difficile accettare che l'Italia, estranea al contenzioso Airbus, sia stata comunque coinvolta dalle ritorsioni americane. E riesce difficile accettare che il mirino Usa abbia puntato nel nostro Paese, in modo praticamente esclusivo, il food and beverage". Vacondio ha infine sostenuto che "tuttavia i nostri prodotti hanno tenuto e di questo dobbiamo ringraziare il know how dei nostri imprenditori, l'export Made in Italy in USA, infatti, nonostante le imposizioni daziarie già applicate, ha fatto registrare un +11% nel dicembre 2019 rispetto al dicembre 2018. Questo tuttavia non elimina le preoccupazioni per un settore che, secondo le recenti performance produttive, si trova con un mercato interno stagnante e legato mani e piedi alla spinta dell'export".
"Un ulteriore aumento dei dazi oltre il 25% del valore applicato ad ottobre sarebbe stato un duro colpo per tutta la filiera produttiva delle Dop ed Igp così come per gli importatori e gli stessi consumatori statunitensi che ricercano nei nostri prodotti distintività e specificità", ha dichiarato Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, l'Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, dopo "la buona notizia arrivata con la pubblicazione della lista dell'Ustr americana. In più occasioni abbiamo espresso l'auspicio e la convinzione che solo un efficace lavoro delle istituzioni sia italiane che europee sarebbe stato utile alla nostra causa e l'importante risultato di oggi ci conferma di aver ben riposto la nostra fiducia. È stato dunque scongiurato il rischio di far subire alle eccellenze Made in Italy danni economici irreparabili e questo grazie soprattutto all'encomiabile lavoro di squadra condotto negli ultimi mesi dalle Istituzioni sia nazionali che comunitarie. In particolare in tale processo, il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha giocato un ruolo senz'altro determinante, mostrando capacità ed autorevolezza ed un presidio constante dei tavoli europei".


Fonte: Redazione
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