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UE: la via intergovernativa è la sola possibile, ma pericolosa

28-06-2018 12:25 - Opinioni
GD - Como, 28 giu. 18 - Affari Internazionali - La natura dell´Unione Europea di oggi ci pone di fronte a una verità fondamentale che è inutile fare finta di non vedere o, peggio ancora, tentare di distorcere con falsa coscienza: la centralità esclusiva degli Stati nazionali negli equilibri decisionali dell´Unione. Ci troviamo in una fase di pieno consolidamento di un´Unione intergovernativa, dove il potere politico a livello europeo è concentrato unicamente negli esecutivi nazionali e nell´interazione tra essi. Ne sono un chiaro segnale non già il potenziamento degli incontri al vertice del Consiglio Europeo, sempre più frequenti e meglio preparati, bensì le numerose riunioni collaterali tra gruppi ristretti di capi di Stato, come il pre-summit in materia di migrazione di domenica 24 giugno a Bruxelles.
Il ritorno ai rapporti bilaterali - Non è un caso che da qualche tempo a questa parte si stia investendo di nuovo molto, in Europa, nei rapporti bilaterali, a scapito di meno efficaci strategie multilaterali. D´altra parte, è stata la stessa cancelliera Angela Merkel ad affermare che non vi potrà essere alcun compromesso nel Vertice europeo di oggi e domani, 28-29 giugno: come dichiarato dai portavoce del governo di Berlino, l´obiettivo del Consiglio europeo non sarà il raggiungimento di dichiarazioni condivise da tutti, bensì l´adesione ad accordi bilaterali, trilaterali o multilaterali.
Sarebbe utile, anziché negare il fatto, cercare di capirlo e prenderne piena coscienza, adeguandosi alla realtà e occupandosi di soluzioni concrete. Poiché l´attuale assetto istituzionale dell´Ue non è nient´altro che l´unico assetto possibile alla luce del vuoto lasciato dall´ Unione stessa, dove prendono piede i soli attori in campo legittimati a deliberare su questioni di vitale importanza, giustappunto i governi nazionali.
Gli scogli di difesa, sicurezza, migrazione - Abbiamo passato anni a raccontare come gli Stati potessero essere cancellati con un colpo di spugna, diventando, per mezzo di un´integrazione normativa e programmatica, semplici "membri" di un progetto apolitico esteso su scala continentale. L´ultima e vana speranza è stata quella di pensare di armonizzare competenze strategiche al cuore della vita di uno Stato - difesa, sicurezza, migrazione - al pari del mercato unico, come se regolamentare banane e vite umane fosse la stessa cosa.
È andata diversamente con la politica monetaria - completata comunque solo per metà - grazie a una contingenza storica e di leadership politica favorevole, di cui oggi non resta che un lontano ricordo e che difficilmente si ripeterà.
Abbiamo così creduto che un unico centro di gravità economica e burocratica come Bruxelles potesse occuparsi di qualunque cosa al di là della politica, coordinando o offrendo soluzione adattabili alla moltitudine di interessi nazionali presenti nell´UE, senza tuttavia un vero governo in grado di rappresentare e sintetizzare tali interessi.
Errori e conseguenze - Sono stati annessi nell´Unione blocchi di Stati con la pretesa che storia e geografia fossero componenti malleabili e facilmente convertibili a un disegno europeo definito, preconfezionato da quella che è ormai una minoranza di Paesi fondatori. Anche in questo caso subordinando la politica a tutto il resto, con l´aspettativa che i governanti dei nuovi Stati membri non fossero che meri amministratori d´intesa con la burocrazia centrale.
Vano e a tratti pernicioso è stato in ultimo il tentativo di frammentare in Europa il sistema politico in uno schema multilivello di poteri confuso e sovrapposto, con il risultato di una mancanza assoluta di chiarezza tra governanti e governati, incapace di attribuire la responsabilità decisionale ad alcun organo di governo. Ne consegue che, ad ogni mancata risposta politica, venga additata dai cittadini europei una volta la Germania, una volta l´Ungheria, una volta la Francia, una volta Bruxelles, una volta la Commissione, senza comprendere fino in fondo né l´oggetto né il soggetto del contendere.
Dal disordine e dall´inefficienza il populismo - Il risultato di tale disordine istituzionale è proprio il cosiddetto populismo tanto demonizzato dai partiti tradizionali, che fiorisce dove l´efficacia politica e l´evidenza delle istituzioni sfioriscono. Un populismo che mira alla nazionalizzazione e alla sovranità statale proprio di quelle politiche che si è tentato grossolanamente di europeizzare senza un legittimo e preciso riscontro democratico e di governo. Una mancanza di lungimiranza che avalla di fronte ai cittadini l´appello all´interesse nazionale dei leader di oggi, con un costante richiamo alla volontà dell´opinione pubblica nazionale nelle decisioni prese a Bruxelles.
Di un senso comunitario nell´ Unione, forte di un destino e di interessi comuni, non v´è traccia. Ciò che rimane sono solo forze centrifughe che tendono sempre più a mettere in competizione e in contrasto gli Stati membri tra di loro. Se da un lato l´Unione intergovernativa è quindi l´unica strada percorribile, la stessa strada comporta allo stesso tempo pulsioni disintegranti pericolose per l´unità europea.
Ora che la storia è andata come al solito nella direzione opposta di quello che ci siamo immaginati, in Europa sarebbe il caso di fermarsi e decidere quali sono le basi istituzionali e valoriali sulle quali proseguire sulla via dell´integrazione. Senza un consenso forte in tal senso e un´attenta valutazione dei rischi, come gli alpinisti insegnano, non è detto che non sia saggio ripercorrere il sentiero di ritorno, prima che sia troppo tardi.

di Matteo Scotto
collaboratore scientifico a Villa Vigoni - Centro Italo-Tedesco per l´Eccellenza Europea

http://www.affarinternazionali.it/2018/06/unione-via-intergovernativa/



Fonte: AI-Affari Internazionali
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