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Tra Germania e Italia l´estraniazione parte da molto lontano: quando la mortadella di Andreotti non placò l´ira di Kohl

27-05-2018 14:17 - Politica
GD – Berlino, 27 mag. 18 – Le incomprensioni che turbano al momento i rapporti tra la Germania e l´Italia riportano d´attualità l´estraniazione tra i due Paesi innescata dalle prime percezioni degli sviluppi che avrebbero portato nel 1989 alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione tedesca. Il radar ultrasensibile di Giulio Andreotti si attivò già il 13 settembre 1984 durante un dibattito sulla politica estera col senatore comunista Paolo Bufalini, nella cornice romana di un Festival dell´Unità. All´epoca Andreotti era il responsabile della Farnesina nel primo governo di Bettino Craxi. Le sue parole, come sempre distillate con accortezza, arrivarono in tutto il mondo in piena guerra fredda :"Si è tutti d´accordo perché le due Germanie abbiano un buon rapporto : si tratta di un contributo alla pace che nessuno sottovaluta. Sia chiaro, però, che non bisogna esagerare in questa direzione, che bisogna riconoscere che il pangermanesimo va superato : ci sono due Stati germanici e due devono rimanere". A Bonn, la capitale occidentale, Helmut Kohl ebbe una crisi di collera e ne fece le spese l´ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris convocato d´urgenza per spiegazioni alla cancelleria. Kohl, con la sua proverbiale franchezza, si dichiarò "profondamente turbato" dalle frasi del ministro degli Esteri italiano. Anche allora la reazione mediatica in Germania fu inesorabile nel riesumare i pregiudizi di inaffidabilità e opportunismo, che erano nati nell´immaginario nazionale dopo l´8 settembre 1943. La rottura non fu cicatrizzata dalla caduta del Muro. "Quando era ancora alla Farnesina, Andreotti mandava ogni anno in regalo a Kohl un´enorme mortadella, della quale il cancelliere pare fosse goloso – ha rivelato Massimo Franco nella biografia "Andreotti, la storia di un´epoca" – Kohl ricambiava con vino del Reno, Per il resto, erano due democristiani troppo diversi". Per dirla con il diplomatico Silvio Fagiolo, negoziatore di Maastricht e ambasciatore a Berlino dopo la riunificazione, "Kohl voleva correre verso la Germania unita, e qualunque prudenza o dilazione gli doveva apparire un intralcio, quasi un´offesa". Una volta al traguardo, Kohl e i suoi successori hanno sentito sempre meno essenziale il rapporto con l´Italia, nonostante la reciproca appartenenza al gruppo dei Paesi fondatori dell´Europa comunitaria. Quel raffreddamento ha avuto responsabili da entrambe le parti e ha avviato un processo di "estraniazione strisciante" che viene raccontato con amaro realismo dal germanista Gian Enrico Rusconi in un Quaderno della Fondazione Bruno Kessler pubblicato da Il Mulino. Adesso, se ne ha nuova conferma con i veleni di Jan Fleischauer che sullo Spiegel definisce gli italiani "scrocconi aggressivi" e li giudica peggiori dei mendicanti i quali "almeno dicono grazie". L´ambasciatore Pietro Benassi ha replicato che "la dialettica politica appartiene alla libertà di stampa e al discorso democratico. Ciò che lascia un retrogusto pessimo è il modo in cui questa critica è indirizzata ad un intero popolo". Con la sottolineatura che quello dello Spiegel "è un sistema molto facile e seducente per eccitare gli animi. Ne è capace chiunque, ma è una strada pericolosa. Alla sua fine ci sono solo perdenti". Per inciso, ad "eccitare gli animi", è il medesimo Jan Fleischauer sceso in campo nel 2012 sullo stesso settimanale per spalmare su tutti gli italiani la scelleratezza di Francesco Schettino nel naufragio della Costa Concordia :"Vi sorprendete che il comandante fosse un italiano ? Conosciamo tipi del genere dalle vacanze al mare, maschi bravi con grandi gesti (...) ma bisognerebbe tenerli lontani da macchinari pesanti e sensibili. ´Bella figura´ è lo sport popolare di massa italiano (...) sebbene non sia chiaro in che misura gli italiani siano una razza". Ingiurie vere e proprie condite di razzismo, tanto da venire interpretate come una "squallida provocazione" dall´ambasciatore Michele Valensise che non indugiò un istante ad esprimere allo Spiegel tutta la propria indignazione "per lo spazio concesso ad affermazioni così banali e volgari" che "proiettano su un intero popolo la responsabilità di una singola persona". Pietro Benassi, quindi, non è il primo ambasciatore italiano a Berlino a dovere rispondere per le rime alle requisitorie offensive dei mass media tedeschi. Prima di lui hanno dovuto impugnare la penna per doverose rettifiche, tutti i suoi predecessori nel Palazzo rinascimentale nel Tiergarten, dono di Hitler a Mussolini, semidistrutto dalla guerra e riaperto dal presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2003. Soltanto un anno prima, dalla sede provvisoria nella Rheinbabelallee, Silvio Fagiolo aveva indirizzato una protesta di due pagine al Die Woche. "Affermazioni come quella che i governi italiani del dopoguerra abbiano costruito la loro base sul sostegno della mafia sono contraddette dalla realtà dei fatti – scriveva Fagiolo al direttore del settimanale – Il riassunto della storia siciliana presentato nel suo giornale è sommario e unilaterale. Ridurre la storia dell´isola ad una lunga e ininterrotta schiavitù è falso. Vi sono errori e imprecisioni in grande quantità, ma ancora peggio sono le insinuazioni, senza prove a sostegno, dei suoi giornalisti che alludono senza poter dimostrare". Quando nel febbraio del 2009 la Süddeutsche Zeitung dedicò la copertina del supplemento settimanale a "Lo stivale puzzolente", perse la pazienza perfino l´ambasciatore Antonio Puri Purini, sostenitore della sopportazione perché convinto che "negli scontri ciclici con la Germania, l´Italia guadagna quando si adegua". L´ex consigliere diplomatico di Ciampi al Quirinale, accusò il paludato quotidiano monacense di deformare "per astio" l´immagine reale di un´intera nazione. "Siamo un Paese solare, laborioso, dinamico, aperto e comunicativo – protestò Puri Purini – Non ci meritiamo che lo stivale venga malamente descritto. Nell´Europa di oggi non possiamo permetterci che i problemi di un paese offrano il destro per attacchi a tutto campo. Lo stivale, di cui ho trovato una raffigurazione provocatoria e di cattivo gusto, racchiude dal nord al sud un operoso tessuto industriale e ospita una straordinaria e unica eredità culturale, che è parte integrante dell´identità italiana".



Fonte: Enzo Piergianni
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