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Sul settimanale «Left» l´impronta indelebile di Nelson Mandela, un gigante moderno

19-07-2018 12:45 - Persone
GD - Roma, 19 lug. 18 - Sul settimanale «Left» si valorizza l´impronta indelebile di Nelson Mandela, un gigante moderno. L´occasione fornita dall´anniversario è fondamentale per approfondire la figura del Madiba, soprannome onorifico e di riconoscenza conferitogli all´interno dell´etnia Xhosa, il suo clan di appartenenza, e che è presto divenuto sinonimo della sua stessa persona: dalla lezione umana al lascito politico e culturale, la sua esperienza storica si rivela del tutto attualissima, in quanto legata a doppio filo ad un Sudafrica sempre più controverso e tuttora immerso in pesanti contraddizioni. È questo il punto chiave che ispira l´editoriale di «Left», a firma di Simona Maggiorelli, nel quale si indagano le visioni sociali e gli obiettivi che hanno guidato Mandela attraverso la lotta per quella libertà che lo ha costretto a scontare 27 anni di carcere duro, durante i quali non è tuttavia mai venuta meno la sua determinazione nel combattere per favorire il cambiamento di una realtà ingiusta e profondamente razzista.
Sin dai trascorsi come giovane avvocato, infatti, il suo impegno civile si è indirizzato sul contrasto alla segregazione razziale dilagante in Sudafrica (in seguito passata alla storia come legge di Stato sotto il nome di "apartheid"), istituita nel 1948 e poi protratta fino ai primi anni novanta da governi mossi dall´ideologia del suprematismo bianco a discapito del popolo africano.
Le sue battaglie ne hanno fatto un personaggio di rilievo mondiale, al punto di eleggerlo a vera e propria icona tra le più importanti dell´immaginario collettivo del ventesimo secolo. Ma creando icone, come ricorda il giornalista e storico britannico David Broder proprio sulle pagine di «Left», si corre spesso il rischio di "svilire il contenuto politico di una lotta", e andare oltre alla mitologia costruita attorno alla sua personalità è un´operazione imprescindibile per comprenderne il messaggio e la sua portata.
È infatti bene non dimenticare come, soltanto nei recenti anni ´80 e in concomitanza con la massima campagna mediatica a favore della sua scarcerazione, il Madiba fosse non di rado dipinto al pari di un autentico terrorista da alcune fazioni politiche.
Il caso più celebre è rappresentato dai giovani rappresentanti del partito conservatore del Regno Unito, che in più occasioni indossarono magliette inneggianti alla "impiccagione" di Mandela, a cui fece seguito la premier Margaret Thatcher, che 1987 attaccò apertamente il leader sudafricano e il suo movimento politico, definendolo "un´organizzazione terroristica" come l´Ira o l´Olp.
Il suo cammino verso la libertà non è dunque stato privo di ostacoli. Ma cosa permane oggi, in Sudafrica, del processo democratico avviato da Nelson Mandela come Presidente?
Raphael D´Abdon, docente all´Università di Pretoria, racconta su «Left» gli aspetti di una rivoluzione arrestatasi a metà strada, incompiuta perché non in grado di stimolare una spinta reale verso obiettivi imprescindibili come l´equa distribuzione della ricchezza.
Le attuali generazioni, troppo giovani per aver patito sulla propria pelle il dolore dell´apartheid, devono nonostante tutto proseguire la propria battaglia contro povertà e discriminazioni le quali, unite all´assenza di speranza verso un futuro migliore, infondono un clima di sfiducia e disincanto estremamente diffuso: ne è testimonianza piccola ma simbolica il silenzio dei giovani poeti nei confronti del Madiba.


Fonte: Redazione
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