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SNDMAE: penuria risorse MAECI danneggia 5,6 milioni di italiani all´estero e del Made in Italy

09-07-2018 14:22 - Farnesina
GD – Roma, 9 lug. 18 – La riduzione, anzi la penuria delle risorse finanziarie a disposizione del MAECI e della sua rete diplomatica nel mondo danneggia anche i 5,6 milioni di italiani residenti all´estero e le imprese del Made in Italy. È stato questo uno dei motivi conduttori riecheggiati nella recente assemblea del SNDMAE, il Sindacato Nazionale Dipendenti del Ministero degli Esteri.
L´amb. Francesco Maria Talò, già ambasciatore in Israele, ha inaugurato come presidente i lavori dell´assemblea del SNDMAE, rilevando che "oggi parliamo di fatti con cifre e non solo di opinioni con aggettivi. È evidente la contraddizione tra i cambiamenti geopolitici che richiedono un maggiore impegno in politica estera e la riduzione delle risorse a disposizione del Ministero degli Affari Esteri e della rete diplomatico-consolare che danneggia anche 5,6 milioni di residenti all´estero e le imprese italiane. Le risorse destinate al Ministero degli Esteri sono da considerare come veri e propri investimenti a favore dei posti di lavoro per gli italiani in un contesto che vede la nostra economia salvata solo grazie alle esportazioni: negli ultimi 7 anni (secondo i dati ISTAT elaborati dalla SACE) il PIL italiano sarebbe inferiore di oltre 6 punti percentuali senza l´apporto dei beni e servizi che riusciamo a vendere all´estero. Si tratta inoltre di affermare la nostra identità nazionale, di impegnarci per sostenere i centri di ricerca e le imprese che ci rendano protagonisti nell´innovazione e di garantire efficienza a una grande rete consolare a servizio degli italiani nel mondo. E´ quindi nell´interesse nazionale mettere subito mano a un´inversione di questa tendenza controproducente".
La portata del messaggio di Talò è stata confermata dalla successiva relazione del Min. Francesco Saverio De Luigi, recentemente rieletto alla presidenza del SNDMAE, che ha presentato i dati che documentano questa penuria delle dotazioni finanziarie e di personale di cui soffre la Farnesina, confrontate anche con quelle di cui dispongono gli altri Paesi.
Le risorse destinate alla Farnesina per le sue attività istituzionali sono oggi pari allo 0,10% del Bilancio dello Stato (rispetto allo 0,14% del 2011), corrispondente allo 0,05% del PIL, in costante diminuzione e in controtendenza rispetto alle esigenze del "Sistema Paese", che si riverbera sulla dotazione di personale di ruolo sceso drammaticamente a sole 3789 persone di ruolo. Si tratta di numeri risibili, in assoluto e a livello comparato.
In quasi metà delle ambasciate italiane lavorano al massimo 2 funzionari diplomatici e nel 23% dei casi ve ne presta servizio solo 1 e la situazione comparata fornisce risultati desolanti. A Pechino i diplomatici italiani sono 11, rispetto ai 30 francesi, ai 51 tedeschi. In Indonesia il totale del personale nella nostra ambasciata è di 23 persone (3 diplomatici, altro personale di ruolo e personale a contratto locale), in quella francese è di 126 e in quella spagnola 33. Nonostante ciò le nostre esportazioni verso l´Indonesia sono di 1,6 miliardi di dollari, uguali a quelle francesi, mentre quelle spagnole sono di 0,5 miliardi.
Si pensa di cercare di risolvere l´"emergenza" del Consolato a Londra, che serve una collettività italiana oggi pari alle popolazioni di Firenze e Bologna messe assieme, aumentando da 50 a 60 il personale complessivo della sede. Ma è come una coperta già troppo corta che si restringe velocemente. La Farnesina, per effetto del blocco delle assunzioni, ha già perso oltre 1.000 persone negli ultimi anni e ne perderà 100 l´anno in futuro. Sono numeri esigui a livello nazionale, ma – ha proseguito il presidente De Luigi – dirimenti per la posizione dell´Italia nel mondo e per gli interessi dei cittadini e delle imprese. Un recente studio di Unioncamere del Veneto e del CGIA Mestre ha ricordato che per ogni euro speso per la Farnesina vi è un ritorno di almeno 20 volte superiore per il "Sistema paese", alla luce anche della realtà del sistema produttivo italiano e del ruolo delle esportazioni per la nostra economia.
È un punto nodale, così come la realtà degli italiani residenti all´estero, in aumento (più di un milione di persone negli ultimi 5 anni) e oggi pari a 5,6 milioni di persone, mentre i francesi residenti all´estero sono 1,8 milioni di persone e il bilancio del "Quai d´Orsay" è un multiplo di quello della Farnesina oggi, ha ricordato il presidente del sindacato rappresentativo della carriera diplomatica italiana.
A suo avviso, oltre a mantenere il concorso diplomatico ed allargare subito la relativa pianta organica (diminuita di oltre il 10% nell´ultimo decennio), occorre procedere con almeno 1.200 assunzioni di personale di ruolo non diplomatico, con altrettanta attenzione verso i contrattisti locali. Occorre inoltre valorizzare il personale e intraprendere senza ulteriori esitazioni una politica di formazione efficace specie in vista degli incarichi da svolgersi all´estero: oramai siamo l´unico paese europeo privo di una formazione dedicata a tempo pieno ed è un fatto inaccettabile nell´attuale realtà internazionale e con i servizi per i cittadini e le imprese che la rete diplomatico-consolare italiana è chiamata a svolgere, ha concluso il presidente del presidente del SNDMAE.


Fonte: Redazione
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