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L'Italia restituisce una stele dell'antica Lidia alla Turchia

21-09-2020 16:10 - Ambasciate
GD - Ankara, 21 set. 20 - L'Italia ha deciso di restituire alla Turchia una stele dell'antica Lidia di 1800 anni fa, rubata nel 1990 e recuperata dai carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio. A darne l'annuncio il ministero della Cultura turco, che ha specificato che oggi la preziosa opera verrà consegnata all'ambasciata turca a Roma per poi tornare in Turchia.
La stele fu rubata dal sito archeologico di Saittai, nella provincia di Manisa, nella Turchia centro-occidentale, nel 1990, per poi essere trovata dai carabinieri durante un raid del 1997, compiuto presso un negozio di antiquariato. L'origine della stele fu poi confermata dall'Interpol di Ankara e da alcuni accademici, con la Turchia che ha chiesto a più riprese la riconsegna dell'opera, sempre però negata dai tribunali italiani, a causa dell'impossibilità di provarne con certezza la provenienza. La Turchia ha però insistito, presentando perizie di archeologi e pareri di specialisti, fino ad ottenere la restituzione con una sentenza attesa per 23 anni.
Sulla stele è rappresentata la storia di un Dio che punisce Melita e Makedon per aver rubato una rete da pesca e altri oggetti. I parenti dei due furfanti, disperati, chiesero aiuto ad Apollo Aksyros, donando al tempio intitolato al dio la stele in questione.
La civiltà della Lidia si è sviluppata tra il 1200 e il 546 avanti Cristo, anno in cui divenne una provincia dell'impero persiano Achemenide (la Satrapia Lidia), mentre nel 133 avanti Cristo divenne una provincia dell'impero romano. La Lidia aveva il suo centro proprio nella Turchia occidentale, nel territorio dove ora si trovano le province di Usak, Smirne e Manisa.
Una delegazione presieduta dall’Ambasciatore della Repubblica di Turchia a Roma Murat Salim Esenli, è andata lo scorso 19 settembre a Firenze per prendere in consegna l’antica stele dal direttore del Comando per la tutela del patrimonio e della lotta contro il traffico delle opere storiche dell’Arma dei Carabinieri di Firenze, il Tenente Claudio Mauti per poi portarla a Roma.
Ambasciatore Esenli intervenendo durante la cerimonia ha affermato che nelle relazioni tra la Turchia e l’Italia viene aggiunto un nuovo anello e ha ringraziato l’Arma dei Carabinieri che l’ha preservata accuratamente durante il lungo percorso giudiziario. Esenli ha detto quanto segue: “Far parte di questo momento potrebbe non essere nel destino di tutti. Motivo per cui siamo estremamente felici e orgogliosi. Porgo i miei ringraziamenti innanzitutto al nostro Signor Presidente che ci ha permesso di vivere questo orgoglio, al nostro Ministro degli Esteri, al nostro Ministero, al Ministero della Cultura.”
L'Amb. Esenli ha precisato, inoltre, che il lungo processo giudiziario relativo alla restituzione dell’opera ha visto il lavoro di tanti suoi colleghi. “Abbiamo fatto tante riunioni con il nostro avvocato Luca Brachi e per quanto riguardo la dimensione legale della vicenda, abbiamo stabilito una strategia cui ho contribuito anch’io. Il nostro Ministero della Cultura ha approvato questa strategia e l’abbiamo messa in pratica. Nel punto in cui siamo arrivati, l’importanza della cultura di collaborazione fra le nostre istituzioni e i nostri ministeri è incredibilmente grande. Tale determinazione continua senz’altro da molto tempo. Abbiamo ottenuto il risultato di un lavoro che dura da 22-23 anni”, ha affermato Esenli.
L’Ambasciatore ha poi spiegato i dettagli della stele. Nel condividere i dettagli relativi alla stele presa in consegna l'amb. Murat Salim Esenli ha precisato che “Si tratta di una stele di penitenza che i genitori di due ragazzi, autori di un furto, fecero preparare per via del dispiacere e del rimorso per l’accaduto. Venne donata poi al tempio. Risulta interessante anche dal punto di vista del contenuto. Vediamo che 1800 anni fa un furto non rimaneva impunito e oggi, nel 21mo secolo, lo dimostriamo a tutto il mondo riprendendo questa nostra preziosa opera dall’Italia.”


Fonte: Redazione
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