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Der Spiegel difende l'Italia: «Basta cliché: la Germania non è perfetta e da 30 anni i bilanci dell’Italia sono ottimi»

28-04-2020 12:49 - Opinioni
GD - Berlino, 28 apr. 20 - Il settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato un eccezionale editoriale a favore dell'Italia e contro i cliché tedeschi sull'economia italiana. Si tratta di un lungo, ed eccezionale documento a favore dell'Italia, l'articolo dal titolo: «La fatale distorsione tedesca dell'Italia», pubblicato dal maggiore settimanale tedesco.
La rivista, che è di stampo liberal-progressista, e che se anche nel passato ha più volte offeso l'Italia con copertine oltremodo provocatorie, dall'inizio della pandemia ha scelto di schierarsi affianco al nostro Paese. Lo ha fatto ad inizio aprile fa con un pezzo dal titolo «Il rifiuto tedesco degli Eurobond è vigliacco», lo ha appena ribadito con un editoriale in cui si analizzano dati e studi sociologici per arrivare a tracciare previsioni di un futuro che se qualcosa non cambia significherà la fine, o quasi, dell'Unione Europea. Ecco i passaggi fondamentali dell'articolo a firma di Thomas Fricke.
«La fatale distorsione tedesca dell'Italia», il prologo - «Forse è il risultato di molti film sulla mafia. Forse è solo invidia per un'Italia che ha migliore meteo, cibo, sole e mare. Ad ogni modo c'è sicuramente una ragione nel bisogno di noi tedeschi di insistere sul fatto che siamo migliori risparmiatori e più seri e affidabili…Questa arroganza è ancora più tragica ora…Da molto tempo infatti, ormai, la lira ha poco a che fare con la vita dell'italiano di ora così come la puntualità tedesca ha a che fare con la costruzione del nuovo aeroporto di Berlino» (la cui inaugurazione ritarderà, se tutto va bene, di 10 anni ndr).
L'articolo prosegue sottolineando come «l'Italia doveva essere salvata prima», che la discussione dei tedeschi sull'unirsi o meno all'adozione di Eurobond è imbarazzante così come la mancanza di zelo tedesco per salvare l'Unione Europea dimostrata nell'ultimo vertice di questa settimana.
«L'Italia paga i debiti del suo passato» - La tesi di Der Spiegel, avvalorata da dati e grafici, è che «se l'Italia, già prima della crisi, continuava ad accumulare debito pubblico era per errori commessi dalla sua classe politica negli anni '80. Negli ultimi 30 anni, a parte il 2009 in cui, a causa della crisi internazionale, c'è stata un ulteriore indebitamento, se non ci fossero stati i tassi di interesse alle stelle che gravano sul debito da pagare annualmente, i bilanci italiani sarebbero stati ottimi».
Der Spiegel sottolinea: «Così come a noi tedeschi sono stati condonati i debiti di guerra nel 1953, così quando parliamo dell'Italia di oggi dovremmo pensare che non è quella del passato».
Continua l'articolo: «Se non si calcolano i pagamenti degli interessi, dal 1992 i governi italiani hanno avuto eccedenze di bilancio anno dopo anno», riferisce alla rivista l'economista Antonella Stirati dell'Università Roma Tre. «Purtroppo quei debiti hanno fatto sì che l'Italia invece di investire, tagliasse. Dal 2010 ad oggi», secondo Der Spiegel, «gli investimenti pubblici sono diminuiti del 40%. A farne le spese è stata soprattutto l'istruzione, in cui investe ora un decimo in meno rispetto ad allora».
«Un vero crollo…La spesa pubblica è ferma dal 2006, mentre in Germania nello stesso periodo è aumentata di circa il 20%. Dal 2010 i governi italiani hanno anche tagliato la spesa per la sanità. Contemporaneamente in Germania la spesa cresceva anno dopo anno. Non è colpa diretta dei politici tedeschi, ma è ora di cambiare percezioni errate e aiutare a risolvere il disastro».
«Basta con i cliché» - La teoria di Der Spiegel è che «il peggioramento dell'economia italiana dipenda anche e soprattutto dalle regole impostale dall'Unione Europea. Invece di stimolare gli investimenti, l'Italia è stata costretta ad aumentar tasse e operare tagli di bilancio. La comunicazione di queste scelte obbligate non è avvenuta come si deve in Germania dove diversi politici hanno preferito usare gli stereotipi negativi sull'Italia per risolvere qualsiasi dibattito».
«Dietro a tutto questo c'è il grande fallimento di chi agisce come vate dell'economia o che lasciano che ci sia spazio ai risentimenti. E di chi, per spiegare le mancanze degli altri, preferisce usare i cliché della pigrizia piuttosto che affidarsi a semplici analisi e statistiche macroeconomiche. Non è sufficiente dire il vecchio rapporto debito/PIL italiano. Se il debito pubblico italiano è risalito dopo la crisi dell'euro, non è dovuto alla mancanza di risparmio. Chi per affrontare le crisi è costretto ad aumentare le tasse finisce con il peggiorare tutto. Bisogna che questo venga spiegato chiaramente e con buona volontà anche in Germania».
Thomas Fricke è molto critico anche con i «nuovi esperti d'economia tedeschi» considerati «la prima cosa che l'Europa dovrebbe fermare. L'immagine positiva dei tedeschi che si ha nel mondo è troppo buona. Il rischio è di allontanare l'Italia non solo dalla Germania, ma anche dall'Europa. Se non cambia qualcosa, il numero di italiani che sono stufi dell'Europa continueranno ad aumentare».
«È giunto il momento di fermare questo dramma. E che lo si faccia con gli Eurobond, del resto abbiamo già una valuta comune…Altrimenti l'Unione Europea non ci sarà più tra qualche anno. In Italia e in Francia al potere arriveranno persone come Donald Trump o Boris Johnson che non hanno alcun desiderio di prendere parte a questo gioco, un gioco su cui la Germania ha costruito la sua prosperità per decenni».


Fonte: Der Spiegel
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