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Covid-19: sindaco di Bergamo a confronto con i mass media internazionali

25-03-2020 13:25 - Persone

GD – Roma, 25 mar. 20 – La stampa internazionale a confronto con Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, la città italiana più colpita dal coronavirus. Dal suo ufficio, Gori ha interloquito on line rispondendo cortesemente e pacatamente alle domande rivoltegli da numerosi corrispondenti dei mass media esteri in Italia, soci dell’Associazione della Stampa Estera, riferendo sul triste primato bergamasco nell’epidemia in corso. Poiché la sede romana della Stampa Estera è chiusa per l'emergenza sanitaria, è stato utilizzato un sistema streaming che ha visto la partecipazione di una novantina di corrispondenti da tutto il mondo.
Purtroppo Bergamo è la più pesantemente colpita dalla pandemia in corso. La città, con tutta la provincia, ha circa un milione centomila abitanti (la città da sola conta 120 mila residenti), ma sta pagando un tributo alquanto pesante in termini di malati e vittime del Covid-19: dei circa 30mila contagiati in tutta la regione, Bergamo e provincia ne hanno dovuti subire circa oltre 6.700, con più di 1.180 deceduti. E la curva discendente non sembra ancora voler procedere. Sul numero dei morti causati da Covid, sulla base di una ricognizione fatta telefonicamente anche con altri sindaci della provincia, si è constatato un rapporto di circa 1 su 4 per Covid, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il sindaco Gori, nel giorno del suo 60° compleanno, ha risposto con disponibilità alla raffica di domande online dei giornalisti stranieri. In particolare, taluni interrogativi riguardavano i motivi dell’accanimento del virus in quella zona e in Lombardia: Gori ha ricordato, tra ipotesi già citate, la elevata densità della popolazione, circa 10 milioni di abitanti; la mobilità accentuata, che porta molti a viaggiare all’estero specie per affari ma anche diporto; la densità ed operosità industriale ed economica, e forse, anche la partita Atalanta-Valencia con 40 mila tifosi euforici e ravvicinati. Era il 19 febbraio e allora non facilmente prevedibile quel che sarebbe successo dopo.
Al quesito su quanti stranieri risultino contagiati nella zona, il sindaco ha risposto di avere notizia di una non incisiva contagiosità e che si sta analizzando il dato, incerto, su una possibile eventuale maggiore resistenza al contagio da parte di persone di colore. Alcuni medici stanno facendo ricerche anche nei centri d’accoglienza dei richiedenti asilo, ove il contagio risulterebbe minimo.
Il sindaco di Bergamo ha poi sottolineato la situazione “a due facce” della città: quella sanitaria e quella dell’ambiente ordinato e deserto, con famiglie chiuse in casa, rispettose delle disposizioni vigenti, con forte comprensione della responsabilità individuale. Resta critico il fronte sanitario, anche se Bergamo è stata sempre ai primi posti in Italia per la qualità dei suoi servizi sanitari.
Ha molto colpito gli osservatori stranieri ed il pubblico internazionale la difficoltà di gestire le persone decedute, dato l’elevato numero dei feretri e la saturazione delle strutture cimiteriali. Per cui, ha detto il sindaco Gori, si fa fronte a questo alto numero di morti trasportando le salme in altre strutture e in altre città, con la collaborazione dell’esercito.
Gori ha chiarito che la cremazione è una pratica consigliata (quindi non obbligatoria) dal medico necroscopico, incaricato dalla ATS locale, l'azienda per la tutela della salute locale di Regione Lombardia, che ha la competenza della sanità sul territorio, per certificare il decesso di una persona. Si lascia alle famiglie la possibilità di decidere se inumare o cremare (e successivamente tumulare) il proprio caro. Si consente inoltre, a un contingentato numero di persone (10) che devono anche seguire le disposizioni vigenti (distanza, protezione, ecc) di assistere al momento della sepoltura o della tumulazione.
Viene inoltre inviata una lettera a tutti i cittadini di Bergamo che hanno perso un loro caro in cui si spiega dove sarà cremato il loro defunto e garantendo a tutti la cura e il decoro possibili. Su immigrati deceduti o positivi, vittime straniere, ad oggi le salme non possono essere trasferite nei Paesi di origine.
A chi gli ha chiesto perché non fosse stata istituita una “zona rossa” in val Seriana, Gori ha ricordato come il Governo abbia preferito istituire una “zona arancione”, comprensiva della Lombardia, dato il carattere molto urbanizzato ed industriale dell’area. E, quindi, obiettivamente difficile da realizzare.
Il sindaco di Bergamo ha detto che ritardare nel prendere le misure ora in vigore in Italia, può essere stato un errore. L’unico modo efficace è il blocco, al quale in Italia si è arrivati per gradi, consigliabile ad altri Stati sperando che lo facciano senza esitazioni.
Due sono stati i focolai in Lombardia: Codogno e Val Seriana, Alzano, ove le polmoniti inizialmente sono state diagnosticate non come Covid e per questo si è perso tempo. Gori pensa che la scintilla sia sta quanto successo nell’ospedale di Alzano ove si è concentrato il focolaio. Sulla possibilità che altri malati possano essere curati all’estero, dopo quelli ricoverati a Lipsia, Gori ha informato che il numero attuale dei curati fuori provincia è di circa 400 persone, sia in Italia che all’estero, e per questo ha ringraziato per la collaborazione e solidarietà.
Sulla situazione dei medici, il sindaco di Bergamo ha sottolineato che il sistema ospedaliero locale è buono, ma si può fare meglio nella medicina del territorio, a domicilio, perché potrebbe essere troppo tardi quando i sintomatici arrivano in ospedale. Ma su 600 medici ben 140 si sono ammalati perché non adeguatamente protetti e ciò ha provocato problemi. Ora stanno arrivando i rinforzi e in poco tempo il presidio sul territorio sarà rafforzato. Ma servono ancora vari specialisti e si attende l’arrivo in Lombardia anche di medici dall’estero.
Sulla soluzione proposta di fare il test del tampone a tutta la popolazione, secondo Gori si sarebbe potuto farlo sin dall’inizio, ma ora non è più fattibile, nel senso che i buoi sono fuggiti dalla stalla. Sarebbe più utile ora il test di uscita dall’infezione. Gori ha detto di ritenere che non ci siano persone anziane lasciate sole in casa o senza che lo si sappia: i medici di famiglia sono al corrente dei loro assistiti. Gli anziani sono più vulnerabili e alcuni sono deceduti senza poterli ricoverare. Non sono persone cui è stato fatto il test e pertanto sfuggono al conteggio statistico.
Sulla durata dell’emergenza, il sindaco di Bergamo ha detto di nutrire speranza che le misure adottate aiutino il rallentamento o il miglioramento epidemico, ma i tempi non sono prevedibili. Il blocco attuale arriva al 3 aprile, ma si vedrà man mano. Sarebbe utile avere una certezza della uscita della condizione di malattia, ossia la guarigione. Bisogna mantenere forte la protezione nei soggetti più vulnerabili. Mortalità e gravità sono diversi a seconda della anzianità e delle patologie pregresse.
Interpellato se tra i 14 aerei russi in arrivo con aiuti, ci siano anche soccorsi per Bergamo, Gori ha risposto che dovrebbe arrivare un centinaio di persone con aiuti vari e materiali, ma non è certo a chi siano destinati. Bergamo, come tutta l’Italia, si è trovata impreparata a questa situazione e la difesa è stata costruita man mano con l’aggravarsi dell’emergenza. Obiettivamente, col senno di poi, forse tutta l’Europa doveva prepararsi meglio, secondo Gori, citando i Governi inglese e americano un po’ tentennanti.
Se si potevano chiudere più attività produttive, Gori ha affermato che si tratta di una decisione difficile ed ultimo gradino del blocco delle attività non essenziali e che anche i sindaci interessati sono stati ascoltati dal Governo. Il sindaco di Bergamo ha concordato con le eccezioni previste e il numero delle industrie coinvolte può anche essere maggiore. È complesso valutare esattamente ciò che essenziale e ciò che non lo è, ritenendo che il Governo abbia agito con equilibrio e che sui territori ci sarà anche la valutazione dei prefetti.
Soffermandosi sulla situazione nelle fabbriche ha detto che il 75-80% dell’attività produttiva è ferma con protocolli tra sindacati e proprietà. Misure rispettate e lavoratori protetti, ma ci sono situazioni critiche da bloccare, se non ci sono elementi certi di rischiosità.
A chi dei giornalisti stranieri gli ha chiesto se ritenesse che il rincorrersi di disposizioni regionali e normative nazionali possa creare difficoltà gestionali o confusione operativa, Gori ha risposto che si può creare una certa confusione, ma che è sopportabile, anche per esser stata l’Italia una zona di frontiera e il coordinamento a volte ha qualche sfasatura. In Lombardia il sistema sanitario è solido e può affrontare le sfasature, restando la volontà di mantenere coesa la collaborazione e le polemiche si dissolvono presto.
Gori ha sottolineato come, per lottare contro la pandemia, sia necessario rafforzare i presidi territoriali di cura. A Bergamo è in allestimento un ospedale da campo, che sarà pronto tra qualche giorno. Perdura la necessità di disporre di specialisti, respiratori, dispositivi adeguati di protezione, ventilatori, potenziando la medicina del territorio, con cure domiciliari pre-ospedaliere.
Concludendo il confronto digitale con una nutrita rappresentanza della stampa estera in Italia, il sindaco di Bergamo riferendosi al suo compleanno ha detto, con un tocco di leggerezza, che lo avrebbe trascorso in famiglia, ma che non sentendosi in condizioni di festeggiare, sarebbe rimasto ancora nel suo 59° anno…

https://srv1.selftv.video/video/stampaestera/14968
https://www.comune.bergamo.it/

di Gianfranco Nitti



Fonte: Gianfranco Nitti
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