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Azerbaigian: Armenia non interessata a soluzione negoziata conflitto

13-07-2020 15:32 - Ambasciate
GD - Roma, 13 lug. 20 - L'ambasciata in Italia dell'Azerbaigian di fronte alle provocazioni dell'Armenia lungo il confine, sono l'ennesima prova che Yerevan non è interessata alla soluzione negoziata del conflitto.
"A partire dal pomeriggio del 12 luglio, le forze armate dell'Armenia hanno palesemente violato il regime del cessate il fuoco e hanno utilizzato attacchi di artiglieria per sparare sulle posizioni delle forze armate dell'Azerbaigian, in direzione del distretto di Tovuz, lungo il confine di stato tra l'Armenia e l'Azerbaigian. I tentativi delle forze armate dell’Armenia di impadronirsi delle posizioni dell'esercito dell’Azerbaigian sono stati definitivamente bloccati, e non è stata concessa perdita di territorio. La zona delle operazioni è sotto il controllo delle truppe dell’Azerbaigian. A seguito dei combattimenti, due militari dell'esercito azerbaigiano sono stati uccisi, cinque sono rimasti feriti, di cui uno defunto nelle ore successive", ha affermato in una dichiarazione il Ministero della Difesa dell'Azerbaigian.
Nelle ore serali, la situazione sul confine tra l’Armenia e l’Azerbaigian nella direzione di Tovuz è peggiorata nuovamente. “L'esercito dell’Armenia ha ripreso il bombardamento di artiglieria delle posizioni dell'esercito dell’Azerbaigian, come il villaggio di Agdam nel distretto di Tovuz, con mortai da 120 mm. In risposta, l'esercito azerbaigiano sta prendendo adeguate e severe misure contro le provocazioni del nemico”, ha evidenziato il Ministero della Difesa dell'Azerbaigian.
Nella notte del 13 luglio, la situazione tesa è continuata nella direzione di Tovuz. “Nel corso delle battaglie notturne, grazie al fuoco preciso delle nostre unità con artiglieria, mortai e carri armati, sono stati distrutti una roccaforte, installazioni di artiglieria, attrezzature automobilistiche e forze nemiche combattenti. Un soldato dell'esercito azerbaigiano è morto in battaglia. Attualmente, le operazioni sono sotto il controllo delle truppe dell’Azerbaigian e sono state prese misure decisive contro il nemico. La parte armena cela informazioni sulle perdite”, cita la dichiarazione del ministero della Difesa dell’Azerbaigian.
"L'attacco dell'Armenia, con l'uso dell'artiglieria, contro le posizioni delle forze armate dell'Azerbaigian, lungo il confine Armenia-Azerbaigian, costituisce un'aggressione, un atto di forza e un'altra provocazione", ha affermato Hikmat Hajiyev, assistente del presidente della Repubblica dell'Azerbaigian e Capo del Dipartimento di Politica Estera dell'Amministrazione del presidente.
"Le truppe del servizio di frontiera statale sono state dispiegate lungo una vasta parte del confine di stato nei distretti di Gazakh e Tovuz dalla parte dell'Azerbaigian, per prevenire provocazioni e ridurre i casi che possano portare a tensioni al confine tra Armenia e Azerbaigian. L’Armenia, al contrario, ha continuato a militarizzare il confine tra i due paesi, prendendo di mira deliberatamente e sistematicamente i civili, ha evidenziato Hajiyev.
"Tale incoscienza militare da parte dell'Armenia persegue l'obiettivo di attirare le organizzazioni politico-militari di cui è parte nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian ed eludere la responsabilità dell'occupazione e dell'aggressione contro l'Azerbaigian. L'aggressione dell'Armenia contro l'Azerbaigian dura da quasi 30 anni e le provocazioni perpetrate lungo il confine contravvengono anche ai documenti legali delle organizzazioni politico-militari di cui l'Armenia è membro", ha osservato.
"Nel frattempo, facendo così, la leadership dell'Armenia punta ad aggravare la situazione, sullo sfondo di problemi socio-economici deteriorati ulteriormente per la diffusione del COVID-19 in Armenia, causata dalla sua prestazione incompetente, e distogliere l'attenzione dai problemi interni nel Paese. In palese violazione della Carta delle Nazioni Unite e di altri obblighi legali internazionali, l'Armenia ha compiuto un'aggressione militare contro l'Azerbaigian e ha occupato la regione del Nagorno-Karabakh dell'Azerbaigian e i sette distretti circostanti. Le risoluzioni 822, 853, 874 e 884 del Consiglio di sicurezza dell'ONU chiedono il ritiro completo e incondizionato delle forze armate dell’Armenia dai territori occupati dell'Azerbaigian", ha affermato l’assistente del presidente dell’Azerbaigian.
"La provocazione dell'Armenia, perpetrata lungo il confine, è l'ennesima prova del fatto che Yerevan non è interessata alla soluzione negoziata del conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaigian. L'Armenia ha lanciato questa offensiva provocatoria proprio quando la comunità internazionale sta combattendo il COVID-19. Ciò, insieme alle continue violazioni del cessate il fuoco da parte dell'Armenia, dimostra che il sostegno dell'Armenia all'iniziativa del Segretario generale delle Nazioni Unite su un cessate il fuoco globale a causa di COVID-19 non è altro che ipocrisia ", ha affermato Hikmat Hajiyev.
"Chiediamo alla comunità internazionale di condannare fermamente la politica di occupazione dell'Armenia contro l'Azerbaigian e le sue azioni provocatorie perpetrate lungo il confine. La leadership dell'Armenia ha la piena e unica responsabilità per la situazione attuale ", ha aggiunto.
“Questa azione provocatoria delle forze armate dell’Armenia dovrebbe essere vista come una continuazione delle recenti azioni e dichiarazioni della leadership dell’Armenia volte a inasprire le tensioni nella regione”, ha sottolineato una dichiarazione del ministero degli Affari Esteri dell'Azerbaigian.
“L'Armenia, a riflesso di una politica aggressiva nella strategia di sicurezza del paese, dimostra chiaramente che persegue lo scopo di superare le conseguenze del conflitto, impadronirsi di nuove posizioni e inasprire le tensioni, invece di ritirare le forze di occupazione dai territori internazionalmente riconosciuti dell'Azerbaigian”, ha dichiarato il ministero degli Affari Esteri dell'Azerbaigian.
"Con azioni così provocatorie, l'Armenia sta cercando di attirare paesi terzi nel conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaigian. Ma la posizione della comunità internazionale in relazione alla politica aggressiva dell'Armenia è chiara a tutti. Le provocazioni del nemico continueranno a essere adeguatamente represse. Tutta la responsabilità di tali azioni provocatorie, che causano un aggravamento della situazione, spetta all'Armenia", ha affermato il ministero degli Esteri azerbaigiano.
Le tensioni al confine tra Azerbaigian e Armenia hanno avuto eco politica in Italia. Paolo Grimoldi, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea Parlamentare dell'OSCE
ha detto che "con rammarico apprendo degli scontri armati nel distretto di Tovuz, lungo il confine tra l'Armenia e l'Azerbaigian nel nord della regione del Nagorno Karabakh. È importante ricordare che da Tovuz passano l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (che porta petrolio anche in Italia) e il gasdotto South Caucasus Pipeline, e l'instabilità avrà gravi riflessi anche in Europa". Ed ha aggiunto che "le provocazioni e gli scontri non risolveranno nulla. Partendo dal riconoscimento dell'integrita' territoriale e dell'inviolabilita dei confini di stati riconosciuti internazionalmente e dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU del 1993, auspico quindi un impegno italiano perché le parti ritornino quanto prima al tavolo del dialogo sotto l'egida dell'OSCE".
Da parte loro la deputata Rossana Boldi, presidente dell’Associazione parlamentare di amicizia Italia-Azerbaigian, e il senatore Stefano Lucidi, presidente dell'interparlamentare Italia-Azerbaigian, con una nota ha detto: “Guardiamo con grande preoccupazione gli scontri che si susseguono lungo il confine tra Armenia e l'Azerbaigian nel nord. Consapevoli che qualsiasi atto bellico non porta ad alcuna soluzione, ribadiamo l’importanza di percorrere la via del dialogo, partendo dal riconoscimento dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini di Stati riconosciuti internazionalmente e dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU del 1993. Chiediamo quindi che il governo italiano si faccia promotore di un tavolo tra le parti, sotto la guida dell’Osce che rafforzi e sostenga la sovranità, l'integrità territoriale e i confini riconosciuti a livello internazionale di entrambe le parti. Il nostro Paese, come membro del Gruppo del Minsk dell'OSCE, è da sempre sostenitore di una soluzione politica del conflitto. Concetto ribadito anche lo scorso 20 febbraio in occasione della dichiarazione Congiunta sul Rafforzamento del Partenariato Strategico Multidimensionale tra l'Azerbaigian e l'Italia”.


Fonte: Redazione
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