26 Aprile 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Opinioni

Amb.Bradanini: “Rapporti con Cina e Iran all’insegna di inesperienza e asservimento a Usa e Germania”

01-10-2019 07:17 - Opinioni
GD – Roma, 1° ott. 19 – Il giornalista Tommaso Bedini Crescimanni di “Business Insider Italia” ha intervistato l’amb. Alberto Bradanini, già diplomatico d’Italia in Cina dal 2013 al 2015 e in Iran dal 2008 al 2013 e che ora è presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.
Adesso che il baricentro del mondo si sta spostando sempre di più verso Oriente, è necessario che anche l’opinione pubblica inizi a prendere coscienza del nuovo stato di cose. Capire Cina e Iran ci aiuta anche a comprendere quale sia il peso specifico dell’Italia in materia di geopolitica e quale quello dell’Unione Europea che rappresenta ancora un’opera incompiuta mentre gli Usa inseguono, la Cina fa la parte della lepre e l’India si appresta a prendersi la scena. Alberto Bradanini ci aiuta a fare chiarezza su alcuni punti parlandoci degli aspetti fondamentali legati all’economia e alla politica dei due giganti asiatici così strettamente legati ai destini del nostro Paese.
D.: Lei afferma che l’opinioni pubblica italiana ha una conoscenza superficiale della Cina e che i media non aiutano in questo. Cosa sappiamo veramente della Cina e cosa sanno i cinesi dell’Italia?
Bradanini: “Se le masse del nostro Paese sono del tutto a digiuno in fatto di Cina, va detto che nemmeno la classe dirigente, pubblica o privata, va oltre un’indistinta infarinatura dell’universo cinese, o al più una conoscenza approssimativa dovuta al mainstream americaneggiante che produce uno sguardo sterile su un mondo centrale per i destini del pianeta. Quanto alla dirigenza politica, l’inesperienza di alcuni titolari di Ministeri importanti nell’attuale governo è imbarazzante, l’Italia avrebbe bisogno come il pane di far crescere nelle strutture pubbliche un gruppo di poliglotti economisti, politologi, studiosi di Estremo Oriente. Per quanto riguarda la Cina, i cinesi conoscono l’Italia ancor meno di quanto gli italiani conoscano il Paese di Mezzo. L’Italia è per loro un Paese con una storia antica ma con minimo peso politico. D’altra parte, gli apparati politici e amministrativi cinesi hanno una conoscenza precisa delle nostre istituzioni politiche ed economiche e il giudizio che ne deriva è quello di un Paese, il nostro, politicamente marginale con un’economia in crisi strutturale, un sistema politico e amministrativo carente permeato da corruzione e criminalità organizzata, asservito agli Stati Uniti e agli interessi di un’élite europea dominata dalla Germania”.
D.: Nuova Via della Seta. Alcuni osservatori si dicono fiduciosi per l’opportunità, altri, invece, hanno dubbi sulla nostra capacità di negoziazione con una superpotenza come la Cina. Lei come la vede?
Bradanini: “Le perplessità sono giustificate, i due Paesi non sono alla pari. Il disavanzo che l’Italia ha nei confronti della Cina è di circa 20 miliardi di euro ogni anno su un interscambio di 43-45 miliardi, un’asimmetria che andrebbe affrontata a Bruxelles poiché la competenza in materia di politica commerciale è dell’UE. Il deficit europeo con Pechino supera i 185 miliardi di euro e ci si aspetterebbe una politica rivendicativa da parte della Commissione Europea verso Pechino nell’interesse di tutta l’Unione. Ma ciò non accade e la ragione è banale: la Germania è il solo Paese UE, a eccezione delle irrilevanti Irlanda e Finlandia, a godere di un avanzo commerciale con Pechino di circa 18 miliardi di euro. È un segreto di Pulcinella che la Commissione sia prona alle sensibilità tedesche. In tali condizioni non è immaginabile che l’Italia possa negoziare alcunché con la Cina su un piede di parità”.
D.: Ma allora la Cina rappresenta un’opportunità o una minaccia per l’Italia e per l’Unione? Crede che Pechino abbia, come molti sostengono, un progetto egemonico?
Bradanini: “La Cina fa i suoi interessi che, col tempo, rischiano di diventare interessi di stampo imperiale come lo sono già oggi quelli americani. Occorrerebbe far crescere un soggetto politico europeo di natura confederale ponendo così le basi geopolitiche per evitare che un giorno l’Europa (e l’Italia) possa cadere dalla padella nella brace. Quanto alle opportunità, una grande economia ne offre molte sulla carta, ma per giungere a risultati concreti occorrono strategia, capacità organizzativa, un apparato industriale solido e una politica monetaria autonoma che possa sostenerlo. L’Italia è un Paese in sofferenza strutturale, o forse è già ora un Paese in via di sottosviluppo”.
D.: La Cina esercita una forte influenza sui Paesi Africani, qual è stato secondo lei, il fattore determinante per questo successo? Si può parlare di “colonialismo”?
Bradanini: “La Cina investe ingenti capitali nello sviluppo infrastrutturale di molti Paesi africani e promuove in modo forsennato flussi commerciali che giocano a suo favore, indebitando le casse dei Paesi in questione e creando pericolosi legami di dipendenza. Una strategia su cui l’Occidente esprime molte critiche, senza proporre un’alternativa alle nazioni africane in eterna via di sviluppo, è comprensibile che adesso molti stati guardino verso Pechino che ha il pregio di promettere e mantenere senza ricatti. La Cina, inoltre, non elabora pregiudizi sul rispetto dei diritti umani o sull’esistenza di istituzioni democratiche ai quali fa strumentale ricorso l’Occidente per nascondere il saccheggio delle risorse e l’assoggettamento politico di buona parte dell’Africa. Gli stati africani dovrebbero essere aiutati dall’Europa a resistere alle sirene cinesi o almeno a porre condizioni di tutela alla trappola del debito”.
D.: Quale evoluzioni nei rapporti tra USA e Cina e UE e Cina dovremmo aspettarci nel prossimo futuro?
Bradanini: “In estrema sintesi si può affermare che per Pechino il peso politico dell’Europa è minimo, l’UE è un grande mercato di sbocco e di acquisizione di capitali e tecnologia, nulla di più. Quanto alla Germania, invece, essa conta per la Cina in ragione della sua attuale forza economica e industriale e per il predominio che esercita sulle istituzioni europee che garantiscono dossier importanti per l’economia cinese. Sul piano politico, però, anche la Germania è solo un Paese di medie dimensioni, ininfluente sulle grandi questioni mondiali. Certo un’Europa diversa, politicamente unita, potrebbe costituire un polo fondamentale per la costruzione di un sistema multipolare cui aspira la Cina e che sarebbe vantaggioso anche per noi. Quell’Europa, però, si trova nel mondo dei sogni”.
D.: Passiamo all’Iran, un Paese che rappresenta una pedina fondamentale sulla scacchiera geopolitica contemporanea ma di cui, di nuovo, si sa poco. Cosa ci può dire dell’Iran di oggi? Ha ancora al suo interno quelle spinte riformiste che si sono manifestate nei movimenti di piazza di qualche anno fa?
Bradanini: “L’Iran è una dittatura di stampo religioso, il potere è nelle mani della Guida Suprema e non del Presidente della Repubblica che pure è eletto dai cittadini. Anche il parlamento iraniano ha poteri limitati. Le spinte riformiste sono impedite dalla teocrazia sciita colma di privilegi e protetta dal terrore indotto del nemico esterno. La distribuzione del petrolio è monitorata dall’élite teocratica sciita che certo non vi rinuncerà spontaneamente. Lo spietato sistema poliziesco iraniano impedisce oggi ogni possibile spinta riformista, il terrore diffuso nel Paese inibisce qualsiasi postura reattiva: chi lo fa rischia prigione, torture o la vita stessa”.
D.: Che ruolo ha nello scacchiere internazionale? L’UE e l’Italia sono interlocutori privilegiati o siamo relegati al ruolo di spettatori col protagonismo di Washington e Pechino?
Bradanini: “L’Iran è il primo Paese al mondo in termini di riserve congiunte di gas e petrolio ed è collocato nella faglia di incontro tra Russia, Cina e Occidente. Inoltre l’Iran ha un elevato potenziale geo-religioso essendo il capofila dello sciismo che rappresenta il 15% del mondo musulmano. Prima dell’attuale impasse legato alle sanzioni americane, l’Italia era il primo partner commerciale dell’Iran e primo importatore europeo di petrolio iraniano. Sul piano politico, però, il peso dell’Europa tende allo zero, i Paesi che contano per Tehran sono Cina e Russia; a causa delle sanzioni, l’Iran è costretto a importare tecnologia dalla Cina”.
D.: Molte aziende italiane operano in Iran, è un Paese che potrebbe avere una crescita economica importante nel prossimo futuro e rappresentare un nuovo hub?
Bradanini: “Se l’Iran trovasse una maggiore stabilità è evidente che le ingenti risorse energetiche che possiede consentirebbero un flusso commerciale rilevante con il resto del mondo e una politica di investimenti in infrastrutture che attirerebbe molte aziende europee e italiane. Tutto ciò, però, è impedito dalla politica sanzionatoria americana e dal sostanziale asservimento europeo a questa, politica che viola il diritto internazionale e impedisce allo stesso Iran di aprirsi alla comunità internazionale, percorso questo sì foriero di sviluppi politici e sociali che porterebbero a una modernizzazione della Repubblica Islamica. Se ciò non avviene è perché la strategia americana della costruzione del nemico lo impedisce”.
D.: Ma allora l’Italia ha ancora un peso nei rapporti diplomatici tra Occidente e Oriente e in particolare tra Cina, Iran e Occidente? O dobbiamo abituarci al nostro ruolo di interlocutori minori?
Bradanini: “L’Italia è narcisista e scarsamente consapevole, possiede di sé un’opinione che non corrisponde alla realtà. Sia la Cina che l’Iran ci guardano con freddo pragmatismo, negli incontri ufficiali i nostri interlocutori amano dilungarsi in apprezzamenti per la nostra storia e la nostra cultura ma il lessico utilizzato nasconde il pensiero autentico: l’Italia è marginale, un Paese in profonda crisi sociale e istituzionale, privo di una bussola che non sia quella dell’obbedienza cieca all’alleato-padrone americano. Per di più con un apparato industriale in caduta libera (-25% dal 2008 a oggi). Il primo passo per recuperare efficienza dovrebbe essere la presa di coscienza di aver raggiunto un limite di degrado e che occorre reagire immediatamente, con coraggio e facendo ricorso a un pensiero critico alternativo senza il quale il Paese continuerà a scendere inesorabilmente la china del sottosviluppo culturale, etico e sociale”.

https://it.businessinsider.com/bradanini-ex-ambasciatore-a-pechino-e-teheran-rapporti-con-cina-e-iran-allinsegna-di-inesperienza-e-asservimento-a-usa-e-germania/



Fonte: Bussines Insider Italia
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie