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XI Festival della Diplomazia: un'edizione eccezionale in momenti difficili

20-11-2020 17:40 - Ambasciate
GD – Roma, 20 nov. 20 – L'XI edizione del Festival della Diplomazia è stata archiviata con un duplice successo. Da un lato, ha ben tenuto fede ed anzi superato ottimamente la sua ormai consolidata mission di lungo momento di qualificata aggregazione sulle tematiche delle relazioni internazionali e dell'intensa attività del mondo diplomatico; dall'altro, dribblando gli impedimenti imposti dalla pandemia in atto che hanno precluso la possibilità di tenere direttamente incontri e conferenze, ha proposto una soluzione digitale multicanale che ha ottimamente consentito di veicolare eventi ed interventi, spesso simultaneamente.
Giorgio Bartolomucci, che ha fondato il Festival e che dirige con abilità e intelligenza, ha infatti ammesso che «fra tante difficoltà provocateci dalle limitazioni imposte dalla pandemia siamo riusciti a portare a termine la XI edizione del Festival della Diplomazia. Il titolo scelto era tanto più azzeccato: “Reset Control”, ovvero “Azzerare tutto”, ricominciamo da capo, cercando di trovare la bussola che ci conduca fuori dall'incertezza e verso porti più rassicuranti. Probabilmente è in queste due parole che si può condensare Diplomacy 2020, che ha raccontato le sfide da sostenere tramite il confronto diplomatico nell'era della pandemia».
Del resto il filo conduttore è stato “Managing Transformations in a No Compass World”, ossia “Gestire le trasformazioni in un mondo senza bussola”. Ossia navigare a vista nelle difficoltà! Ed è quello che è avvenuto con grande abilità.
Quello orchestrato da Bartolomucci e dal suo team, insomma, «è stato un viaggio tra i temi più urgenti dell'attualità, affrontati da alcuni dei principali protagonisti del settore, purtroppo non nei classici incontri dal vivo (fra il 18 ottobre e il 19 mattina abbiamo dovuto riconvertire tutte le sessioni dal vivo in un format digitale), ma per la prima volta, attraverso 4 inediti diplo-channels per 10 ore no-stop quotidiane di approfondimenti, interviste e confronti, insieme a sessioni speciali e retrospettive esclusive, per un totale di 160 ore di full immersion tra comprensione del passato e del presente, riflessione e riprogettazione collettiva del futuro e dei suoi scenari», ha raccontato il patron del Festival della Diplomazia 2020.
«Discutere della gestione delle trasformazioni in un mondo senza bussola, ha messo ancora una volta in evidenza una possibile crisi del multilateralismo, l'affievolirsi dei principi di governance globale, di solidarietà e lotta alle diseguaglianze, condizioni di difficoltà accentuate dalla grave crisi che stiamo vivendo e dalle rinnovate difese degli interessi nazionali e da un'Europa che stenta a rispondere alle esigenze dei cittadini e ad affermare un proprio ruolo guida nello scenario internazionale. Uno scenario che, prima delle elezioni USA era caratterizzato dalle crescenti tensioni fra gli Stati Uniti e la Cina. Senza dimenticare che la diffusione mondiale del Covid rischia di nascondere le grandi emergenze del nostro pianeta: dai cambiamenti climatici alla transizione energetica, dal disequilibrio nord-sud al fenomeno della migrazione», ha aggiunto.
C'è stato un costante filo rosso tratto dalla pandemia. E dribblando i diktat dei diversi DPCM, proprio alle riflessioni sul post-Pandemia, agli scenari per la ripartenza sono stati dedicati diversi incontri: sugli strumenti economici messi a disposizione dall'Europa, dal Next Generation EU al MES; l'opportunità di modificare la politica di concorrenza dell'UE per promuovere la formazione di “campioni europei” per poter competere contro i giganti dei mercati globalizzati nell'attuale contesto economico di crisi post-pandemica; le risposte finanziarie del sistema italiano ed europeo della Cooperazione al Covid-19; il Patto per l'export e i finanziamenti messi a disposizione a seguito dell'emergenza Covid per le PMI; il ruolo dell'energia nella ripresa economica post-Covid-19.
Ovviamente non poteva mancare una visione europeista degli avvenimenti avendo l'Europa come punto di riferimento fondamentale. Bartolomucci ha riepilogato: «Abbiamo iniziato il 19 ottobre con il dialogo fra il commissario europeo per l'economia Paolo Gentiloni e il giornalista Maurizio Molinari, direttore responsabile de “La Repubblica”. Abbiamo avuto fra i relatori il commissario per l'Ambiente Virgijnius Sinkevicius sul green deal europeo; il vicepresidente del Parlamento Europeo Fabio Massimo Castaldo sul Recovery Fund e sul futuro dell'Europa. In più occasioni, infine, la discussione si è concentrate su come le risposte alla pandemia possano essere l'inizio di un percorso di maggiore integrazione europea e portarci verso gli Stati Uniti d'Europa».
E qui il patron del Festival della Diplomazia 2020 ha srotolato un carnet di avvenimenti che farebbe rabbrividire anche il genio della lampada. Così, mentre altrove si discuteva di banchi con le rotelle, al Festival della Diplomazia 2020 grande attenzione è stata posta alla scuola. «Diplomacy Challenge, la simulazione organizzata insieme al Ministero dell'Istruzione, ha visto ben 20 istituti scolastici superiori di tutta Italia interpretare il ruolo dei 20 Paesi che parteciperanno al G20 di Riad, in collegamento dall'Arabia Saudita lo sherpa ambasciatore Fahad Almubarak e da Palazzo Chigi lo sherpa del G20 italiano, l'amb. Pietro Benassi», ha continuato Bartolomucci nella sua elencazione.
Il suo racconto scorre quasi impetuoso. Citazione su citazione. «Le Lezioni di Diplomacy trasmesse ogni giorno dalle ore 9.30 alle 12.00 sul diplo-channel One, hanno offerto ai professori spunti da approfondire in classe nelle materie di storia, filosofia, economia, geografia, storia della diplomazia, lotta alle diseguaglianze, letteratura e politica, grazie alla collaborazione con l'Università degli Studi Roma Tre, l'Università Cattolica del Sacro Cuore, l'Università LUISS Guido Carli, l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, l'Università degli Studi Guglielmo Marconi, la Fondazione Luigi Einaudi, l'Associazione Diplomatici a riposo, la Scuola della Complessità, la Società Geografica e la World Bank». E poi le sette finestre didattico-formative dell'Accademia del Cerimoniale Protocol Academy per aprire squarci talvolta inediti sul delicato equilibrio dei modi e dei protocolli di cui la diplomazia deve tenere conto.
Green Diplomacy - «Anche quest'anno il Festival della Diplomazia ha avuto un occhio di riguardo per le tematiche legate all'ambiente, con un programma ricco di appuntamenti. Green deal europeo, sostenibilità economica, finanza come motore per lo sviluppo sostenibile, blue economy e partnership Italia-IORA, climate change. Alla discussione sul green deal europeo e alla sostenibilità economica sono stati dedicati due importanti approfondimenti: con il Commissario Europeo all'ambiente Virginjius Sinkevicius il 26 ottobre e un webinar il giorno dopo, martedì 27 ottobre, su transizione energetica e ruolo dell'energia per la ripresa economica post Covid-19 con il collegamento dei 4 responsabili dei Paesi del Gruppo Visegrad. Di particolare rilevanza i tre eventi dedicati alla blue economy e alla partnership Italia-IORA, e al climate change».
Parlando di Cooperazione Internazionale, Bartolomucci ha ricordato che «il Festival ha dedicato un appuntamento quotidiano di un'ora alla presentazione delle attività dell'AICS e un webinar “Cooperazione europea allo sviluppo: sfide e strumenti finanziari a sostegno degli investimenti”, con Stefano Manservisi, consigliere speciale del Commissario Paolo Gentiloni; Emanuela Del Re, vice ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale; Antonella Baldino, direttrice della Cooperazione Internazionale allo Sviluppo CDP; Marjeta Jäger, vicedirettore generale, DG DEVCO; Luca Lazzaroli, direttore generale, vicedirettore delle operazioni alla Banca Europea per gli Investimenti; Pierre Heilbronn, vicepresidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo; Luca Mae-stripieri, direttore AICS».
Soffermandosi sugli incontri con la Diplomazia, Bartolomucci ha citato «le due le occasioni speciali in cui incontrare i diplomatici internazionali: per un aperitivo nelle loro splendide residenze romane, ogni giorno alle 17.30; e i question time con gli ambasciatori di Paesi importanti come la Francia, la Gran Bretagna, il Canada, il Messico, l'Olanda, l'Austria, la Svizzera, la Polonia, ma anche di Israele, Corea del Sud, Giordania, Arabia Saudita e Iran, che si sono messi in gioco per illustrare la loro politica estera nazionale sotto il fuoco di fila degli studenti del corso di Global Governance di Tor Vergata».
Attenzione è stata altresì riposta al mondo del Cyber, all'Intelligenza Artificiale e alle nuove tecnologie. Bartolomucci ha riferito che «l'importanza assunta nella realtà attuale dalle nuove tecnologie, le potenzialità e i rischi legati al mondo Cyber e alle applicazioni dell'Intelligenza Artificiale, sono stati oggetto di ben 14 eventi che hanno visto la partecipazione di esperti provenienti dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Israele, Arabia Saudita, Estonia, Canada, Olanda, Lussemburgo, Malawi».
E poi gli appuntamenti quotidiani con l'approfondimento e l'attualità internazionale:
Ore 9.00 - ISPI Morning Briefings
Ore 11.00 - Coffee Break by Caffè Geopolitico
Ore 13.00 - Nato lunch Talks
Ore 15.15 - IILA: finestra sull'America Latina
Ore 15.30 - IAI Geopolitics Observatory
Ore 17.15 - Elezioni USA in collaborazione con Università Roma Tre
Per finire, «un intero diplo-channel, il numero 3, è stato dedicato alla Diplomazia Culturale, alle mostre d'arte e fotografiche, e più in generale al soft power dei vari Paesi, ospitando una serie di eventi che hanno avuto in comune il ruolo svolto dai Musei, dalle Organizzazioni Culturali, nella creazione e nel rafforzamento dell'immagine e dell'identità dei Paesi. Fra le “visite guidate” previste nella sezione Diplomazia in Mostra, quella alla Collezione Farnesina, il Progetto cultura di Intesa San Paolo introdotto dalla prof. Federica Olivares, quattro concerti provenienti da Berlino, Varsavia, Mosca, Montreal; tre lungometraggi e altre testimonianze nazionali e internazionali».
Attorno al Festival della Diplomazia 2020 c'è stato un mondo. «Fra gli oltre 500 relatori, i veri protagonisti del Festival, di cui ben il 40% stranieri, ci sono state voci autorevoli del mondo della diplomazia e del mondo politico italiano ed estero come: i Commissari Europei Paolo Gentiloni e Virginijus Sinkevicius; il vicepresidente del Parlamento Europeo Fabio Massimo Castaldo; il Ministro del'Università Gaetano Manfredi; i sottosegretari Giampaolo Manzella, Manlio Di Stefano, i viceministri Emanuela Del Re e Marina Sereni; il Deputy Secretary of State USA Alden Andersen; lo sherpa del G20 dell'Arabia Saudita, ambasciatore Fahad Almubarak; il capo dell'opposizione bielorussa Svetlana Tsikanoukaia; William Becker, Executive Director of the Presidential Climate Action Project USA; Roberta Gatti, Chief Economist World Bank; e fra gli italiani, gli ambasciatori Giampiero Massolo, presidente ISPI; Nelli Feroci, presidente Istituto Affari Internazionali; Franco Frattini, presidente della SIOI; Marta Dassù, direttrice Aspenia; Pietro Sebastiani, ambasciatore presso la S. Sede; Piero Benassi, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio; Maria Chiara Malaguti, presidente Unidroit; Augusto Zampini Segretario Aggiunto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; Maria Chiara Malaguti, presidente Unidroit; i direttori generali della Commissione Europea, Roberto Viola, Emanuele Baldacci; Stefania Giannini, vice direttore generale dell'Unesco; Carlo Corazza, capo dell'Ufficio Informazioni del Parlamento Europeo; Antonio Parenti, capo della rappresentanza della Commissione Europea; Pasquale Salzano, presidente della Simest; Jeffrey J. Schott, senior fellow Peterson Institute; il prof. Luigi Paganetto, vicepresidente della Cassa Depositi e Prestitit CDP; Domenico Fanizza, executive director dell'Fondo Mone-tario Internazionale; Luca Sabatucci, Giorgio Marrapodi, Vincenzo Celeste e Enzo Angeloni, rispettivamente Direttore generale della Mondializzazione, della Cooperazione, degli Affari Europei e del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri; gli analisti politici Parag Khanna, Brian Klass, John Ikenberry, William Davies, Trita Parsi».
Non solo nomi e cariche, ma anche altri numeri: 320 eventi per un totale di 160 ore di trasmissioni che possono essere riviste on demand sui quattro canali della piattaforma digitale diplomacy2020.it; più di 500 relatori provenienti e collegati da 42 Paesi del mondo; 37 interventi di ambasciatori accreditati presso il Quirinale; 7 question time fra ambasciatori e studenti universitari; 7 visite guidate (on line) all'interno di alcune delle più belle residenze e ambasciate di Roma; 4 concerti, 3 anteprime di film; una simulazione del G20 che ha coinvolto 20 Istituti Superiori di tutta Italia con connessione diretta con l'Arabia Saudita; 16 università italiane coinvolte; 40 licei italiani connessi per le quotidiane Lezioni di Diplomazia, dalle ore 9 alle 12; presentazione di 20 libri; una media di 5.000 spettatori, 30.000 visualizzazioni e 70.000 accessi al giorno attraverso i canali del festival, YouTube e i social.
Infine Giorgio Bartolomucci, dall'alto della sua sala regia, ha ricordato che «il Festival ha stretto collaborazioni con l'Indian Ocean Rim Association, i Paesi del gruppo ASEAN, del Gruppo Vise-grad, il Nato Defence College, l'ISPI, lo IAI, la World Bank, l'European Council on Foreign Rela-tions, il Festival di Architettura SPAM e il Blue Sea Land di Mazara del Vallo. Da segnalare il riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica, il supporto del Parlamento e della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e il patrocinio del Ministero degli Esteri, del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, di oltre 70 Ambasciate, 9 Università e numerosi partner scientifici».
Insomma, il Festival della Diplomazia si è confermato essere un evento che non ha precedenti con altre Capitali internazionali, sia in termini quantitativi che soprattutto qualitativi, per la posizione italiana nel Mediterraneo, ponte protesto verso Africa e Oriente.
Anche perché di fatto Roma è la Capitale della Diplomazia mondiale, ospitando in riva al Tevere ben 139 missioni permanenti accreditate presso la Repubblica Italiana, 78 presso la Santa Sede, ma ubicate in Italia, e 134 presso la FAO. In totale si arriva a 351 ambasciate sul suolo italiano. Ma non basta. E ad esse si aggiungono quelle presso l'IFAD e il Sovrano Ordine Militare di Malta, nonché 73 presso la Repubblica di San Marino. In queste sedi lavorano quasi 3 mila diplomatici, compresi i dipendenti delle cancellerie, di uffici commerciali, uffici culturali e militari. Ma i numeri sono ben maggiori se si considera il personale, anche italiano, che lavora in esse e per i servizi vari forniti alle ambasciate e alle rispettive residenze. E non parliamo di quelli che a vario titolo e per diverse incombenze ufficiali in realtà operano per l'intelligence di molti Paesi.
In particolare la ‘geografia' diplomatica nella Capitale italiana vede 43 rappresentanze di Paesi europei, 38 dell'Africa, 23 americane, 33 asiatiche e 2 dell'Oceania. Solo per la Santa Sede ci sono dislocate a Roma 78 missioni permanenti. Alla FAO gli Stati accreditati sono 134, con 648 diplomati-ci, ma di essi non tutti poi risiedono in riva al Tevere.
Ma questo non basta. Roma, infatti, ospita pure 26 delle principali organizzazioni internazionali attive nelle politiche di cooperazione e sviluppo di Paesi emergenti, A Roma hanno le loro sedi FAO, IFAD e WFP, appena insignito del Premio Nobel per la pace. Una decina di organizzazioni, comprese le tre citate, appartengono al novero delle organizzazioni afferenti all'ONU, 4 alle istituzioni UE e 12 intergovernative. Insomma, Roma è il terzo polo delle Nazioni Unite. Su un campione del 79% del totale, all'interno di queste organizzazioni lavorano 5.842 persone, di cui il 65% di nazionalità straniere. Ma per FAO, PAM e IFAD si arriva al 93% di personale straniero.


Fonte: Redazione
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