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Webinar ASCE e Glocal Observatory For Local Communities su Sud Asia e Kashmir

22-10-2021 18:38 - Opinioni
GD - Venezia, 22 ott. 21 - Focus sul Sud Asia e sul Kashmir, una situazione molto esplosiva. L'analisi è stata svolta nel corso di un webinar organizzato dall'ASCE Scuola di Guerra Economica e Competizione Internazionale di Venezia e dal Glocal Observatory For Local Communities, intitolato "Dinamiche di potere in Sud Asia ed effetti sul Kashmir" e mirato a discutere sulla pace, sulla sicurezza e sulla prosperità del Jammu e Kashmir dopo la caduta di Kabul da parte dei talebani e sulla considerazione di una potenziale minaccia congiunta talebano-pakistano-cinese ai confini dell'India.
La guerra indo-pakistana del 1947–1948, nota talora come Prima guerra per il Kashmir, fu combattuta tra il 1947 e il 1948 per il possesso del Kashmir e Jammu dall'India e dal Pakistan, da poco non più Stati principeschi dell'India britannica ma Stati pienamente indipendenti. Fu il primo di quattro conflitti combattuti tra le due giovani nazioni indipendenti nate dalla partizione del subcontinente indiano. Il Pakistan scatenò il conflitto poche settimane dopo l'indipendenza, impiegando le milizie tribali pashtun, per assicurasi la grande regione del Kashmir (a stragrande maggioranza islamica, ma retta da un Maharaja indu), futuro ago della bilancia tra i due Stati resisi indipendenti grazie all'abbandono da parte del Regno Unito del subcontinente indiano.
Il piano, denominato "Operazione Gulmarg", prevedeva la formazione di 20 lashkar (milizie tribali), ognuna delle quali di 1000 uomini delle tribù Pashtun, con soldati pakistani in borghese, armati, reclutati e finanziati dalle forze armate e dai servizi segreti pakistani. Le milizie dovevano raggiungere il punto di partenza di Abbottabad il 18 ottobre, e penetrare nel Jammu e Kashmir il 22 ottobre.
L'"Operazione Gulmarg" fu violenta e spietata, migliaia di persone vennero uccise, le donne vennero violentate e i villaggi saccheggiati. Per 3 giorni consecutivi gli invasori portarono avanti un genocidio di massa di innocenti, massacrando 35.000 persone tra indù, musulmani e sikh in quello che sarebbe stato solo l'inizio di una lunga battaglia strategica che il Pakistan continuò poi a sostenere negli anni.
Il 26 ottobre, il Maharaja Hari Singh firmò il trattato di adesione alleandosi saldamente con l'India e il suo popolo. La firma venne ratificata da Lord Mountbatten di Birmania, Governatore Generale della nuova repubblica Indiana, il 27 ottobre 1947.
Questo fu il momento della nascita della "Jihad", in cui il Pakistan iniziò a servirsi della religione per implementare genocidi di popoli locali e delle loro culture, modus operandi che venne attuato anche in Est Pakistan (oggi Bangladesh) che nonostante riuscì a liberarsi nel 1972, ebbe delle conseguenze traumatiche che segnarono tante altre generazioni a seguire.
Quello della "Jihad" è lo stesso metodo usato in Afghanistan ancor oggi, in cui gruppi di tribali talebani addestrati e armati dall'esercito pakistano, con soldati pakistani in borghese, hanno contribuito alla presa di kabul e all'assalto del panjshir.
Il presidente di Glocal Cities, Vas Shenoy, ha aperto il webinar odierno rimarcando l'urgenza e il bisogno, in questo periodo storico così drammatico, di ricordare le origini di tutto e l'importanza di quel 20 Ottobre del 1947 in Kashmir. Cos'è successo negli anni a venire? E soprattutto, quali saranno le conseguenze e le imminenti minacce dopo la presa di Kabul da parte dei talebani?
Subito dopo, Vas Shenoy ha preso la parola Andrea Nicastro, giornalista del quotidiano "Corriere della Sera", che si è concentrato sul ruolo che ha avuto l'America in Afghanistan. Secondo Nicastro l'America non ha abbandonato l'Afghanistan, ma ha semplicemente scelto di lasciarla al suo nemico, i talebani, per mettere in difficoltà la Cina e la Russia. Ritirando le proprie truppe, l'America si è anche lasciata alle spalle 30 anni di interventi "umanitari"; in Paesi islamici, dalla Bosnia alla Somalia, lasciando e scegliendo di nuovo di far combattere le sue guerre da fanatici.
La parola è passata poi a Mauro Bonavita, ricercatore del Kings College London, UK, che si è soffermato sugli interessi della Cina e del Pakistan, che hanno un estremo bisogno di controllare l'Afghanistan per contrastare l'India, in quanto la nuova alleanza indo-pacifico minaccia fortemente la Cina. Il Pakistan ha bisogno della profondità strategica che ottiene dall'Afghanistan per tenere l'India sotto pressione e per poterla controllare.
Ad intervenire è stata pure la giornalista e scrittrice Francesca Marino, che ha reso noto che secondo alcune informazioni attendibili, dal 16 al 18 agosto Massood Azhar, capo di Jaish e Mohamed, fosse a Kabul per discutere su come impadronirsi del Panjshir. "Ogni volta che facciamo un'analisi sull'Afghanistan, dimentichiamo il Pakistan",ha detto. "Il Pakistan ha creato i talebani e li ospita a Quetta, Karachi e Rawalpindi da decenni".
Infine, a chiudere il webinar è stato Manish Chand, Ceo Editor-in-chief di Indiawrites Network, che ha affermato che il Pakistan deve essere "brought to book", ovvero essere forzato affinché si assuma le proprie responsabilità, che piaccia o no.
"Il ruolo del Pakistan nella destabilizzazione dell'Afghanistan e nell'aumento della violenza in Kashmir non può essere ignorato. Il consenso globale sta crescendo sul fatto che non si possa fare affari come di consueto con il Pakistan", ha detto.
Bonavita ha subito risposto che "Sarà molto difficile adesso chiedere conto ad una potenza nucleare come il Pakistan, appoggiato della Cina".
Il Webinar è stato organizzato per riflettere su un tema ancor oggi delicato e di estrema importanza: La genesi del conflitto del Kashmir, da sempre una questione ambivalente che nel corso degli anni ha suscitato pareri controversi e ambigui che celavano una semplice verità. È proprio a questa semplice verità e a tutti coloro che vi credono e che hanno perso la vita cercando di dimostrarla, che dobbiamo l'onere di ribadire, dimostrare e far luce sui fatti realmente accaduti e sull'odierna situazione sociale e politica del Kashmir.

Fonte: ASCE
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