05 Maggio 2024
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Vaticano: saluto amb. Georgios F. Poulides, decano del Corpo Diplomatico«

08-01-2024 20:24 - Vaticano
Foto Osservatore Romano Foto Osservatore Romano
GD - Città del Vaticano, 8 gen. 24 - Questo il saluto rivolto al Pontefice all’inizio dell’udienza odierna dell'amb. Georgios F. Poulides, ambasciatore di Cipro e decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
««Santità, sono molto onorato di presentarle, in qualità di decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, i nostri migliori auguri di buona salute e di proficua prosecuzione della sua missione apostolica.
Mi permetta di iniziare questo nostro incontro rivolgendo un pensiero a tutte le persone, gli anziani, le donne e i bambini che nel mondo stanno soffrendo a causa di guerre e conflitti. Alcuni diplomatici qui presenti rappresentano Paesi che si trovano in gravi situazioni. La “terza guerra mondiale a pezzi”, che lei più volte ha ricordato negli anni passati, è una realtà sempre di più evidente innanzi ai nostri occhi sgomenti e alle nostre mani impotenti. Più volte ci ha chiamati ad essere artigiani di pace, al servizio dei popoli e del bene comune, superando i nostri particolarismi e lavorando ad una diplomazia del dialogo, capace di cercare ciò che unisce e allontanare quel che divide. Vorrei ringraziarla, Santo Padre, perché ci suggerisce in modo incessante vie e azioni per risolvere i tanti problemi del mondo contemporaneo e ci avverte con lungimiranza delle sfide del domani di fronte alle quali dovremmo iniziare ad attrezzarci.
Lei, Santità, prima di altri, ha sentito soffiare i venti delle tempeste odierne e la loro portata globale. Potenziali sfide che nel tempo si sono concretizzate in reali crisi umanitarie, climatiche, economiche, belliche, che richiedono risposte comuni e multilaterali come da lei suggerito in moltissime occasioni. Vorrei richiamare qui, in questo consesso, le parole pronunciate in occasione del suo viaggio in Ungheria lo scorso aprile: «La pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti: attenti alle persone, ai poveri e al domani».
Santità, il mondo globale in cui viviamo oggi ci impone riflessioni comuni e ci invita a credere nuovamente nei valori della diplomazia multilaterale. Tematiche presenti come la crisi climatica e questioni del futuro imminente come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale richiedono approcci comuni e di unità, poiché le conseguenze saranno globali.
In occasione della Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio scorso, ha suggerito come «la ricerca tecnico-scientifica deve essere orientata al perseguimento della pace e del bene comune, al servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e della comunità». Lei, Santo Padre, è conscio delle grandi opportunità, ma anche dei grandi rischi che lo sviluppo tecnologico porta con sé. Per questo, ha indicato come sia compito della politica e delle organizzazioni internazionali regolamentare l’utilizzo dei nuovi strumenti cui l’intelligenza umana ha dato vita, ponendo l’attenzione sui fondamentali valori etici e sociali.
Vostra Santità, sin dall’inizio del suo Pontificato ha posto particolare attenzione all’emergente crisi climatica. Ad otto anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, davanti ai troppo lenti progressi della comunità internazionale, all’intensificarsi degli eventi climatici estremi, lei ha sentito la necessità di reagire pubblicando lo scorso 23 ottobre 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum. La distruzione dell’ambiente, la variazione del clima, alluvioni ed incendi sempre più frequenti e dai contorni apocalittici affliggono tutta l’umanità. Ma sono le persone più vulnerabili della società che ne subiscono maggiormente le conseguenze. Riprendo le sue parole: «Si tratta di un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana». Si rende dunque necessario «generare un modello di diplomazia multilaterale [...] capace di stabilire regole universali ed efficienti per garantire questa protezione mondiale».
Appello ribadito anche alla Conferenza delle Parti dell’ONU, meglio conosciuta come Cop28 tenutasi a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023: «Siate voi gli artefici di una politica che dia risposte concrete e coese [...] A questo serve il potere, a servire».
Padre Santo, lei ha rivolto, anche durante il viaggio in Mongolia, un invito ad un impegno collettivo per proteggere la nostra casa comune. Ha invitato a ritrovare l’armonia con l’ambiente che ci circonda. Molto possono le religioni per raggiungere l’obiettivo di unire il progresso tecnico con la dimensione spirituale.
Nel cammino da lei intrapreso come “pellegrino di riconciliazione e di pace” non possono passare inosservati i viaggi in Africa e in particolare nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan. Nel continente natìo dell’umanità, in questo variegato territorio dalle incredibili risorse della biosfera e del sottosuolo, vi è ancora troppo sfruttamento. Per questo, come lei ha detto all’incontro con le autorità a Kinshasa: «si faccia largo una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dei popoli per i popoli, dove al centro non vi siano il controllo delle aree e delle risorse [...] ma le opportunità di crescita della gente”.
L’abbiamo seguita, Santo Padre, a Juba, in Sud Sudan, dove ha portato un messaggio ecumenico di pace e speranza. Parlando ai cuori ed alle menti dei suoi abitanti, che da anni soffrono le devastanti conseguenze delle continue ricadute nel conflitto, lei ha esortato ad «un cambio di passo per ricominciare a navigare in acque tranquille riprendendo il dialogo». Mi consenta, Santità, di rivolgere un augurio ai popoli di questa straordinaria terra prendendo a prestito le sue parole: «l’Africa sia protagonista del suo destino».
In questo viaggio ideale, ripercorrendo le orme da lei impresse sulle terre del nostro pianeta e sui campi spirituali delle nostre anime, ci è fatto obbligo di ricordare quanti perdono la vita nelle migrazioni, in fuga da guerre e conflitti, allontanandosi da terre aride e centri urbani senza prospettiva e quanti di loro, purtroppo, trovano la morte nel Mediterraneo. Incessantemente con la sua parola ha esortato la comunità internazionale, l’Europa in particolare, a riprendere i valori fondativi del pensiero comunitario. A Marsiglia alla conclusione dei lavori dei “Rencontres Méditerranéennes” ha invitato ad un pensiero aperto che si opponga al «naufragio di civiltà» e che permetta a questo mare di essere non cimitero e barriera, ma «laboratorio di pace» e di accoglienza.
Santo Padre, mi permetta di avviarmi verso la conclusione ricordando l’incontro da Lei avuto con le nuove generazioni a Lisbona in occasione della 37ª Giornata Mondiale della Gioventù. Lei riconosce ai giovani una forza ed un’energia positiva che possono cambiare il futuro del nostro pianeta malato. Perché ce n’è urgente bisogno! Chi sono gli artigiani principali di questa svolta? I giovani del mondo! Ci vuole un dialogo intergenerazionale che non «cancelli con un colpo di spugna il passato», ma favorisca «i legami tra i giovani e gli anziani». Solo così, c’è la speranza di generare una buona politica «che corregga gli squilibri economici ed investa con lungimiranza sull’avvenire».
Santo Padre, la prego di accettare i più fervidi auguri di buon anno e di buona salute. Tengo a ringraziarla a nome della famiglia diplomatica presso la Santa Sede, che rappresento in veste di decano, per la forza che ci ha trasmesso nell’anno appena trascorso e per la fiducia che, in questo nostro mondo sofferente, sia possibile un futuro migliore.
Grazie Santo Padre per la sua opera instancabile, speranza per tanti popoli, tanti uomini e donne»», ha concluso il Decano del Corpo Diplomatico vaticano, amb. amb. Georgios F. Poulides.



Fonte: Osservatore Romano
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