05 Maggio 2024
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USA: a Biden non basterà riprendere l’eredità di Obama

26-01-2021 18:34 - Opinioni
GD – Venezia, 26 gen. 21 - Joe Biden ha promesso formalmente di essere il presidente di tutti gli americani. Gli analisti hanno così dedotto che il primo e più importante obiettivo del neo presidente riguarderà, naturalmente, la complessa battaglia contro il Covid, priorità assoluta e, poi, la politica interna e la ripresa economica per risollevare il Paese, fiaccato dalla disoccupazione e dall'incertezza sul futuro.
Tuttavia, né Biden né il suo staff possono dimenticare che gli Stati Uniti sono a tutt'oggi l'unica superpotenza mondiale e, pertanto, sarà praticamente impossibile ignorare il fatto che la politica estera sia, in un mondo di economie interconnesse e interdipendenti, un aspetto fondamentale per far ripartire la macchina economica, finanziaria e produttiva degli USA.
Per il momento i messaggi al mondo globale sono stati molto misurati e rivolti principalmente ai grandi temi pendenti, come il controllo degli armamenti, la difesa dei diritti umani, la proposta, certamente inedita, di un summit delle democrazie e delle alleanze democratiche contro la crescente potenza delle autocrazie. Messaggi diretti in particolare alla Cina e alla Russia, tanto che nuovo direttore della CIA è stato nominato William Burns, già ambasciatore a Mosca e profondo conoscitore di quella nazione e, dall'altro lato, la puntualizzazione sulla vicenda di Hong Kong che, certamente, non ha entusiasmato il politburo cinese. Biden ha infatti specificato che non accetterà né la fine delle libertà a Hong Kong, né lo stato di fatto in Ucraina e in Bielorussia, e ha prontamente stigmatizzato il nuovo arresto di Navalnyj.
Il bastone e la carota, quindi. Da un lato la disponibilità a trattare per la proroga dell'accordo sugli armamenti nucleari New Start, dall'altro il contrasto contro i sempre più numerosi cyber attac, condotti, secondo i servizi americani, da “agenzie” foraggiate da Pechino e da Mosca, interventi che fanno presagire quasi un ritorno alla vecchia dottrina degli USA guardiani dell'ordine mondiale.
La risposta del presidente cinese Xi non si è fatta attendere. Affermando che le questioni sollevate riguardo i diritti umani sono un “pregiudizio ideologico”, in realtà intende riferirsi alla promessa di Biden di un ritorno al multilateralismo, completamente abbandonato nell'epoca Trump, che deve però lasciare il passo ad un sano pragmatismo, ovvero ad un maggiore peso cinese nell'architettura totalmente dominata dagli americani delle organizzazioni di Bretton Woods.
Nel frattempo, in attesa delle scelte e decisioni statunitensi, la Russia continua a proporsi come attore e stabilizzatore nel Medio Oriente e in Nord Africa, non senza minacciose decisioni, quali lo scavo del trinceramento a difesa di Haftar in Libia o chiedendo basi e appoggio navale al presidente egiziano Al Sisi.
Per il momento Vladimir Putin non si è sbilanciato sul fronte dei rinnovi dei trattati, mentre ha violentemente reagito a quella che ha considerato un'intrusione americana negli affari interni della Russia, ovvero la richiesta di scarcerazione di Navalnyj.
In sintesi, il tempo a disposizione per occuparsi solo delle vicende americane non sarà, quindi, così lungo come Biden ritiene. Di fatto, i leader di India, Cina, Russia e UE si stanno preparando alla difficile gestione del post-pandemia e necessitano di conoscere le posizioni e gli orientamenti degli Stati Uniti. La Russia non ha alcuna intenzione di indietreggiare rispetto le conquiste degli ultimi anni, Xi vuole presentarsi sempre più come il leader di tutti i Paesi emergenti, l'India deve decidere se proseguire nella sua strategia di contrasto alla potenza cinese e di alleanza con l'occidente, l'UE ha appena firmato l'atteso accordo con la Cina, e lo ha fatto senza alcun coordinamento con gli USA.
Altre cruciali posizioni sono sospese: Medio Oriente e, nell'area cruciale del Golfo, l'uscita dall'Afghanistan, la decisione se riprendere le trattative JCPOA con l'Iran, la prosecuzione dell'Accordo di Abramo, solo per citare i più emblematici.
Le questioni aperte sono quindi molteplici e, ricordando il vecchio motto “ciò che è buono per gli Stati Uniti non è detto sia buono per il resto del mondo”, a Biden non basterà rilanciare l'eredità di Obama, ma sarà costretto a definire una nuova visione delle relazioni diplomatiche e internazionali degli Stati Uniti.

Prof. Arduino Paniccia
Presidente di ASCE Scuola di Guerra Economica e Competizione Internazionale di Venezia


Fonte: Arduino Paniccia
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