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UNINT: protagonisti a confronto a 30 anni da Trattato Maastricht e ora

16-05-2022 17:36 - Opinioni
GD - Roma, 16 mag. 22 - A 30 anni dal Trattato di Maastricht, cosa rimane di quel patto, cosa è cambiato e cosa è necessario ancora fare? E cosa ci insegna oggi, nella guerra tra Russia e Ucraina, quanto accadde tre decenni fa? Del ruolo dell’Europa nel mondo, della sua autonomia strategica sia a livello di risorse che militari, dei cambiamenti intervenuti e delle nuove, enormi sfide che attendono il Continente se ne è parlato all’Università degli Studi Internazionali di Roma- UNINT nell’incontro “1992-2022. L’Europa e gli europei a 30 anni da Maastricht”.
Dopo l’intervento introduttivo del vicepresidente dell’ateneo, Fabio Bisogni, e l’approfondimento del preside della Facoltà di Economia, Alessandro de Nisco, sono intervenuti Anthony Teasdale, attuale direttore generale dei Servizi di ricerca del Parlamento Europeo, già vice Primo ministro britannico e ministro degli Esteri, testimone degli ultimi anni del governo di Margaret Thatcher; Joachim Bitterlich, ex diplomatico e consigliere per la politica europea e di sicurezza del Cancelliere Helmut Kohl; l’amb. Umberto Vattani, già segretario generale del ministero degli Affari Esteri.
L’incontro è stato moderato da Sanja Vlahovic, già ministro della Scienza e ad interim ministro dell’Educazione del Montenegro, ex ambasciatrice del Montenegro in Italia, docente dell’UNINT. Federico Carli, presidente dell'Associazione Guido Carli, che ha spiegato “quanto è importante, studiare la storia ascoltando i maestri e i protagonisti, e imparare da loro, che erano uniti nella diversità, come abbiano avuto il coraggio di superare idee convenzionali”.
Ed è stato uno dei protagonisti di quello storico trattato ad aprire il dibattito. L’amb. Umberto Vattani, che preparò il documento che portò al Trattato di Maastricht e poi all’Euro, raccontando la genesi di quell’accordo ha fatto paragoni con quanto accade oggi nella guerra tra Russia e Ucraina. “Noi vedevamo crollare il Muro di Berlino, una Europa divisa in due cambiava, da nemici si iniziava a diventare amici. In un continente in cui tutto era complicato, anche viaggiare tra i Paesi riempiendosi le tasche di monete diverse, noi creammo un Mercato Unico. Coinvolgevamo la Russia per vivere assieme in relativa tranquillità. Mai avremmo immaginato che oggi, a 30 anni di distanza, tornassero gli stessi problemi. Ma noi vogliamo che la Russia sia di nuovo un pericolo per l’eternità? O vogliamo che sia un partner? Come allora, è urgente fare qualcosa, e farlo presto. Agendo con i sistemi che usa la diplomazia”.
Quando si ha fretta, ha continuato Vattani, ci si siede attorno a un tavolo, e ci sono tre regole fondamentali da rispettare “1. Nessuno deve essere umiliato. 2. Occorre che qualcuno ceda qualcosa. 3. Occorre alzarsi dal tavolo senza perdere la faccia. E bisogna prendere quelli che stanno litigando e costringerli a trovare un compromesso. Oggi, invece, è come se stessimo su un treno senza freni. Non si sa quando finisce la corsa, né dove si va, né cosa succede durante il tragitto, con rischi di escalation. L’Italia per 70 anni ha sempre dialogato con l’Unione Sovietica. Nei periodi più bui della Guerra Fredda un dialogo si è sempre mantenuto. Ora non c’è più. E queste sono le situazioni più pericolose. Quello che abbiamo fatto a Maastricht era esattamente il contrario di quanto sta accadendo adesso. Eravamo riusciti a eliminare alla base le situazioni di ostilità. Occorre rifarlo oggi. Se non si ricorre alle regole elementari della diplomazia, il pericolo non può che crescere”, ha concluso l’amb. Vattani.
Joachim Bitterlich, ex diplomatico e Consigliere per la politica europea e di sicurezza del cancelliere Helmut Kohl, ha ricordato che il cuore di quel Trattato era l’unione economica e monetaria e che “Kohl ebbe un grande coraggio politico e prese decisioni, nonostante i dubbi della maggioranza del Parlamento. Coraggio che ebbe poi anche sull’introduzione dell’Euro, basti pensare che al referendum vinse il No”. In lui, ha detto ancora Bitterlich, “ho visto in atto coi miei occhi l’Arte di Governo. Kohl faceva vincere il compromesso politico, nella riunificazione della Germania come a Maastricht. Oggi celebriamo il successo di quel Trattato, ma non fu facile arrivaci. Tanti gli ostacoli, per esempio da parte inglese. Ma abbiamo realizzato politiche fondamentali, per esempio per poter adesso affrontare il problema delle migrazioni. Ma oggi siamo ad uno spartiacque. Ci sono tantissime crisi: quella del Covid, della Russia, della Cina, del cambiamento climatico, della politica di difesa. Dobbiamo sviluppare un modello di economia europea che sia sempre più efficace. All’epoca di Maastricht e dell’Euro si ebbe un tempismo perfetto: sapevamo cosa era giusto fare e si fece in fretta. C’era un clima di fiducia tra capi di stato che servirebbe anche oggi. Ricordo bene le personalità italiane che furono protagoniste in quel periodo: Andreotti, Vattani, Mario Draghi, Guido Carli: erano lì nei momenti più critici. E oggi nuove grandi sfide sono davanti a noi. Per quello dobbiamo sviluppare una comune difesa europea. E ricreare quel clima di sana complicità europea che portò, 30 anni fa, al successo del Trattato”.
Da parte sua Anthony Teasdale, attuale direttore generale dei Servizi di ricerca del Parlamento Europeo, già viceprimo ministro britannico e ministro degli Esteri, testimone degli ultimi anni del Governo di Margaret Thatcher, ha detto che “al tempo di Maastricht terminava l’era del Muro che divideva l’Europa, si era in un’epoca di ottimismo e solidarietà che forse sta arrivando alla fine con l’invasione russa dell’Ucraina. Ma le nuove generazioni possono guardare a quegli obiettivi raggiunti a Maastricht e poi sfociati nella moneta unica come a momenti fondamentali per la vita di tutti gli europei. Davanti a ogni cosa si metteva l’interesse comune con il rispetto per gli interessi per il proprio paese. Margaret Thatcher fece opposizione a questo cambiamento, ma in realtà il popolo britannico è sempre stato attaccato al processo di una Europa unita. Certo, da noi, nella Camera dei comuni, ci sono stati momenti molto difficili. E abbiamo visto quanto l’Italia abbia contribuito ai cambiamenti, quanto abbia lottato. Il Regno Unito ha invece fatto l’opposto, il che ci ha portato a pagare un prezzo molto alto. Ma occorre riconoscere che dopo il Trattato di Maastricht sono state fatte scelte strategiche davvero importanti, nel modo in cui l’Europa ha saputo affrontare le crisi che ci hanno colpito: finanziaria, Iraq, guerra in Crimea, coronavirus, Brexit. Il modo in cui ci si sa difendere da queste crisi è migliorato nel corso del tempo. E oggi dobbiamo mobilitarci per cercare di diventare un insieme di nazioni che, pur con le loro differenze, siano molto più solide, sia a livello di potere che monetario”.

Fonte: UNINT
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