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UE: l'utopia di un'Europa dei Paesi, ma tesa ad interessi nazionali

10-02-2023 16:38 - Opinioni
GD - Roma, 10 feb. 23 - Per tutti coloro che credono che l’Unione Europea sia una confraternita, che ha come finalità il coinvolgimento paritario dei Paesi che aderiscono all’Unione, per praticare opere di carità e misericordia, per impegnarsi per il bene di tutti, assistere chi ha bisogno di aiuto con i (pochi) mezzi economici disponibili, probabilmente ha letto qualche vecchia lettera redatta dai uno dei padri fondatori: Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Jean Monnet, Robert Schuman, Joseph Bech, Konrad Adenauer o Paul-Henri Spaak.
Tutto il popolo greco, anziani, donne e bambini inclusi, ha avuto modo di provare sulla propria pelle, per le responsabilità attribuibili solo alla loro classe politica, che le cose non stanno esattamente proprio come l’avevano immaginato i Padri fondatori.
Eppure ancora qualcuno si sorprende e addirittura “cavalca” gli avvenimenti europei, che hanno visto il solito asse franco-tedesco portare avanti iniziative e relazioni internazionali fuori dal contesto unionale, per blandire il Governo in carica ed attribuire al nostro premier la “responsabilità dell’irrilevanza politica” del nostro Paese sullo scenario europeo.
In effetti, messa così non c’è assolutamente niente di nuovo. Forse molti rappresentanti politici italiani, oggi all’opposizione, ma fino all’altro ieri al Governo del Paese, dimenticano che questo è già avvenuto nel 2019 con l’incontro bilaterale tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron, svoltosi ad Aquisgrana, per decidere il futuro dell’Europa. E il premier italiano in carica all’epoca non era stato invitato a quell’incontro.
Ed era avvenuto anche nel 2017 quando premier era un esponente di spicco dell’attuale opposizione e che oggi siede ai vertici dell’Unione Europea. Ed era avvenuto pure nel 2016 quando premier era uno dei politici italiani più attivi, anche sulla scena internazionale, e oggi è pure lui leader di un partito di opposizione.
Se guardiamo al passato, come già detto, questo è successo molto spesso e il premier italiano in carica, di qualsiasi partito politico e coalizione di Governo, non sempre è stato invitato.
L’Unione Europea, nata nel 1992 come evoluzione del Mercato Europeo Comune MEC fondato nel 1957 da Belgio, Francia Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda, che diviene negli anni settanta Comunità Economica Europea CEE per permettere ad altri Paesi europei di aderire, si poneva come obiettivo di realizzare il Mercato Comune per la libera circolazione delle merci. Il Mercato Comune ha permesso ai Paesi aderenti alla Comunità di conseguire risultati importanti per lo sviluppo delle produzioni agricole e l’autosufficienza alimentare.
Già dalla fondazione, a prevalere sono stati comunque gli interessi dei singoli produttori agricoli e a seguire gli interessi delle regioni e dei Paesi aderenti al Mercato Comune, superando le motivazioni iniziali che si ponevano come obiettivo «il benessere dei cittadini dei Paesi aderenti alla Comunità».
Dopo pochi anni di applicazione della PAC Politica Agricola Comune sono emerse subito le asimmetrie tra i Paesi facenti parte della Comunità ed in particolare la Francia, consapevole delle proprie immense risorse agrarie, approfittò della sua supremazia per commercializzare i suoi prodotti e successivamente con la saturazione dei mercati, imporre agli altri Stati, tra cui il nostro, di smantellare le proprie produzione agricole che risultavano essere eccedentarie (rispetto a quelle francesi!).
Molti ricorderanno le politiche europee del Set-Aside introdotto dall'Unione Europea nel 1988 (Regolamento CEE 1272/88), che consisteva nel ritiro dalla produzione di una determinata quota della superficie agraria utilizzata a fronte di un misero indennizzo comunitario agli agricoltori che rinunciavano a coltivare la terra. Un danno immenso per la concorrenza, per i consumatori e soprattutto un disastro per le economie rurali dei Paesi meno organizzati, come il nostro, e a tutto vantaggio dei sistemi agricoli più evoluti, come è quello francese.
Cosa ci insegna la storia e l’evoluzione dell’attuale Unione Europea? Ci insegna che ogni Paese difende i propri interessi e non “generici interessi unitari”. Non considerare questo vuol dire anche usare strumentalmente le situazioni per proprio tornaconto, soprattutto elettorale.
L’Unione Europea oggi, e ancor prima la CEE e il MEC, sono unioni di interessi e non di mutuo soccorso. Sono tavoli dove si discute di interessi economici fondamentali per il benessere e lo sviluppo, ma innanzi tutto del proprio Paese, difendendo e successivamente cercando di imporre il più possibile i propri interessi agli altri membri dell’Unione.
Nel mondo reale le cose funzionano sempre così. Anche quando usciamo di casa per acquistare qualcosa non scegliamo il negozio o il fornitore per aiutare uno che ha bisogno di vendere il suo prodotto. Cerchiamo, invece, il negozio e il prodotto che soddisfa al meglio i nostri bisogni e che ci consente, se possibile, di risparmiare. E a parità di prodotto, scegliamo il negozio più economico, più conveniente.
Il mondo funziona così, ma non sempre e non per tutti. Infatti, ad esempio in Francia, i vari partiti di Governo e di opposizione si sparano a palle incatenate tra di loro, Ma, e c’è sempre un ma, al Parlamento Europeo se si vota qualcosa che è importante per la Francia, i 79 eurodeputati francesi votano come un’unica falange.
Non è così per tutti i Paesi europei. In particolare non è così per gli eurodeputati italiani che riescono sempre a votare contro gli interessi italiani solo per fare un dispetto al Governo di turno!
In questi giorni è stata approvata la direttiva UE per quanto riguarda le "case green”, qualcosa di difficilissimo, se non impossibile, da attuare in Italia entro il 2030. Lo dovrebbero sapere bene i nostri eurodeputati che certamente conoscono come sono fatti i borghi italiani, i paesi dell’Appennino e la maggior parte dei palazzi delle grandi città. Eppure gli europarlamentari italiani, malgrado le difficoltà certe a cui andremo incontro, hanno deciso di votare a favore della direttiva che è stata approvata anche con i loro voti.
Ecco perché nessuno dovrebbe sorprendersi del fatto che siamo marginali in Europa. Ma non da oggi.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni
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