05 Maggio 2024
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Ucraina: Russia e gli opinionisti sordi e ciechi

16-07-2023 13:06 - Opinioni
GD - Roma, 16 lug. 23 - Il peggior sordo è quello che si rifiuta di sentire, così come il peggior cieco è colui che si rifiuta di vedere la realtà. In questi 18 mesi di folle aggressione della Russia all'Ucraina si sono sentiti opinionisti, anche autorevoli e con una storia personale e professionale di tutto rispetto, parlare delle “ragioni” della Russia, dimenticando spesso che la guerra l'ha iniziata Putin. Qualunque possa essere stata la molla che ha fatto avviare questa follia non basterebbe mai a giustificare una guerra con centinaia di migliaia di morti, non soli militari na civili innocenti, e migliaia di miliardi di danni.
Ritornando ai fatti, ricordiamo a questi autorevoli opinionisti e commentatori che la Russia da quando Putin è al Governo dal 2000 ha scatenato molte guerre contro i Paesi limitrofi: Cecenia, Georgia, Nagorno Karabakh, Crimea e Ucraina, senza contare la guerra in Siria e i conflitti in Africa subappaltati ai mercenari della Wagner.
Robert Pszczel, già inviato della NATO a Mosca dal 2010 al 2015, non ha esitato a definire l'annessione illegale della Crimea "Anschluss", paragonandola all'annessione dell'Austria da parte di Adolf Hitler nel 1938 sotto la Germania nazista. Infatti, secondo il diritto internazionale, la Crimea fa parte dell'Ucraina da dicembre 1991, quando proclamò l'autogoverno il 5 maggio 1992, ma in seguito accettò di rimanere all'interno dell'Ucraina indipendente come repubblica autonoma.
L'invasione della Crimea e la successiva annessione da parte della Russia nel 2014, ha segnato un punto di svolta tra i membri della NATO e il regime russo di Vladimir Putin, suscitando l'indignazione dei Paesi occidentali e l'applicazione delle sanzioni contro la Russia, perché era evidente che non c'era stato alcun tipo di “processo democratico" nel finto referendum russo, ma un'invasione vera e propria della Crimea da parte della Russia, come ha ricordato Pszczel.
L'annessione della Crimea ha scosso gli Stati membri della NATO che si affacciano sul versante orientale, tra cui i Paesi baltici e la Polonia, che non si erano fatti illusioni sui “movimenti autonomisti del Donbass”, ma avevano chiaro il fatto che Putin ha orchestrato nel 2014 l'invasione del Donbass coinvolgendo milizie pagate per seminare il caos nella regione.
La Russia ha architettato e fomentato queste tensioni nel Donbass inviando sobillatori di disordini pagati dal Cremlino. Questo ha suscitato i timori dei Paesi NATO che avevano fatto parte dell'Unione Sovietica e che ben conoscevano queste metodologie operative usate dal Cremlino.
Per queste ragioni Pszczel ritiene che la NATO avrebbe dovuto essere più ferma con la Russia già dal 2008 quando invase la Georgia. L'annessione della Crimea è stata la conseguenza delle mancate reazioni da parte dell'Alleanza all'invasione della Georgia.
Con l'invasione della Crimea c'è stato il duro risveglio da parte dei paesi occidentali che hanno dovuto prendere atto delle mire espansive della Russia verso i Paesi limitrofi, concludendo quel periodo di “visione romantica della Russia” nata dopo il vertice di Pratica di Mare del 2002, voluto da Silvio Berlusconi e che portò alla storica stretta di mano tra Bush e Putin e all'adesione della Russia nel club G8.
Dopo l'invasione della Crimea tutti i progressi conseguiti in ambito G8 e le buone relazioni commerciali tra Russia e paesi europei, durate oltre un decennio, sono svaniti nel nulla e le relazioni commerciali si sono dovute adattare alla nuova realtà.
L'applicazione delle sanzioni verso la Russia è stata una decisione inevitabile da parte dei Paesi occidentali e per la NATO l'esigenza di aiutare l'Ucraina con la formazione dei militari e la definizione delle strategie difensive da adottare in caso di aggressione da parte della Russia.
Purtroppo per l'Ucraina, la NATO non si caratterizza per la sua “rapidità” nella risposta ai problemi, perché i Paesi democratici che ne fanno parte non sono “abituati” ad affrontare le guerre a cuor leggero, ma devono necessariamente passare attraverso il consenso democratico parlamentare, tipicamente riluttanti verso le situazioni conflittuali e questo inibisce la rapidità di reazione dell'Alleanza.
La situazione ucraina ha permesso agli Stati membri della NATO, come la Polonia e gli Stati baltici, che hanno conosciuto le modalità di azione dell'Unione Sovietica, di mettere in guardia dalla minaccia di espansione della Russia, convincendo un numero sempre maggiore di Paesi NATO che i loro moniti avevano solidissimi fondamenti.
Il regime di Putin, che inizialmente aveva creato un certo benessere per la Russia, ha assunto sempre più le sue reali connotazioni e quando nel 2011 iniziavano le prime manifestazioni a Mosca per chiedere elezioni eque, il regime ha avuto gioco facile a ventilare il solito schema di reazione tirando fuori il “nemico" esterno per far silenziare i problemi interni. È nata così la narrazione che i nemici della NATO circondano sempre più il Paese. E non sono mancati tra questi anche alcuni diplomatici italiani che hanno espresso parole critiche nei confronti dell'Alleanza Atlantica.
Questo ha generato come conseguenza la crescente militarizzazione della società russa, distorcendo anche la storia nei libri di testo e nella narrazione quotidiana, per giustificare le varie aggressioni contro i Paesi vicini negando la loro stessa esistenza.
Malgrado tutti questi eventi storici, ci sono ancora persone che credono alle “ragioni” della Russia per continuare a guerreggiare contro tutto e tutti.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni
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