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Ucraina: per ambasciatore russo Avdeev non c’è stata l'invasione russa

15-09-2022 08:46 - Ambasciate
L'amb. Aleksander Avdeev L'amb. Aleksander Avdeev
L'amb. Umberto Vattani L'amb. Umberto Vattani
GD - Roma, 15 set. 22 - Ora sappiamo come l’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Aleksander Avdeev, “racconta” al Papa la presenza dei soldati russi in Ucraina, spiegandogli che l’invasione russa non c’è stata. “Non possiamo usare la parola invasione, questo è un termine scelto male”, ha infatti affermato il diplomatico di Mosca intervenendo al convegno “Gorbaciov. Chi era. Cosa lascia”, al quale hanno partecipato l’amb. Umberto Vattani e l’analista americano Andrew Spannaus.
L’ “operazione speciale” in Ucraina, come Mosca continua a chiamare l’invasione, avrebbe avuto esclusivamente lo scopo di proteggere la minoranza russofona del Donbass. Secondo l’amb. Avdeev, che non ha mai citato per nome né Vladimir Putin né l’Ucraina, definita “un Paese vicino”, Kyiv non ha rispettato gli accordi di Minsk del 2014-2015 con il risultato che, in otto anni di bombardamenti sul Donbas, i russofoni uccisi sono stati 13.000.
Il diplomatico russo ha inoltre affermato che, a suo giudizio, il modello per risolvere il problema della minoranza russa in Ucraina dovrebbe essere simile allo Statuto Speciale che ha consentito all’Italia di risolvere la questione dell’Alto Adige con l’Austria. “Sono stato in quella regione, e gli abitanti mi hanno detto di essere contenti perché sono rispettati la loro lingua e tutti i gli altri diritti. Mi hanno detto che sono contenti di essere italiani. E noi vorremmo che lo stesso potessero dire i russi del Donbass”.
L’amb. Avdeev è stato ministro durante la presidenza Gorbaciov, statista che ha ricordato in termini molto positivi “per le libertà in tutti i campi che ha fatto scoprire ai russi”. Alla domanda se fosse in grado di immaginare cosa avrebbe fatto il presidente Gorbaciov per evitare ciò che è accaduto in Ucraina, il diplomatico di Mosca ha risposto che quando era presidente dell’Unione Sovietica, Gorbaciov aveva creato una situazione propizia per la pace, “un’opportunità che oggi non esiste. Quindi rafforzerebbe la difesa”.
Per l’amb. Umberto Vattani, che ha tratto le conclusioni dell’incontro, "la principale 'vittima' della guerra in Ucraina è la diplomazia. Parlano le armi, non i diplomatici, che possono parlarsi anche senza che nessuno lo sappia. Purtroppo non vediamo grandi sforzi per riportare le due parti attorno ad un tavolo. Bisognerebbe almeno provarci, per giungere almeno ad una tregua”.
Vattani, che ha vissuto gli anni di Gorbaciov come consigliere diplomatico dei presidenti del Consiglio Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti, ha illustrato il sostegno dato dal Governo italiano al tentativo dell’ ultimo presidente dell’URSS di attuare le riforme politiche, economiche e sociali che consentissero il passaggio del Paese dallo statalismo al libero mercato. Tra i Paesi del G7 “Italia, Francia e Germania spingevano in questa direzione, ma un accordo non c’è stato, così come non si è potuta fare la Casa Comune Europea sostenuta da Andreotti, che era anche l’obiettivo di Gorbaciov”.
Al convegno “Gorbaciov. Chi era. cosa lascia” - organizzato nel Centro Congressi Roma Eventi dall’Associazione culturale “Eureca” presieduta dal giornalista Angelo Polimeno Bottai, che ha moderato il dibattito - erano presenti numerosi diplomatici italiani e stranieri, soprattutto dei Paesi vicini all’Ucraina.

Carlo Rebecchi


Fonte: Carlo Rebecchi
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